Nella guerra alla droga non ci sono regole. La lotta della CIA al narcotraffico fra Messico e Stati Uniti si è inasprita da quando i cartelli hanno iniziato a infiltrare terroristi oltre il confine americano. Per combattere i narcos l’agente federale Matt Graver [Josh Brolin] dovrà assoldare il misterioso e impenetrabile Alejandro [Benicio Del Toro], la cui famiglia è stata sterminata da un boss del cartello. Alejandro scatenerà una guerra incontrollabile tra bande in una missione che lo coinvolgerà in modo molto personale.
Cambio al volante per il secondo capitolo della saga ambientata nel mondo criminale al confine tra Messico e Stati Uniti, la quale è solo una delle tante narrazioni che negli ultimi anni hanno messo piede in quella porzione di mondo [pensiamo a Breaking Bad, Better Call Saul, Hell or High Water o ai libri di Don Winslow [Il potere del cane e Il Cartello su tutti] e ancor prima a quelli di Cormac McCarthy [Non è un paese per vecchi].
Il mondo Sicario passa dalle mani di Denis Villeneuve a quelle di Stefano Sollima, il quale ha una certa familiarità con le zone grigie e nere che caratterizzano i mondi criminali contemporanei.
Il film, però, nonostante sia sceneggiato da Taylor Sheridan, è molto più confusionario e squilibrato del suo predecessore. Lo spunto di partenza [il legame tra terrorismo e traffico di esseri umani] viene lasciato da parte troppo presto, o meglio, rimane sullo sfondo per l’80% della storia, dopo essere stato protagonista di un incipit di forte impatto.
Alcuni personaggi non prendono mai davvero parte alla storia, ma se ne restano in disparte o spuntano ogni tanto, alcuni solo una volta, per far progredire la trama [in particolare i personaggi di Catherine Keener, Matthew Modine e Shea Wingham].
Anche la sottotrama riguardante il giovane messicano Miguel, che entra nel mondo dei narcos tramite il cugino, arranca e sembra ricalcare in maniera pigra la storia del poliziotto corrotto di Sicario, anche se la parabola del ragazzo finirà in modo completamente diverso.
E si torna di nuovo ad Alejandro. L’ex avvocato viene tirato di nuovo in mezzo da Graver con la proposta di creare il caos tra i cartelli e di vendicare i veri responsabili di ciò che è successo a sua moglie e sua figlia. “Ma come”, direte voi, “non li aveva già abbondantemente vendicati durante quella gustosa cena a base di proiettili?”. No, quello era solo l’esecutore, ora bisogna andare direttamente alla fonte: Carlos Reyes.
Anche qui, la nuova battaglia di Alejandro sembra una riproposizione stanca di ciò che avevamo visto in Sicario. C’è meno cura nel racconto e nella costruzione del personaggio che Villeneuve gestiva magnificamente e con una perfezione maniacale [da quando lo vediamo per la prima volta di sfuggita mentre Kate Macer – Emily Blunt sta salendo sull’aereo, alle varie trasformazioni che rivelano la sua identità anche attraverso il colore dei vestiti che indossa].
Inoltre la presenza di un soffuso sentimentalismo nel suo rapporto con Isabela, la figlia rapita del boss, e un colpo di scena esageratamente assurdo rendono il tutto ancora più fallace.
Sicario era un film molto più raffinato, mentre Soldado è un ottimo film d’azione che vorrebbe accorpare dentro di sé diversi temi e sottotesti che però riesce solo a sfiorare superficialmente.
Il finale che apre ad un probabile sequel lascia la sensazione di aver assistito ad un pilot troppo lungo o alla prima stagione di una serie tv troppo corta.
In attesa del terzo capitolo, qui era lecito aspettarsi qualcosa in più.
Egidio Matinata
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SOLDADO
Regia: Stefano Sollima
Con: Benicio Del Toro, Josh Brolin, Catherine Keener, Matthew Modine, Jeffrey Donovan, Isabela Moner, Manuel Garcia-Rulfo
Uscita in sala in Italia: giovedì 18 ottobre 2018
Sceneggiatura: Taylor Sheridan
Produzione: Black Label Media, Leone Film Group, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Anno: 2018
Durata: 124’