Non si esce vivi dagli horror anni ’80. A meno che tu non sia una final girl o uno degli iconici boogey man destinati a essere eliminati alla fine di ogni film, per poi trovare il modo di risbucare fuori dal mondo dei morti e degli incubi, ancora più arrabbiato.
Altra grande verità, e corollario della prima dichiarazione, è che difficilmente spettatori della generazione di chi scrive, e di quella subito precedente, riusciranno a scrollarsi di dosso il peso emozionale di una cultura pop che ha letteralmente invaso interi livelli di esistenza e percezione individuali. Così può accadere che il sequel di un film uscito tre anni fa decida di agganciarsi molto più esplicitamente allo slasher anni ’80, quello delle saghe con feroci protagonisti iconici e spesso mascherati, piuttosto che al proprio capostipite al quale, con gran sorpresa dello spettatore, gira le spalle a livello di sotto-Genere di riferimento. Perché? Forse perché l’autore di questo film è cresciuto guardando e ammirando il tipo di horror a cui stiamo facendo riferimento.
Nel 2022 Black Phone, prodotto da Blumhouse, riporta in sala Scott Derrickson, regista che oggi ha alla spalle un Marvel [Doctor Strange, 2016], ma che ha di certo un animo profondamente incline all’orrore: da Hellraiser 5: Inferno [2000], passando per The Exorcism of Emily Rose [2005], lasciando la sua firma nel Genere con Sinister [2012].
Tratto da un racconto di Joe Hill, figlio di Stephen King, Black Phone era un horror molto semplice, che è riuscito con pochi elementi a mostrarsi tagliente e oscuro. Il film di Derrickson portava infatti su grande schermo una storia d’infanzia violata che si trasforma in orrore, attraverso i rapimenti messi in atto da un uomo misterioso soprannominato “Il Rapace”; un camioncino e dei palloncini neri [che riportano a una versione in black di un altro personaggio della famiglia King]; una famiglia sofferente e smarrita; la perdita, il bullismo, lo smarrimento della giovinezza, ma anche la percezione di un mondo altro, che disorienta ancora di più, terrorizza, ma che poi si dimostra unica – per quanto oscura – via di salvezza.
Finney, giovane protagonista e ultimo fra i rapiti del Rapace, viveva il suo forzato passaggio all’età adulta mutando metaforicamente da vittima in carnefice del suo assassino; mentre sua sorella Gwen, rimbalzava tra incubo e realtà, non riuscendo a decifrare quelli che sembrano sogni premonitori che avrebbero potuto salvare suo fratello.
Black Phone 2 riprende il racconto quattro anni dopo la morte del Rapace: Finney [Mason Thams] non è ancora riuscito a superare il trauma cha ha vissuto, si è isolato e cerca di anestetizzare un po’ la sua sofferenza con l’uso di droghe leggere. Sua sorella Gwen [Madeleine McGraw], invece, continua a sognare strani episodi e a non capire perché. Questa volta l’ago della bilancia della narrazione si sposta proprio su di lei: è il suo momento di crescere e di provare a capire perché qualcuno stia cercando di comunicarle qualcosa attraverso i sogni che la ossessionano. La giovane si rivede su un lago ghiacciato, all’interno del quale sente la presenza di tre bambini morti che le chiedono aiuto.
La prima parte del film. che a dire il vero impiega un po’ troppo per riprendere le fila del tutto e prendere il via, è un lungo prologo utile per raccogliere qualche altra informazione sulla famiglia dei due ragazzi e per sapere che Gwen, come la sua defunta madre, possiede un dono di preveggenza. Un potere che in qualche modo la sta attirando verso un camping gestito da una comunità cristiana, Alpine Lake, dove sua madre ha lavorato negli anni ’50 e dove sembra siano iniziate le gesta del Rapace.
Derrickson costruisce un racconto che alterna in maniera ancora più pressante sogno e realtà, i due mondi infatti sono in stretta e continua comunicazione e a questi si inframmezzano le allucinazioni di Finney, per cui il telefono nero fuori uso del camping continua a squillare a tutte le ore. A cercarlo è proprio Il Rapace, direttamente dall’oltretomba.
Con un effetto un po’ ridondante di grana Super 8, che sembra rimandare proprio alle pellicole maledette di Sinister, lo spettatore può orientarsi all’interno di questa narrazione estremamente frammentata. Come anticipato in testa, però, Black Phone 2 è un sequel che si diverte a trasformare il suo horror di riferimento in qualcosa di completamente diverso: si vira del tutto sul paranormale e si cerca un apparentamento in qualche modo forzato e a senso unico con Nightmare – Dal profondo della notte [1984] di Craven, anche se ambientando la storia in un luogo che rimanda alle location di Venerdì 13 [1980] di Sean S. Cunningham.
Anche Il Rapace si trasforma e diventa una sorta di ibrido tra Freddy Krueger e Jason Voorhees: dal primo eredita la capacità di agire fra il mondo onirico e quello reale; la sua esistenza liminale da spettro ossessionante o da demone; il suo humour nero e irritante. Dal secondo l’utilizzo della maschera, che qui si fa vero e proprio strato di pelle coriacea del non-morto; oltre a rubarne l’habitat scelto come location della nuova avventura. Un uomo-mostro che, trapassato, diventa qualcosa di più irrazionale e spietato, forse qualcosa di ancora più kinghiano.
Il cambio di registro e l’evoluzione del villain di per sé funzionano e spiazzano, ma di certo soffrono di un approccio estremamente lento che fa decollare il film solo in un momento davvero avanzato da cui, fortunatamente, non si torna indietro.
L’effetto nostalgia, però, non può fare da grimaldello, trasformando Il Rapace in Freddy. Il villain interpretato da Ethan Hawke, più che aggraziarsi gli spettatori della prima ora, con rimandi e affinità più o meno posticce, avrebbe dovuto [e dovrà se la sua intenzione è quella di tornare a far danni] mostrare denti e artigli totalmente suoi. In questo nuovo capitolo lo fa solo a tratti.
Non si esce vivi dall’horror anni ’80.
Luca Ruocco
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BLACK PHONE 2
Regia: Scott Derrickson
Con: Ethan Hawke, Mason Thames, Madeleine McGraw, Jeremy Davies, Arianna Rivas, Miguel Mora
Uscita in sala in Italia: giovedì 16 ottobre 2025
Sceneggiatura: Scott Derrickson, C. Robert Cargill
Produzione: Blumhouse Productions, Crooked Highway, Universal Pictures
Distribuzione: Universal Pictures
Anno: 2025
Durata: 114’
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