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I film delle Fanta-Feste di InGenere Cinema

spider-verseLe feste 2018-2019 hanno visto le sale cinematografiche tingersi dei colori brillanti del Genere fantastico. Dai titoli internazionali più attesi a una produzione italiana che segna il ritorno su grande schermo di uno dei nostri autori di cinema di Genere di cui eravamo più nostalgici.

Sull’horror della stagione [nel bene e nel male] ci siamo già espressi qui, ma c’è ancora da parlare di supereroi e… di befane!

I risultati?

Continuate a leggere… ma prima di tutto… Sigla!

Spider-Man – Un nuovo universo di Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman

Quanti Spider-Man esistono? Al cinema? Nei fumetti? Su grande schermo una folta schiera di fan pensa che l’unico Uomo Ragno che abbia colto nel segno sia quello della trilogia di Raimi… ma quanti Spider-Man possono dirsi realmente vicini, figli, parenti stretti di quello originato dalle pagine a fumetti di Stan Lee e Steve Ditko? E poi, sarebbe davvero utile essere vicino-vicino a quelle pagine per essere uno Spider-Man verace e godibile?

Quanti Spider-Man esistono? Uno? Nessuno? Centomila? Per provare a dare una risposta non potete evitare di guardare Spider-Man – Un nuovo universo, film d’animazione prodotto da Sony e distribuito da Warner Bros. Italia che per dinamismo e stilizzazione dei personaggi e dell’animazione, utilizzo di onomatopee e autorialità e andamento della trama è un film capace di rendere reale l’esperienza di essere calati all’interno di un comic-book per ragazzi!

Con le radici nei fumetti del Ragnoverso di Slott, Gage e Copiel, Il film SpiderMan – Un nuovo universo riscopre l’orgoglio di essere un film animato, visivamente intrigante, ritmato, audace e divertente!

Uno Spider-Man cinematografico davvero ispirato e originale che pur costruendosi su una trama intrigante e multi-livello [così come deve essere, vista la materia del multi-verso], e su scene d’azione messe su con dovizia e precisione, riesce ad essere un perfetto fumetto animato: intrattiene, diverte e sorprende… e propone una serie differenti Uomo-Ragno che sapranno incontrare davvero i gusti di un pubblico più che variegato.

Farà impazzire i più piccoli, piacerà agli adulti, manderà in solluchero i nerd più nerd dell’arrampicamuri.

Quanti Spider-Man esistono? Uno? Nessuno? Centomila?

Aquaman di James Wan

Da quando Warner e DC hanno deciso di dar “concorrenza” ai cinecomic di Marvel Studio e Disney, quelli del DC Universe sono stati uno dopo l’altro dei sonori buchi nell’acqua.

Il problema? Quasi sempre un lavoro del tutto inappropriato sulla base drammaturgica del film portato in sala: a volte un accatastamento di micro-trame inutili o troppo poco sviluppate, a volte un disordine di idee generalizzato, altre ancora una inadeguatezza della storia nel rendersi credibile se pur calata nell’ambito del mondo dei super-eroi.

Che succede con Aquaman? Innanzitutto che nella cabina di comando c’è James Wan, giovanotto dalle mani d’oro che, finora, ha sbagliato davvero troppo poco per sembrare reale.

E allora? Il connubio DC/Wan regala sorprese inattese: finalmente un DCinecomic con una trama ben costruita e che rimane credibile pur riuscendo a puntare molto su scene d’azioni magistrali [qui il tocco di Wan si nota davvero tanto, mentre si fa invisibile in molti altri punti del film] e su un’ironia presenzialista in pieno stile Marvel.

Cosa manca di Wan? L’eleganza, innanzitutto, ma non poteva essere altrimenti perché l’intera operazione è stata sin dall’inizio puntata sui toni del tamarro-movie, con la trasformazione del personaggio creato da Mort Weisinger e Paul Norris nel coatto da spiaggia interpretato da Jason Momoa.

La scelta in sé destabilizzante e per questo meritoria d’attenzione è quella di raccontare un cinecomic come se fosse un film d’avventura alla Indiana Jones, pur puntando molto sui toni fantastici [Atlantide, creature marine, ma anche alcuni spaventosi mostri in odore lovecraftiano che in una scena notturna su una barca fanno tornare in mente che Wan in materia di horror ha sempre saputo in fatto suo.

Tra alti e bassi e più di una scelta azzeccata questo Aquaman risulta finora il titolo più solido del DC Universe, soffrendo però in maniera visibile la stazza davvero pachidermica di oltre 140 minuti.

La Befana vien di notte di Michele Soavi

Uscito in sala lo scorso 27 dicembre, La Befana vien di Notte è senza dubbio un progetto ambizioso. Nato dalla penna dello sceneggiatore del momento, Nicola Guaglianone, il film è prima di tutto un’iniziativa produttiva. Da qualche tempo Lucky Red, società di distribuzione di Andrea Occhipinti, sta cercando di affermarsi anche come realtà di produzione dalla chiara linea editoriale. L’ambizione è quella di arrivare a un pubblico molto vasto proponendo pellicole dall’identità di Genere. Il primo tentativo è stato Ride di Jacopo Rondinelli, film di discreto successo, ma cinematograficamente molto debole. Ora tocca alla Befana, e per farne un successo, Occhipinti si è rivolto a un regista che padroneggia il Genere molto bene come Michele Soavi e a una vera star del nostro cinema, Paola Cortellesi. Una bomba, direte voi: manco per niente!

Lo script di Guaglianone è debolissimo, derivativo nell’accezione più negativa del termine e avaro di verità e di emozioni. Dettaglio non qualunque per un film che avrebbe dovuto rievocare le avventure prodotte negli anni Ottanta dalla Amblin di Spielberg. La Befana è latitante: compare un paio di volte con il make-up da vecchia e sinistra strega volante, per poi abdicare a favore dell’immagine rassicurante della Cortellesi. Questo tentativo di edulcorare il lato respingente di questa figura folcloristica è incomprensibile e squalifica l’intera operazione. La Befana differisce da Babbo Natale proprio nel suo essere brutta, sporca e spaventosa. Porta cenere e carbone e non ha paura di giudicare e punire i bambini cattivi. Non può fare l’insegnante delle medie progressista e radical-chic. Ma soprattutto, non può crucciarsi di aver fatto piangere un bambino grasso e antipatico in passato. E qui veniamo a un’altra nota dolente: il villan. Tale Mister Johnny, personaggio improbabile, ricco produttore di giocattoli, nonché patetico ‘odiatore’ della Befana. Stefano Fresi ci prova a rendere credibile tale figura, ma finisce solo per scimmiottare un ‘cattivo’ da cartone animato non particolarmente in forma.

Da dimenticare anche la scena musicale con la quale Mister Johnny viene introdotto al pubblico: posticcia, poverissima e per niente degna del nome del regista che l’ha diretta. Davvero una grandissima delusione il ritorno in sala di Michele Soavi che non riesce ad andare oltre l’ordinaria amministrazione. Il regista appare svogliato o semplicemente non interessato alla vicenda che sta raccontando. Si limita a dare un aspetto internazionale alle riprese, curandosi solo della confezione e per niente del contenuto.

La Befana vien di notte dimostra come il cinema sia una alchimia molto complessa da realizzare. A volte, non basta assemblare tante parti singole eccellenti per avere un risultato d’insieme efficacie. Questa pellicola ci ha riportato alla mente un’altra commedia natalizia made in Italy, Il Magico Natale di Rupert di Flavio Moretti. Film del 2003 passato quasi inosservato – a torto, a parere di chi scrive – che presentava tutti gli elementi fantasy e family cari al cinema degli anni Ottanta per ragazzi. Indipendente e modesto, l’opera prima di Moretti ha il cuore e l’anima che manca alla Befana di Soavi. Peccato…

Luca Ruocco & Paolo Gaudio

InGenere Cinema

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