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LION – LA STRADA VERSO CASA di Garth Davis

 

Il periodo natalizio al cinema [e non solo] è una sorta di giostra delirante in cui difficilmente ci si riesce ad orientare, ma in cui inevitabilmente si viene risucchiati.

Le sale cinematografiche a dicembre sono intasate da un lato dalla solita, stanca e deprimente corrente dei cinepanettoni, dall’altro da film di buoni sentimenti e infine da molte pellicole che parteciperanno da protagoniste nella stagione dei premi.

Lion fa parte di queste ultime due categorie.

Il film racconta la storia vera di Saroo, un bambino di Madras che a cinque anni finisce sul treno sbagliato e si perde a Calcutta. Viene ritrovato dalle autorità ma non riesce a spiegare il suo luogo di provenienza, ha soltanto in mente l’immagine della stazione dalla quale era partito. Viene quindi adottato da una coppia australiana. Molti anni dopo decide, utilizzando Google Earth, di analizzare una per una tutte le stazioni ferroviarie dell’India per risalire alla sua casa e poter ricongiungersi con la sua famiglia d’origine.

Indipendentemente dalla straordinaria e toccante storia vera, il film risulta non essere quasi mai davvero autentico, ma bensì costruito a tavolino, artificioso, superficiale e senza una forma, degli elementi estetici o idee di messa in scena che lo possano elevare dalla mediocrità.

La struttura, divisa praticamente a metà, va a pescare in modo abbastanza raffazzonato i punti cardine del “viaggio dell’eroe”, quindi si possono individuare il passaggio dal mondo ordinario a quello straordinario, il superamento della soglia, il rifiuto della chiamata, prova centrale, ricompensa eccetera, oltre a personaggi archetipici a non finire: mentori, guardiani della soglia, alleati e nemici.

Dopo una prima parte decentemente costruita e coinvolgente ma pur sempre debole, il protagonista della seconda parte è un piattissimo Dev Patel, al quale non basta una folta chioma da tirare all’indietro per poter dare l’illusione di essere un attore, e al quale il furbo regista dedica una quantità smisurata di primi e primissimi piani [scelta geniale].

A Patel è affiancata Roneey Mara, nel ruolo di Lucy.

Sarebbe ora di lanciare una petizione: “Vogliamo un nuovo agente per Rooney Mara!”.

E’ incredibilmente triste vedere come una delle giovani attrici più brave del panorama mondiale stia oscillando tra pochi ottimi film [come Carol] e altri lavori brutti o quantomeno discutibili; giusto per fare qualche titolo: Trash, Pan, Una, The Secret Scripture. Basta!

Ma non finisce qui.

Il personaggio di Nicole Kidman, anzi, la differenza tra il personaggio della Kidman e quello di suo marito, il povero David Wenham, è esplicativa su quanto il film sia costruito a tavolino per essere lanciato in questo periodo dell’anno. Lei è la tipica non protagonista assemblata con tutti gli elementi utili e necessari per arrivare ad una nomination per qualche premio: figura materna pura, amorevole e comprensiva, con un passato non semplice e con un pizzico di esaurimento nervoso, una scena madre [che purtroppo non è così incisiva] e un paio di parrucche abbastanza discutibili.

Non basta, anche se Vanity Fair annuncia “Nicole Kidman di nuovo da Oscar”.

Lion è un film di cui non sentivamo assolutamente il bisogno, con un retrogusto di falsità dietro ogni scena, retorica a non finire, falsa profondità e lacrime a buon mercato. A metà tra mera operazione commerciale [nel senso negativo del termine] e film per il sociale.

Questo non è cinema.

Egidio Matinata

LION – LA STRADA VERSO CASA

Regia: Garth Davis

Con: Dev Patel, Nicole Kidman, Rooney Mara, David Wenham, Sunny Pawar

Uscita in sala in Italia: giovedì 22 dicembre 2016

Sceneggiatura: Luke Davies

Produzione: Emile Sherman, Iain Canning, Angie Fielder, Bob Weinstein, Harvey Weinstein

Distribuzione: Eagle Pictures

Anno: 2016

Durata: 120’

InGenere Cinema

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