Nato da un progetto crowdfunding, Mosto è un cortometraggio ambientato tra i filari di viti, in una calda estate. A raccogliere l’uva e a svolgere tutte le altre mansioni legate alla produzione del vino è Elio [Sante Cinquetti], il figlio di una coppia di viticoltori. È un ragazzo di quattordici anni, riservato e sofferente, sia perché in piena adolescenza, fase in cui la fragilità è molto amplificata, sia perché il clima familiare in cui vive è decisamente negativo. Il giovane è infatti spettatore inerme delle sopraffazioni di suo padre [Livio Pacella] nei confronti della madre [Rossella Bergo], così come degli insulti e delle violenze verso sé stesso.
L’arrivo di Stellina [Alice Salzani], impiegata come Elio nel vigneto per volontà dei nonni che non vogliano vederla trascorrere un’estate in balia della pigrizia, aiuterà il giovane a relazionarsi con qualcuno e a rompere quel silenzio che lo circonda.
Il subconscio di Elio lo porta a immaginare uno scenario alternativo alla realtà attuale, fatto di vendetta, di cambio di ruoli e prospettive, nel quale c’è posto anche per Stellina, e in cui la maledizione che sembra dominare sul vigneto – la trasformazione del vino in sangue – possa essere finalmente abbattuta, così come il ricordo del gusto rivoltante del vino, che il padre per primo non riesce a bere.
Mosto è un corto che fa delle suggestioni il suo punto di forza, dove reale e immaginario si alternano e si fondono fino a intersecarsi.
Il sangue, che nella sequenza iniziale scorre da un tronco d’albero, è inteso sia come linfa vitale che come messaggio di morte. La stessa Stellina afferma di sentire “puzza di morte” quando annusa nell’aria l’odore del sangue/vino, quell’odore che evoca in Elio sentimenti forti, fino a immaginare piani malefici.
Famiglia, adolescenza, contesti familiari difficili e critici, si muovono parallelamente in un ambiente naturale dove tutto è cupo e silenzioso. La sequenza iniziale, buia, con l’albero sanguinante, si contrappone a quella finale, in cui un lago sporco di sangue vivo riceve una luce intensa solare, con i due ragazzi di spalle.
La fotografia di Marco Biotto si identifica con il malessere del protagonista, con una ricerca continua del contrasto luce tenebre: gli ambienti interni sono infatti lugubri e silenziosi, sofferti, compreso la cucina in cui viene consumata la cena, in cui Elio e i suoi genitori siedono intorno ad un tavolo con passività, e dove ciascuno di loro incamera dolore. In questo contesto si inserisce bene il brano Veneto d’estate [di Nico LaOnda e del gruppo musicale Post Nebbia], che sintetizza perfettamente la voglia di fuga del ragazzo e il suo senso di libertà.
Gilda Signoretti
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MOSTO
Regia: Daniele Zen, Vernante Pallotti
Con: Livio Pacella, Sante Cinquetti, Alice Salzani, Rossella Bergo
Sceneggiatura: Daniele Zen e Vernante Pallotti
Produzione: T-Rex Digimation, Magenta Film
Distribuzione: Pathos Distribution
Anno: 2024
Durata: 15’