Per chi scrive l’universo cinematografico Bonelli è iniziato – solo nei sogni – un bel po’ di anni fa. Quando si cominciò a parlare tra le pagine dell’Horror Club e sui forum dedicati a “Dylan Dog” di una futura messa in cantiere di una serie TV tratta proprio dalle avventure dell’indagatore dell’incubo. Quella serie non arrivò mai, ma alle porte del cinema un proto-Dylan Dog bussò, senza Sergio Bonelli Editore ma con le radici in un romanzo di Tiziano Sclavi, con il Dellamorte Dellamore di Soavi. Era il 1994 e quel bellissimo horror che mescolava commedia, horror, tragedia e assurdo fu un piccolo primo passo all’interno del grande progetto di dare una vita di celluloide [anche grazie alla presenza di Rupert Everett a cui l’old boy era fisicamente ispirato] a un personaggio a fumetti italiano [tra l’altro Francesco Dellamorte sulle pagine di “Dylan Dog” ci aveva fatto ufficialmente più che una comparsata in un albo speciale e ci sarebbe poi tornato – in altra forma – tanto tempo dopo].
Il tempo passa e il cinecomic diventa uno dei racconti cinematografici più importanti dell’attuale industria del cinema di intrattenimento. Colossi come Marvel e DC Comics danno vita a costole multimediali create proprio per tenere la fila degli universi cinematografici figliati da quelli finora raccontati fra le pagine a fumetti.
Sergio Bonelli Editore continua a covare il suo uovo: la sua storia è ovviamente diversa da quelle delle case editrici americane, ma una cosa importante la rende simile a queste ultime. Il fatto di avere come mission la volontà di dare concretezza ai sogni.
Quando il momento giusto è quasi arrivato c’è il tempo di qualche altro esperimento di avvicinamento: uno decisamente negativo e che tradiva in toto il personaggio a cui si ispirava. Parliamo del Dylan Dog – Il Film di Kevin Munroe, progetto in cui SBE però non era stata tirata in mezzo a livello produttivo e creativo. Un altro step, forse ragionato in maniera non troppo scaltra a livello commerciale, portava quasi in contemporanea in libreria e in sala la storia della macchina futuribile Monolith.
A qualche anno di distanza e con progetti messi in cantiere che davvero fanno tremare le caviglie di fan decisamente non solo italiani [ancora una volta un progetto seriale con Dylan Dog protagonista, ma affidato alle mani – a quanto pare co-produttive – di James Wan e della sua Atomic Monster], l’universo cinematico Bonelli ha compiuto il suo primo, importante [e impattante] passo con un lungometraggio: un vampire movie dal respiro decisamente internazionale ma basato su una serie a fumetti tutta italiana.
Stiamo parlando di Dampyr, film tratto dall’omonima serie a fumetti creata da Boselli e Colombo arrivata nelle edicole nel 2000, che cala l’horror paranormale all’interno di un orrore molto più concreto e riconoscibile, quello della Guerra dei Balcani scoppiata nel decennio precedente.
Proprio dall’incipit della serie a fumetti tutt’ora in edicola con uscite mensili [esattamente ai primi due albi], trae ispirazione il primo lungometraggio prodotto da Bonelli Entertainment con Eagle Pictures e Brandon Box. Una vera e propria origin story di un “eroe suo malgrado” e di un gruppo sgangherato ma letale. Innanzitutto Harlan Draka [Wade Briggs], inizialmente alcolizzato che finge di avere poteri paranormali e fa il giro di piccoli paesi assieme al giovane socio Yuri approfittando della disperazione e della credulità dei cittadini, ma che in un secondo momento scopre di essere realmente un dampyr, il figlio di un maestro della notte e di una donna. Una creatura che nel suo stesso sangue nasconde l’unica arma utile per uccidere un succhiasangue.
In secondo luogo anche quelli che, nella seconda parte del film e nella serie a fumetti, diventeranno i suoi amici più stretti e i più grandi alleati su cui contare: il soldato Kurjak [Stuart Martin] e la vampira redenta Tesla [Frida Gustavsson].
La storia si concentra proprio sul primo incontro fra questi tre personaggi [i due uomini sono, però, quelli meglio descritti e raccontati] e sulla loro prima missione che sono costretti a vivere insieme: quella che li vedrà scontrarsi con il maestro della notte Gorka [il David Morrissey di The Walking Dead] e col suo branco, per interrompere la carneficina messa in atto in terra balcanica.
Chiariamo sin da subito che questo primo passo fatto da Bonelli Entertainment è davvero un grande e coraggioso balzo: il film è una grande produzione, tirata su da grandi maestranze italiane [oltre alla produzione anche nella sceneggiatura curata da Boselli insieme ad altri tre ottimi sceneggiatori Bonelli Giovanni Masi, Alberto Ostini, Mauro Uzzeo, e nella riuscita colonna sonora di Lorenzo Tomio], ma con un’impronta decisamente internazionale. Forse addirittura troppo internazionale: il film non presenta infatti peculiarità visive che possano differenziarlo da prodotti simili internazionali o dargli un peculiare taglio made in Italy ma, tranquilli, la fattura decisamente italiana e bonellide dell’eroe raccontato non si va a perdere!
Dampyr è anche un’opera prima. Un film che parte da un’idea di horror a basso budget che poi è esplosa ed è diventata quello che vedrete in sala. Un qualcosa di davvero difficile da gestire per un esordiente come il giovane Riccardo Chemello che però, anche grazie a una squadra davvero forte e preparata, riesce a tenere insieme le redini di tutto. Forse quello che manca maggiormente è proprio una sua impronta autoriale decisa e riconoscibile; alcune trovate di messa in scena ritornano troppo uguali a sé stesse [pensiamo al mondo onirico che ossessiona il nostro Dampyr], ma il film – in questo caso ancora più che in altri – è un lavoro forte proprio perché corale e il regista saprà far tesoro di un’esperienza come questa.
Pur non puntando sullo splatter, gli effetti digitale di trasformazione sono riusciti, così come buoni sono molti dei momenti narrativi vissuti dai singoli personaggi [soprattutto quelli dedicati al dampyr che si pensa ancora un impostore e all’arrivo di Kurjak nella cittadina assediata dai vampiri]. Stranamente [almeno nella versione doppiata in lingua italiana] sono presenti una serie di battute un po’ troppo “da fumetto”; frasi che suonano posticce in un film, mentre avrebbero funzionato tranquillamente tra le pagine di un albo. Così come si alternano in maniera un po’ schematica momenti di grande azione orrorifica e altri di stasi funzionale ma calcolata.
Wade Briggs, Stuart Martin e Frida Gustavsson sono perfettamente in parte e rispecchiano esteticamente i personaggi, con un Dampyr magari dal viso un po’ troppo giovane e perfetto. Ma questo già lo si era visto in una lontana Lucca Comics & Games di un mondo pre-pandemico in cui il progetto del film era stato svelato.
Insomma, questa volta Sergio Bonelli Editore all’interno del film c’è eccome. Si sente il battito del cuore della Casa dei Sogni di via Buonarroti in ogni momento e in ogni scelta e il rispetto dei personaggi e il buon adattamento della storia d’origine sono di certo due dei punti più riusciti di tutta l’operazione.
Il finale lascia tanti sospesi e anche le dichiarazioni di Eagle [che è entrata nel progetto con l’intenzione di mettere in cantiere una saga che avesse la forza creativo-commerciale di sostituire Twilight] confermano le intenzioni congiunte di dare il via ad una lunga storia horror in cui è pronto ad entrare anche Draka, il padre vampiro del nostro Harlan che in questo film è solo una presenza che aleggia.
Il film è già pronto ad affrontare il mercato internazionale, con la fresca notizia dell’acquisizione nel catalogo distributivo di Sony. Intanto Bonelli Entertainment sta per presentare anche Dragonero I Paladini, la serie animata dedicata ai più piccoli e co-prodotta dalla Rai nata dalla saga a fumetti “Dragonero”.
In bocca al lupo agli amici di Bonelli!
Luca Ruocco
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DAMPYR
Regia: Riccardo Chemello
Con: Wade Briggs, Stuart Martin, Frida Gustavsson, Sebastian Croft, David Morrissey, Luke Roberts
Uscita in Italia: venerdì 28 ottobre 2022
Sceneggiatura: Mauro Boselli, Giovanni Masi, Alberto Ostini, Mauro Uzzeo
Produzione: Eagle Pictures, Sergio Bonelli Editore, Brandon Box
Distribuzione: Eagle Pictures
Anno: 2022
Durata: 120’