Mirko e Manolo sono due giovani amici della periferia di Roma. Bravi ragazzi, fino al momento in cui, guidando a tarda notte, investono un uomo e decidono di scappare.
La tragedia si trasforma in un apparente colpo di fortuna: l’uomo che hanno ucciso è un pentito di un clan criminale di zona e facendolo fuori i due ragazzi si sono guadagnati un ruolo, il rispetto e il denaro che non hanno mai avuto. Un biglietto d’entrata per l’inferno che scambiano per un lasciapassare verso il paradiso.
La terra dell’abbastanza è un luogo, uno stato d’animo, un modo innato di approcciarsi alla vita in maniera cocciuta, ottusa e a mille all’ora; è un ambiente in cui siamo stati spesso e che riconosciamo come familiare, un non luogo in cui hanno messo radici Pasolini, Caligari, Abel Ferrara, in parte Scorsese, molto recentemente Jonas Carpignano con A ciambra e molti altri.
È un mondo in cui tutto sembra segnato sin dall’inizio. Si comincia da un determinato punto di partenza e non si può far altro che peggiorare. Si capisce da come gli esseri umani che lo abitano parlano, mangiano, pensano, si relazionano, decrescono, vivono e muoiono.
È un inferno sporco e animalesco travestito da quotidianità periferica.
I fratelli D’Innocenzo entrano in questo spazio come un narratore che ha vissuto la vicenda in prima persona accanto ai protagonisti, per poi raccontarla a distanza di tempo e provando a darle una concretezza, una forma che ha il senso, il messaggio e la forza di una testimonianza.
Ma non siamo di fronte a un cinema sociale o a un documentario sul degrado della periferia.
Il film funziona grazie alla sua potenza cinematografica, scaturita da una consapevolezza registica adeguata ad ogni momento, sia nelle scene più intime e in spazi stretti sia nei campi lunghi, negli omicidi come nelle scene a tavolino in cui si mangia e si parla continuamente, come se un’interruzione o un vuoto possano bloccare quel loop disperato e destinato al collasso, quella realtà netta, chiara e brutalmente banale che ha le sembianze di un incubo concreto e tangibile.
Un approccio realistico che non si lascia incatenare e si plasma, si adatta e muta a ogni determinata situazione.
Sorretto da una sceneggiatura diretta e inesorabile quanto coinvolgente e poetica, e da un cast perfetto, La terra dell’abbastanza si candida ad essere uno dei titoli italiani dell’anno. Di sicuro uno dei più riusciti.
Egidio Matinata
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LA TERRA DELL’ABBASTANZA
Regia: Damiano e Fabio D’Innocenzo
Con: Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini, Max Tortora, Luca Zingaretti
Uscita in sala in Italia: giovedì 7 giugno 2018
Sceneggiatura: Damiano e Fabio D’Innocenzo
Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema
Distribuzione: Adler Entertainment
Anno: 2018
Durata: 96’