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TRE PIANI di Nanni Moretti

Presentato alla 74° edizione del Festival di Cannes e accolto con 11 minuti di applausi, Tre Piani è l’ultima fatica di Nanni Moretti che si cimenta per la prima volta in un adattamento da un romanzo, l’omonimo Tre Piani di Eshkol Nevo, portando sullo schermo un soggetto non originale.

È la storia lunga dieci anni di un condominio borghese di una città italiana mai esplicitamente nominata [nonostante Roma, e in particolare il quartiere Prati, sia ben presente in ogni immagine] e delle persone che lo abitano: i tre piani del palazzo e del titolo nascondono tra le mura un’umanità cruda, patinata eppure estremamente fallibile.

Al primo piano, Lucio [Riccardo Scamarcio] e Sara [Elena Lietti] affrontano le loro mancanze genitoriali affogando nel sospetto infondato che qualcuno abbia fatto del male a loro figlia.

Al secondo piano, Monica [Alba Rorhwacher] è una neomamma talmente sola da aver paura di impazzire, prima o poi, nella continua attesa del ritorno di un marito lontano [Adriano Giannini].

Al terzo piano, Dora [Margherita Buy] e Vittorio [Nanni Moretti] si accorgono di aver fallito su tutti i fronti nell’educare un figlio ormai perduto nel dolore e totalmente incapace di affrontare la vita.

Ed è in una notte come tante altre che irrompe nel palazzo, squarciandone realmente i muri e le anime, la presa di coscienza che tutto ciò che c’è, il marcio e l’inumanità, dipende soltanto dalle nostre scelte.

In ogni appartamento si celano solitudini enormi, incomunicabilità catastrofiche, giudizi affrettati, scarsa fiducia; ogni famiglia, ogni madre, ogni padre, è specchio di una borghesia sbagliata, frustrata e ormai irrecuperabile, che vorrebbe protendere verso la vita ma che ha come unica via d’uscita dai suoi vizi la morte. Fin dai primi minuti, Moretti ci comunica che è questa l’eterna lotta del film e dell’esistenza umana qui racchiusa in un palazzo: la vita contro la morte, la protesa verso il nuovo che però non fa altro che crollare nel vecchio ristagnando nei fallimenti di una generazione intera.

I personaggi si muovono nell’azione come fossero sagome, spettri cullati da un andare del tempo di cui non sono più padroni. Subiscono gli eventi consapevoli di non aver più scelta, visto ormai quanto si è toccato il fondo. La recitazione volutamente piatta, soffocata, interiorizzata, comunica indubbiamente questa vuotezza ma rischia troppo spesso di infondere un sentimento di freddezza nello spettatore, che si ritrova ad assistere alle vicende col cuore parimenti distante da ogni personaggio.

In Tre piani gli eventi accadono, la storia evolve, le vite passano, eppure il film è avvolto da un senso di staticità, sottolineato da una colonna sonora malinconica e ridondante, che a volte può mettere alla prova chi lo guarda. La regia è marmorea, ferma, glaciale, non c’è spazio per movimenti di macchina come non c’è spazio per una risata, un sorriso, una sferzata d’ironia. Il dramma, puro e semplice, è messo in scena per quasi centoventi minuti di visione.

L’unico, tiepido, barlume di speranza si rintraccia nelle nuove generazioni, in quei figli così tanto rovinati dai propri genitori, eppure con così tanta voglia di vivere da tentare quantomeno di superare il dolore. E, infatti, tutto il nuovo se ne va, parte, si allontana da ciò che è stato prima: cerca rifugio in un futuro così incerto ma senz’altro più promettente del passato.

Irene Scialanca

TRE PIANI

Regia: Nanni Moretti

Uscita in sala in Italia: giovedì 23 settembre 2021

Con: Margherita Buy, Nanni Moretti, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Tommaso Ragno

Sceneggiatura: Nanni Moretti, Federica Pontremoli, Valia Santella

Produzione: Sacher Film e Fandango, con Rai Cinema e Le Pacte

Distribuzione: 01 distribution

Anno: 2021

Durata: 119’

InGenere Cinema

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