Si fa fatica a tener conto di quanti festival – cinematografici e non – nel 2020 siano stati annullati a causa della pandemia. Tra quelli la cui cancellazione ha suscitato più scalpore c’è certamente il Festival di Cannes che, giunto alla sua settantatreesima edizione, ha preferito decretare l’edizione 2020 come la prima dal 1950 a non avere luogo. Così, i film selezionati ufficialmente al Festival hanno ricevuto solamente un bollino rappresentativo da collocare in testa. Tra questi, c’è anche Un altro giro del regista danese Thomas Vinterberg, pellicola che ha trovato però giusta consolazione con la vincita – tra gli altri – del Premio Oscar 2021 come miglior film straniero.
Secondo la teoria dello psichiatra norvegese Finn Skarderud, tutti noi nasciamo con una piccola quantità di alcool nel sangue che, con la crescita, viene a mancare. Compensare questa perdita con una moderata ubriachezza durante la giornata, aiuterebbe a migliorare la propria vita, la socialità, il lavoro, la creatività e i rapporti umani. A questa bizzarra quanto allettante teoria si ispirano Martin [Mads Mikkelsen] e i suoi amici e colleghi, insegnanti delle superiori annoiati dalla piattezza delle loro vite, quando decidono di metterla in pratica intraprendendo un esperimento. Non appena i nostri si rendono conto che, effettivamente, l’alcool funge da inibitore delle proprie paure e insicurezze, entreranno in una spirale di esagerazione che li porterà a scontrarsi con la cruda verità: si può davvero vivere una vita in stato di ebbrezza?
Il film di Vinterberg procede spedito con un ritmo costante ma mai forsennato, segue il percorso dell’esperimento entrando nelle vite dei protagonisti e di chi li circonda, riuscendo nell’arduo compito di non scadere né in un quanto mai fuori luogo moralismo sulle sostanze alcooliche, né tantomeno in un loro sconsiderato elogio. Fare uso di sostante stupefacenti ha i suoi pro e i suoi contro e Vinterberg ce lo racconta in maniera super-partes, in una commedia dalle tinte malinconiche che sa far ridere e anche commuovere ma, soprattutto, sa raccontare e celebrare la vita, quella vita così cara al regista che proprio durante le riprese del film è venuta a mancare.
È difficile, infatti, quando si parla di Un altro giro, non nominare il nome di Ida, la figlia diciannovenne di Vinterberg scomparsa tragicamente a una settimana dall’inizio delle riprese, che avrebbe dovuto interpretare un ruolo e a cui la pellicola è dedicata. Nonostante il dolore, però, il regista danese non ha voluto interrompere la lavorazione e ha continuato a girare.
Non vi parliamo di questa triste vicenda per assecondare un macabro gossip a cui troppo spesso la cronaca nera è incline, piuttosto perché di quel dolore, di quella sofferenza e della forza necessaria per continuare a vivere nonostante tutto è intrisa la pellicola di cui stiamo parlando. Siamo certi, infatti, che Un altro giro non sarebbe stato capace di toccare così tante corde emotive se non fosse stato per la terribile sfida che il regista si è trovato a dover superare in corso d’opera.
Questo racconto così carico di sofferenza e voglia di vivere è impreziosito dall’incredibile performance di Mads Mikkelsen che sa restituire al pubblico ogni emozione soltanto cogli occhi, come solo i grandissimi attori sanno fare.
Dunque, Un altro giro è un film oggettivamente riuscito, che sa indagare l’animo umano in maniera sensibile e con una visione tipica del regista, che sembra riuscire ad percorrere i luoghi più oscuri dell’uomo attraversandoli con tocco lieve.
Vinterberg, insomma, lo sa bene e ha saputo perfettamente ricordarcelo: il vero stato di ebbrezza di cui gioire ogni giorno è la vita stessa.
Irene Scialanca
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UN ALTRO GIRO
Regia: Thomas Vinterberg
Con: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe, Maria Bonnevie
Uscita in sala in Italia: giovedì 20 maggio 2021
Sceneggiatura: Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg
Produzione: Zentropa Entertainments
Distribuzione: Movies Inspired, Medusa Film
Anno: 2020
Durata: 117’