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STAR WARS – L’ASCESA DI SKYWALKER di J.J. Abrams

Tanto tempo fa, e quarant’anni sono davvero un tempo lunghissimo, in una galassia lontana lontana, ma che ormai in qualche modo sentiamo vicinissima, quasi come fosse una seconda casa, avevamo un sogno: quello dell’epica fantasiosa di mondi lontani, di creature aliene e sorprendenti tecnologie, di nobili ideali di ribellione e di oscuri presagi mistici. Per quarant’anni il sogno di un uomo, quel cineasta visionario che è George Lucas, ci ha fatto emozionare e vivere in quello spazio sconfinato e onirico. Poi è arrivata la Disney, monolitica e maestosa come una nuova Morte Nera. Ma questa è storia vecchia, una storia fatta di orde di nuovi pupazzi già percepita chiaramente dai fans duri e puri fin dal 2015 [anno di uscita di Il risveglio della Forza, il VII episodio della saga], quando un altro uomo visionario e poliedrico ha impresso la propria idea creativa ad uno dei franchise più noti della nostra cultura pop: J.J. Abrams.

Molti fans sono rimasti scottati da quel primo approccio, che inequivocabilmente tracciava una nuova rotta [non di Kessel, questa volta], percependo da subito un tremito, fatto di personaggi buffi e situazioni divertenti, piccole gag quasi infantili e, in generale, una complessiva riduzione verso il basso del livello comunicativo, rispetto all’approccio pulp e rocambolesco cui la vecchia generazione è stata, da sempre, abituata.

Questa stessa visione rimane al centro anche dell’ultima [solo in ordine di tempo, visto che pare che dal 2023 vedremo una nuova trilogia] incarnazione della Saga: un tripudio di creature e specie esotiche, oltre a nuovi simpatici droidi che accrescono la famiglia, ormai numerosissima, dei divertenti mucchietti di rottami più o meno parlanti che fanno da sidekicks ai nostri giovani e vecchi eroi. C’è da dire che, sotto questo punto di vista, questo episodio IX si incanala molto bene nella tradizione, riuscendo a presentare popoli e animali assolutamente credibili, se incasellati nella tradizione della serie. Stesso dicasi per quanto riguarda la ambientazioni e i nuovi luoghi in cui veniamo condotti, maestosi e immersivi allo stesso tempo; anzi, il nostro J.J. pare proprio volerci regalare un tour quanto più possibile ricco e completo della Galassia lontana lontana, della quale conoscevamo e amavamo, finora, soltanto una parte decisamente ridotta.

Mentre qui, di ridotto, non c’è proprio nulla. Ciò che ci ha colpiti maggiormente, infatti, in questo nuovo episodio, è la scala, la portata degli eventi e, in generale, delle situazioni; tutto appare gigantesco, soverchiante, gargantuesco. In una parola: esagerato. Perché laddove in passato ci siamo trovati a fronteggiare, insieme ai nostri eroi, minacce di grande portata, si, ma comunque ben definite nella circonferenza [ad esempio] di una Morte Nera distruggi-pianeti, in questo caso ci troviamo sotto lo spettro di una sconfinata flotta di decine e decine di navi con le stesse potenzialità distruttrici; allo stesso modo, tutti gli spazi e gli ambienti, nuovi e vecchi, che ci vengono presentati, hanno un respiro epico e grandioso, la cui credibilità [che, pur avendo da sempre richiesto, ovviamente, una grande sospensione dell’incredulità] appare a tratti, per la prima volta, vacillante; forse per il primo momento, dopo quaranta anni di corse sfrenate sulle ali del sogno e della fantasia, ci si trova a dire, seduti nel buio della sala: “Aspetta… Davvero?”.
Insomma, L’Ascesa di Skywalker avviene davvero in grande stile, fra fuochi d’artificio [letterali e figurati], titanici scontri [che in alcuni casi ricordano più i combattimenti di Dragonball, che i nobili scontri fra Jedi] e fantasmi ingombranti che tornano dal passato in grande, tenebroso, solenne stile.
E qui arriviamo al succo, denso e gustoso come latte blu di Tatooine. Sapete cosa vuol dire: SPOILER! Per cui, espandete le vostre percezioni e state in guardia. Fatto? Bene.
“I morti parlano!”, come ci annunciano i familiari titoli fluttuanti all’inizio della pellicola, e lo fanno davvero, visto che, come si vociferava già da qualche tempo, niente di meno che l’Imperatore Palpatine torna ad occupare il ruolo del villain principale della storia [nelle fattezze orrorifiche di uno Ian McDiarmid mezzo cadavere e mezzo macchina, riuscitissimo nell’obiettivo di comunicare tutta l’inquietudine del personaggio], contribuendo alla misura soverchiante dei fatti di cui ci troviamo testimoni. Parallelamente, la crescente e devastante potenza nell’uso della Forza da parte della protagonista Rey [la nostra amata Daisy Ridley] viene finalmente giustificata da una stretta parentela proprio con lo stesso supremo Darth Sidious, nell’apprendere che la giovane è proprio la nipote del potente Sith.

L’escalation dell’episodio gira tutta intorno a questa potente rivelazione, fra un enorme carico di misticismo [forse il punto più intenso dell’intera saga], con tanto di cerimonie rituali, cultisti e un tempio ctonio di proporzioni epiche [per collocare il quale veniamo introdotti addirittura ad un nuovo, misterioso, pianeta dei Sith, Exogol]. L’Ordine Finale che il nostro redivivo [o redimorto?] Imperatore mira a imporre getta invece le basi per una guerra di scala galattica, forte di una flotta di letteralmente decine di buoni, vecchi e affidabili Star Destroyers, equipaggiati per questa volta, ciascuno, con un cannone distruttore di pianeti; flotta che, a sua volta, verrà affrontata nell’epico scontro finale da una quantità inverosimile di navi e velivoli provenienti più o meno da tutta la galassia conosciuta, tanto da pensare che forse anche il buon vecchio zio Owen, se fosse stato ancora fra i viventi, avrebbe preso uno speeder per lanciarsi all’arrembaggio delle gigantesche navi imperiali.
In conclusione, non possiamo certamente negare quanto questa cavalcata appassionante ci abbia fatto emozionare e anche sorprendere, oltre a regalarci toccanti momenti e ritorni a luoghi della nostra infanzia [come la visita finale di Rey alla fattoria dei Lars, dove il giovane Luke mosse i suoi primi passi da avventuroso adolescente, o il breve ritorno su Endor, in cui abbiamo potuto rivedere due festanti Ewoks celebrare la vittoria finale sul male].

E tuttavia, la domanda che rimane è: c’era davvero bisogno di esagerare così tanto la misura? Di forzare questa bulimia di spunti, temi, minacce e scontri? Quarant’anni fa, il mondo è stato rivoluzionato da un gruppo di eroi il cui valore è stato messo in risalto dal fiero opporsi ad un solo, gigantesco, cannone distruttore di mondi. Quella era la misura della minaccia da estirpare, sufficiente a raccontarci un’epica incisa, da quel momento, nella Storia. Oggi, per comunicarci quello stesso senso di epicità, a quanto pare abbiamo bisogno di vedere moltiplicato quel pericolo e quel Male, in scala crescente. Ci sarebbe molto altro da dire su questo [in ogni caso sognato e sognante] episodio, ma ci sembra che questa possa essere un’ottima metafora di quella ingenuità, di quella purezza, che in molti, da quarant’anni, cerchiamo disperatamente.

Una purezza che, non a caso, da quarant’anni inizia sempre allo stesso modo, e allo stesso modo ci avvolge e ci accompagna nel suo calore, con le parole di una favola: “Tanto tempo fa…”

Federico Moschetti


STAR WARS – L’ASCESA DI SKYWALKER

 

Regia: J.J. Abrams

Con: Daisy Ridley, John Boyega, Mark Hamill, Carrie Fisher

Uscita in sala in Italia: mercoledì 18 dicembre 2019

Sceneggiatura: J.J. Abrams, Chris Terrio

Produzione: Lucasfilm, Bad Robot Productions

Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures

Anno: 2019

Durata: 141’

InGenere Cinema

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