28 anni dopo di Danny Boyle è al momento uno degli horror più riusciti e importanti dell’anno. Un altro che di certo sale sul podio è Bring Her Back: due storie dell’orrore dalla visione, dall’animo e dal contenuto completamente diversi.
Il film di Boyle è drammatico, attuale, vivo, con collegamenti forti alla saga che ha figliato tutta la nuova ondata di film sugli infetti, ma ancora di più a tematiche importanti e reali. Con una riflessione sulla figura dello “zombi” [che qui proprio zombi non è mai stato] che si incastonerebbe perfettamente nel percorso romeriano filtrato da Alex Garland, autore della sceneggiatura, e che in alcuni punti inerenti l’evoluzione degli infetti e il loro agire ormai in branchi organizzati, ricorda gli ultimi ragionamenti di Romero sull’argomento, iniziati ne La terra dei Morti Viventi e conclusi nel romanzo postumo I morti viventi.
Come quella di Romero, anche in la narrazione di Garland scava sotto la superficie della narrazione living dead per interrogarsi su cosa resta dell’umanità quando il sistema collassa e un enorme e inatteso gap porta a galla e ingigantisce problemi e comportamenti già esistenti.
Il virus, quindi, rappresenta non solo una minaccia esterna, ma anche un’occasione per riflettere sullo svuotamento
morale, sulle relazioni deteriorate e sullo smarrimento individuale.
28 anni dopo la diffusione di un virus della rabbia fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche, il Regno Unito non è riuscito a rimettersi in piedi, mentre l’Europa continentale è riuscita a contenere l’emergenza. La Gran Bretagna è ancora in quarantena e i sopravvissuti all’epidemia sono rimasti isolati. Alcuni si sono riuniti e hanno creato nuove piccole comunità protette. Una di queste è al centro del nuovo film: il gruppo vive su una piccola isola vicino alla costa nord-orientale dell’Inghilterra, collegata alla terraferma solo tramite una lingua di terra accessibile unicamente durante la bassa marea.
In questa comunità vive una famiglia formata da un padre, una madre e un figlio: Jamie, Isla e Spike. La donna è affetta da una malattia che la rende debole e vulnerabile e la costringe a passare gran parte del tempo a letto, mentre inizia a perdere poco alla volta il contatto con la realtà. Quando Spike compie 12 anni, suo padre decide che è arrivato il momento di fargli lasciare l’isola per la prima volta, per affrontare il rito di passaggio all’età adulta previsto dalla loro comunità: uccidere il suo primo infetto con arco e frecce. La spedizione si rivela, come ci si può aspettare, più impegnativa del previsto e rappresenta per Spike un’occasione per confrontarsi con le difficoltà dell’ambiente esterno da quel nido protetto che finora era stata l’isola. Ma è anche e soprattutto un momento di crescita improvvisa, di conoscenza e accettazione della morte, e
ancora un viaggio doppio, la prima volta carico di paura puerile, immatura avventatezza; la seconda più maturo, da giovane adulto, pieno di speranza di aver trovato qualcuno in grado di curare la madre. Guidato e protetto all’andata, mano che conduce al ritorno.
La regia di Boyle pare puntare sulla sottrazione, proponendo allo spettatore panorami monumentali, affascinanti momenti di quiete che, però, precedono scene di violenza che, quando arrivano, scoppiano all’improvviso e non hanno nulla di ordinato, anzi, tendono al terrore insito nel caos e portano a conseguenze che scardinano completamente la narrazione di una quotidianità falsamente tranquilla, ricostruita a partire da zero.
In 28 anni dopo si scava nel dolore, che è il prezzo richiesto per l’accettazione e l’elaborazione della perdita. Un perdita che è fatta di momenti che non torneranno, di ricordi che iniziano a sbiadire, ma anche di corpi e di ossa. Di quelle stesse ossa che costituiscono la scenografia centrale del film, un tempio, il più grande memento mori della storia dell’umanità. Tempio che sarà anche nucleo del nuovo capitolo diretto da Nia DaCosta, un sequel a questo film direttamente collegato in uscita in sala a breve: 28 Anni Dopo: Il Tempio delle Ossa.
Nell’edizione Blu-Ray distribuita da Eagle Pictures, fra gli extra, circa mezz’ora di materiale integrativo fra backstage e featurette. “Da giorni ad anni” [7′] è un dietro le quinte sull’evoluzione degli infetti, con la presentazione delle nuove “varianti” e la loro nuova organizzazione in gruppi. “Immortalare il caos” è
con focus sulla tecnica di riprese scelte da regista, mentre “I sopravvissuti” [6′] si concentra sui personaggi principali del film. “La trasformazione in infetti” [6′] mostra la mutazione di alcuni stuntman nelle folli creature create da Boyle e Garland. Chiude gli extra, “Dietro le telecamere” [7′] in cui Danny Boyle racconta la genesi creativa del nuovo film, dalla sceneggiatura, allo storyboard, alle riprese.
Luca Ruocco
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28 ANNI DOPO
Voto film:
Voto Blu-Ray:
Regia: Danny Boyle
Con: Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Jack O’Connell, Ralph Fiennes, Alfie Williams, Emma Laird, Erin Kellyman, Edvin Ryding, Christopher Fulford
Durata: 126’
Formato: 2.76:1
Audio: Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Inglese 5.1 DTS-HD Master Audio
Distribuzione: Eagle Pictures [www.eaglepictures.it]
Extra: Da giorni ad anni; Immortalare il caos; I sopravvissuti; La trasformazione in infetti; Dietro le telecamere
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