Osservare gli esseri che lo circondano, e provare ripeterne le movenze e i comportamenti, è una delle capacità del robot 7134 dell’unità Rozzum, sperduto su un’isola dopo il naufragio della nave cargo della Universal Dynamics [unico sopravvissuto, dato che gli altri esemplari robotici sono andati definitivamente distrutti]. Per prima cosa il naufrago robotico prova a superare una scogliera, riuscendoci seguendo un granchio, di cui memorizza le capacità fisiche, riproducendole.
È la sequenza che apre di Il robot selvaggio, ultima fatica di Chris Sanders [Lilo e Stitch, 2002, I Croods, 2013, Dragon Trainer, 2010], in anteprima il 29 settembre e il 6 ottobre, e dal 10 ottobre in tutte le sale cinematografiche, prodotto da DreamWorks Animation, e distribuito da Universal Pictures.
Il robot selvaggio è un film d’animazione che poggia su una bella storia, classica ma calata in questi tempi mediaticamente dominati dall’Intelligenza Artificiale, sempre firmata da Sanders e piena di sottotesti. Sì, perché questo film ha molto da dire e da raccontare, è un concentrato di tematiche perfettamente incastrate tra loro, che danno corpo al tutto. Ma andiamo con ordine.
Riattivatosi dopo alcuni istanti dal naufragio, il robot inizia a esplorare l’isola, e a osservare tutti i suoi abitanti. Roz, come verrà battezzata in seguito, è stata progettata per eseguire dei compiti, ma le mancano gli ordini dall’alto, e quindi si mette alla ricerca di qualcuno da poter considerare il suo capo. L’isola è però abitata da animali di varie specie, e non da esseri umani, che quindi non sanno programmarla né come rapportarsi a lei, rendendo tutto più difficile. Proprio il contatto diretto e anche un po’ insolente con gli animali permetterà a Roz di iniziare a costruire la sua personalità, nonostante sia un robot, soprattutto grazie alla forte amicizia con la volpe Flink e con un’oca, a cui darà il nome di Becco Lustro, che il robot vedrà venire fuori dall’uovo e di cui dovrà occuparsi. Roz, però, non conosce l’amore e non si è mai presa cura degli altri, ma grazie all’intuito di Flink, Becco Lustro, orfano della sua famiglia, sarà sfamato e crescerà all’interno di una comunità variopinta e piena di vita. I produttori di Roz, però, non hanno perso la speranza di rintracciarla…
L’incontro/scontro con il “diverso”, “il forestiero”, in questo caso con Roz, e poi la sua accettazione e inclusione da parte degli animali dell’isola dove “la macchina” si è venuta a trovare, fa parte di un processo sociale che rivoluzionerà le regole di vita e di sopravvivenza di tutti gli abitanti. Lo spirito di adattamento è una delle prerogative del robot, ma anche uno dei suoi punti di forza. Non sa, o meglio, non è consapevole, di avere un’anima e una coscienza, grazie alle quali porterà avanti un’importante missione in cui si metterà in discussione, per il bene degli abitanti dell’isola e per la salvaguardia del suo ecosistema. È proprio la personalità di Roz a sconvolgere gli equilibri e a mettere in crisi la Universal Dynamics, che sogna così di fare il colpaccio, avendo tra le mani l’opportunità di sconvolgere completamente gli equilibri del mondo.
Il robot selvaggio non è semplicemente una storia di amicizia, è molto di più: è un film che educa al distacco, alla separazione da chi amiamo, non per rancori, demeriti, o attriti, ma per rispettare la libertà dell’altro, per lasciargli l’opportunità di affrontare la vita con la maturità acquisita, anche se di fronte a sé sembrano esserci solo ostacoli e pericoli dietro l’angolo. È quello che comprenderà Roz, combattuta tra la sicurezza di continuare a vivere con Becco Lustro, pur sapendo che per natura ha bisogno di unirsi ai suoi simili, con cui condividere il volo, o se accettare l’idea di lasciarlo intraprendere il suo percorso permettendogli di raggiungere altri lidi, certa che il loro sarà un arrivederci e non un addio. Progressivamente tutti i protagonisti capiranno che ciascuno di essi può e deve superare i propri limiti, anche quando sembrano insormontabili, e abbattere ogni pregiudizio. Può capitare ad esempio che, ad un certo punto, proprio l’animale ritenuto più debole dia dimostrazione della sua forza, morale e fisica, e che colui il quale era stato fino a quel momento ritenuto inaffidabile, riesca invece a stupire tutti e a compiere un’azione concreta che lo renda finalmente meritevole di fiducia. Si arriverà al punto in cui Roz, occupando uno spazio vitale abitato da animali in carne e ossa, finirà per somigliare loro, ma non per omologazione o per un adeguamento forzato al luogo in cui si trova, ma perché sente che lei, digiuna di sentimenti fino a poco prima, ha bisogno di completarsi, prima attraverso la nuova accettazione di sé e della sua personalità, e poi perché ha finalmente degli amici che non si aspettano da lei lo svolgimento di compiti assegnati, ma solo amicizia e sostegno reciproco.
Il robot selvaggio, nonostante la tematica a tratti malinconica e triste, è un film d’animazione che concentra in sé una buona dose di umorismo, che contrasta, appunto, con la parte intima che lo caratterizza. Da sottolineare la bellezza della grafica, un vero spettacolo di colori e forme, con un disegno altamente realistico ed estremamente curato.
Gilda Signoretti
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IL ROBOT SELVAGGIO
Regia: Chris Sanders
Uscita in sala in Italia: giovedì 10 ottobre 2024
Sceneggiatura: Chris Sanders
Produzione: DreamWorks Animation
Distribuzione: Universal Pictures
Anno: 2024
Durata: 101’