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SCHELETRI di Stephen King

In occasione dell’uscita in sala del nuovo film di Osgood Perkins, The Monkey [di cui vi abbiamo parlato qui], Sperling & Kupfer, casa italiana del Re, riporta in libreria in edizione tascabile la raccolta Scheletri, che include al suo interno proprio il racconto omonimo da cui è tratto il film del regista di Gretel e Hansel.

Terza antologia pubblicata da Stephen King, Scheletri conta 22 racconti che abbracciano una vasta gamma di Generi, colori e toni.

Pubblicata per la prima volta nel 1985, Scheletri segue a Stagioni diverse e Quattro dopo mezzanotte e contiene storie scritte in periodi differenti della vita dell’autore, nell’arco di oltre dieci anni: L’immagine della Falciatrice risale addirittura ai suoi diciotto anni.

Tornando a La scimmia, racconto che ha ispirato la cover dell’edizione originale della prima edizione della raccolta, la narrazione ruota attorno a un giocattolo per bambini, una scimmia a molla con un inquietante sorriso e due piatti di metallo a mezzaluna fra le mani.

La scimmia giocattolo, ritrovata da due fratelli in uno stanzino colmo di ricordi raccolti in giro per il mondo da un padre assente, si trasforma presto in un’ossessione per Hal Shelbrun. L’azionarsi del suo meccanismo e i suoni prodotti dai piatti sembrano coincidere sempre con la morte di animali o persone a lui cari e il viso immobile in quell’orribile ghigno inizia a coincidere con l’inquietante presenza dell’Oscura Signora.

Quando, per ragioni familiari, Hal ritorna nella casa dell’infanzia insieme ai suoi figli e a sua moglie, si ritrova ancora una volta davanti a quel giocattolo che incarna i suoi più grandi shock emotivi. Sicuro che possa rappresentare un concreto pericolo per i suoi familiari e deciso a non perdere più nessuno a causa di quel giocattolo mortifero, l’uomo cercherà di sbarazzarsene una volta per tutte.

Nel racconto di King la scimmia giocattolo è incarnazione dell’inquietante perdita dell’innocenza infantile, uno dei temi del cuore dell’autore; un ingresso forzato nell’età adulta attraverso la scoperta dell’esistenza della morte che può colpire anche molto vicino e che non fa sconti. La scimmia è la fine della favola e l’inizio di una realtà che non ti permette mai di essere tranquillo: nessun “e vissero felici e contenti”, ma un continuo stare sull’attenti, guardarsi le spalle e combattere per proteggere sé stessi e chi si ama. Da una scimmia giocattolo? Sì, ma questo è solo uno degli aspetti che può assumere la Morte, che forse prende la forma con cui chi guarda riesce a decifrarla, ad accettarla più facilmente, come la Divoratrice di Mondi di It.

Pur con una chiusa non troppo in crescendo, il racconto di King, del 1980, è una delle sue tante parabole oscure sull’elaborazione del lutto e delle perdite e non contiene affatto la vena forzatamente ironica e sopra le righe che ha trasformato The Monkey in una horror comedy patinatissima e volutamente esagerata. Niente da ridire riguarda la libertà di adattamento, anche se le storie di King hanno quasi sempre un po’ subito una sorta di maledizione nell’essere trasposte, ma tutto quello di cui abbiamo finora parlato va a perdersi, nel film di Perkins [sicuramente il meno a fuoco fra quelli fatti finora], in una wanna be horror comedy che, purtroppo, non fa mai ridere. Non perché non si possa ridere della Morte, di un trauma o di una storia di Stephen King, ma semplicemente perché la commedia non sembra proprio essere nelle corde del regista del film del 2025 che, prodotto da James Wan, cerca di trasformare una piccola storia in un grande carnevale di sangue, ma sbagliando evoluzioni, tempi, tormentoni e lasciando che tutto vada a finire solo in un gran fracasso annacquato di liquido ematico.

Un consiglio? Anche se il vostro primo approccio con La scimmia è avvenuto in sala, provate a riscoprirne lati inespressi su grande schermo nella storia originale, con il tascabile Sperling&Kupfer.

La raccolta include altri racconti molto amati come La nebbia, ma in un momento storico in cui il virtuale sembra poter conquistare una fetta di realtà grazia all’AI, potrebbe essere interessante rileggere lo strambo Il word processor degli dei, in cui un insegnante con velleità da scrittore, Richard Hagstrom, riceve un eredità dal nipote da poco trapassato un computer assemblato, che il ragazzo stava preparando proprio per lo zio. Un word processor, appunto, su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo ma che, nonostante produca strani rumori di ventole, produca fumate e non sia proprio all’ultimo grido dal puto di vista del design, riesce a trasformare in reale qualsiasi cosa venga pigiato sulla tastiera. Le parole hanno un valore nel reale! Anzi, sono più importanti del reale… Fantascienza!

Pochissime pagine, per un’idea oggi forse un po’ scontata ma che, vista nel suo contesto [storico e sociale], ha ancora un suono interessante e forse avrebbe meritato uno svolgimento un po’ più strutturato.

Luca Ruocco

SCHELETRI

Autori: Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer [www.sperling.it]

Pagine: 564

Illustrazioni/Foto: No

Costo: 12,60 euro

 

InGenere Cinema

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