Quando ci si occupa di audiovisivo c’è una domanda con cui, volente o nolente, spesso bisogna confrontarsi, una domanda frutto di una categorizzazione ormai certamente superata [per non dire obsoleta] data la sempre maggiore cura con cui vengono gestiti i prodotti seriali, ovvero: cos’è Cinema e cos’è Televisione?
Esterno notte di Marco Bellocchio è la prova che non esista un vero confine tra un tipo di audiovisivo e l’altro e che ha davvero poco senso ormai dover a tutti i costi inscrivere un’opera nell’una o nell’altra macrocategoria: purché ci sia mestiere, visione e qualità si può essere entrambe le cose allo stesso momento.
Film o Serie Tv, insomma, non importa; ciò che conta è che la nuova, monumentale, opera di Bellocchio, presentata in anteprima al 75° Festival di Cannes, è un prodotto potente, intenso ed emotivamente toccante.
Non serve spiegare qui cosa sia accaduto il 16 marzo del 1978 a Roma, in un’Italia che a pensarla e vederla oggi sembra fantascienza. Non serve parlare ora di cosa abbia significato il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro in quegli anni ’70 in cui il Compromesso Storico si faceva largo tra rivolte, gambizzazioni e atti terroristici.
Bellocchio parte dalla fine a narrarci la sua visione delle cose, comincia da un miraggio e poi retrocede alla realtà. Ce la racconta passo dopo passo, da diversi punti di vista, perché si sa che la verità non esce mai fuori da una campana sola. Ma lo fa in maniera intimistica, delicata, attenta più che alla cronaca, alla ricerca dell’umanità [e della disumanità] celata dietro questa storia nera. Lo fa servendosi di incredibili attori: Fabrizio Gifuni è disarmante, per bravura e somiglianza a Moro. La sua assenza si fa presenza, attraverso le visioni oniriche di tutti i coinvolti alla vicenda, che non riescono a liberarsi del suo ingombrante miraggio. Fausto Russo Alesi ci regala un Cossiga struggente, che osserviamo rivoltarsi nella sua angosciosa inettitudine umana e politica. Non è una sorpresa la bravura di Toni Servillo nelle vesti di Papa Paolo VI né tantomeno lo è quella di Margherita Buy che interpreta Eleonora Moro.
Ma non c’è tempo né spazio qui per elencarli tutti, poiché non c’è in Esterno notte una prova d’attore mancata o sottotono. La bellissima colonna sonora di Fabio Massimo Capogrosso scandisce i battiti di una cantilena che tutti conosciamo e che, eppure, ancora oggi, dopo più di quarant’anni, non smette di angosciare. La regia autoriale di Bellocchio è rigorosa e formale e sa trattare la vicenda con delicatezza e rispetto, come già aveva fatto nel suo Buongiorno, notte [2003]. L’unico limite rintracciabile è che, proprio per questa volontà di portare rispetto alla figura di Moro, Esterno notte possa un po’propendere verso una narrazione agiografica della sua figura, che appare nell’intera serie la sola presenza senza neanche un’ombra da nascondere – quantomeno politica. In ogni caso, non è questo un fardello ingombrante durante la visione, ma piuttosto una sensazione che può subentrare una volta terminata la serie.
Se c’è, però, un dubbio che ci assale è l’efficacia della formula distributiva scelta da Lucky Red.
Che Esterno notte sia un qualcosa che davvero merita di essere visto in sala non c’è dubbio, ma che sia necessario farlo in due uscite distanti quasi un mese l’una dall’altra ci sembra un po’ forzato.
La prima parte, infatti, composta dai primi tre capitoli [o episodi, che dir si voglia], non ha una parabola autoconclusiva, che permette allo spettatore di goderne e di sentirsi soddisfatto anche senza dover a tutti i costi proseguire la visione con la seconda parte. È chiaro, insomma, che in fase di produzione esistesse solamente l’intento seriale, che non necessiterebbe di nessuna chiusura di metà stagione e che, anzi, tuttalpiù, esigerebbe un forte cliffhanger.
Il rischio è che lo spettatore [magari ignaro di tutta la parabola distributiva di Esterno notte] possa rimanere deluso, sentirsi preso in giro e che, dunque, non abbia più voglia di pagare un secondo biglietto per andare ad assistere alla dovuta conclusione. Il pericolo, insomma, è che possa invece scegliere di attendere l’autunno e vedersela comodamente sul divano, in prima serata su Rai 1. E respingere gli spettatori dalla sala, in tempi in cui invece bisognerebbe riabituarli ad andarci, non è mai una buona idea.
Viene da chiedersi allora se non fosse stato più appropriato essere coraggiosi fino in fondo e proporre in sala l’intera stagione di 300’, presentando una sorta di binge watching estremo, magari con un corposo intervallo in mezzo, creando un evento cinematografico unico nel suo genere, che avrebbe potuto attirare pubblico anche soltanto per la curiosità dell’esperienza.
Ci auguriamo, ovviamente, di sbagliarci. Ci auguriamo che la forza di Esterno notte possa convincere chiunque ad andare in sala una prima volta e di tornarci anche una seconda. Perché, come voi Amici di InGenereCinema.com sapete bene, il cinema non è mai abbastanza.
Irene Scialanca
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ESTERNO NOTTE
Regia: Marco Bellocchio
Con: Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Daniela Marra, Gabriel Montesi, Davide Mancini, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri, Pier Giorgio Bellocchio, Gigio Alberti
Uscita in sala in Italia: mercoledì 18 maggio 2022 [prima parte] 9 giugno 2022 [seconda parte]
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino
Produzione: The Apartment, Kavac Film, Rai Fiction, Arte France Cinéma
Distribuzione: Lucky Red
Anno: 2022
Durata: 300’