Alejandro Amenábar torna al cinema, dopo un’assenza di sei anni, con Regression, un thriller che ripercorre fatti realmente accaduti negli anni ’80, ripresi attraverso una lente che sembra voler rimandare al cinema di tensione americano degli anni ’70.
Nel Minnesota del 1990, la giovane Angela [Emma Watson] accusa il padre di violenza sessuale. Il detective Bruce Kenner [Etha Hawke] inizia ad indagare sul caso che, dietro ad una già terribile storia di abusi familiari, sembra nascondere qualcosa di molto più oscuro.
L’ingresso in scena del dottor Raines [David Thewlis], psicologo esperto nella tecnica dell’ipnosi regressiva, porta alla luce una serie di ricordi sopiti della vittima, ricordi che legano la sua famiglia e le violenze subite ad una pericolosa setta satanica, a quanto pare davvero ben radicata sul territorio.
Quello che Amenábar mira a sottolineare, con la lunga indagine di Kenner, è il potere che la contemplazione dell’orrore può avere su chi lo osserva.
L’assimilazione mentale di una terribile finzione che può arrivare a costruire un mondo parallelo, interno ai vari protagonisti [e allo spettatore], che ingloba tutti i personaggi coinvolti nella ricerca della verità. Una verità che ama nascondersi nelle tante ombre di una famiglia assolutamente anomala; nel potere che la comunità religiosa riesce organicamente a esercitare sul suo capoclan; nelle strade buie sempre vessate da una pioggia battente; nelle forze dell’ordine che nascondono al loro interno personaggi doppi dall’identità poco rassicurante; e nella scienza non ortodossa che tenta di contrapporsi ad un modo altrettanto “altro” di vivere lo spiritualismo: Satana e il satanismo che ad un certo punto diventano il centro di tutto il male e di tutte le perversioni raccontate, in modo consapevole e non.
Alejandro Amenábar raccoglie e mostra gli errori commessi indistintamente da tutti i protagonisti, e dello stesso pubblico chiamato a seguire le indagini, mescolando le carte e alternando investigazione a ricordi, sogni a incubi, verità a falsi ricordi.
Le scene, reali e/o sognate, che vedono per protagonisti i membri della setta [con in particolare una inquadratura che sembra una rivisitazione del PP del demone de L’esorcista] sono martellate dall’inquietante mantra: “E’ solo un sogno.”, una sorta di frase tranquillizzante o di rivelazione fatta allo spettatore, e un tentativo anche di smontare dall’interno gli stessi meccanismi di enfasi e credibilità del substrato horror dello script scritto dallo stesso regista.
Regression non si dimostra, però, un thriller senza difetti: il flusso di trasformazione del tipo di narrazione [e di Genere, grazie ai twist tanto amati dall’autore] conducono con agilità personaggi e spettatore dal thriller all’horror al paranoia movie. Il viaggio di ritorno al thriller, però, risulta un po’ più forzato e prevedibile e fin troppo rapido. Senza contare l’inconsistenza di alcuni personaggi, in verità assai importanti nello scheletro drammaturgico: primo fra tutti proprio lo psicologo Raines, depositario della tecnica regressiva che da il titolo al film.
Luca Ruocco
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REGRESSION
Regia: Alejandro Amenábar
Con: Ethan Hawke, Emma Watson, David Thewlis, Lothaire Bluteau, Dale Dickey
Uscita in sala in Italia: giovedì 3 dicembre 2015
Sceneggiatura: Alejandro Amenábar
Produzione: Fernando Bovaira
Distribuzione: Adler Entertainment, Leone Film Group, Lucky Red
Anno: 2015
Durata: 106’