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SANGUE SUL TEVERE. STORIE DI SERIAL KILLER, VALIGIE E CANARI di Fabio Sanvitale, Armando Palmegiani, Vincenzo Mastronardi

17365_16722_Palmegiani-sangue_ImageRoma: la città eterna. Roma, considerata tra le più belle città del mondo. Roma e i suoi gloriosi monumenti. Ma anche Roma e i suoi misteri, i suoi omicidi, i numerosi casi di persone scomparse. É proprio su quest’ultimo aspetto che Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani, con la collaborazione di Vincenzo Mastronardi, si sono concentrati per stilare Sangue sul Tevere. Storie di serial killer, valige e canari.

Si parte dall’orribile omicidio di un giovane ragazzo di ventisei anni: Giancarlo Ricci, torturato, seviziato, mutilato e bruciato il 19 febbraio del 1988, il cui corpo fu poi trovato in un campo sulla Portuense. Giancarlo era un abitante del quartiere Magliana, in quegli anni ancora in balìa della famosa banda criminale, un quartiere considerato da sempre a rischio a causa del cospicuo spaccio di droga e della criminalità. Giancarlo era una vittima di questo giro, e come lui tanti ragazzi incapaci o impossibilitati a cambiare vita. L’uomo che si accanì con una furia inimmaginabile sul corpo del ragazzo fu Pietro De Negri, detto il canaro, gestore di un negozio di toilette per cani. Arrestato il 21 febbraio [il 26 giugno 1990 la Corte d’Assise lo condanna con 15 anni di carcere per omicidio volontario e vilipendio di cadavere, e atri 5 anni per illecita detenzione e cessione di sostanza stupefacente], De Negri fu poi definitivamente scarcerato nel 2005.

Quello che fa rabbrividire sono alcune dichiarazioni dello stesso De Negri, che descrive proprio e fasi del suo accanimento sul corpo di Giancarlo, mentre, tra una mutilazione e un’altra, ad esempio, preparasse il cibo per la sua cagnolina, Jessy, e prendesse tempo giocando con lei.

Sanvitale e Palmegiani discutono su questo caso, leggono gli atti, si interrogano, individuano troppe inesattezze nel racconto di De Negri, tornano alle testimonianze per evidenziarne le anomalie, e ragionano sui punti oscuri e sugli aspetti che invece sembrano credibili.

Sangue sul Tevere è un libro molto ben organizzato, che dimostra non solo l’acuto lavoro che vi è stato alla base, ma anche come la sua realizzazione sia stata ragionata. La pista investigativa, in questo e negli altri casi affrontati nel libro, è seguita con giudizio e cautela. Sembra quasi che il lettore sia presente negli incontri tra Sanvitale e Palmegiani, al bar o in strada.

Ma il volume da spazio ad altre storie: pensiamo a quella della valigia contenente resti umani trovata il 16 novembre 1932 alla stazione Centrale di Milano, che aveva viaggiato a bordo di un treno partito da Torino. L’autore del crimine, per la verità non molto furbo [come poi capirete una volta letta la storia], si scoprirà poi essere Cesare Serviatti, la vittima verrà invece identificata in Paola Gorietti, una cameriera che ebbe la sola colpa di aver risposto ad un annuncio di matrimonio dell’uomo: come lei altre sei donne caddero vittima dell’omicida. Si continua poi con un’altra e altrettanto macabra storia: il ritrovamento della testa di un uomo nel fiume Tevere, il 21 luglio 1969, da parte di due bambini. Di lì a poco la Squadra Mobile rinverrà due sacchi nel canneto, sul lato sinistro della sponda del fiume Tevere, e, tra le acque, un braccio maschile con un tatuaggio. Si scoprirà poco dopo che i sacchi contengono resti umani appartenenti a due persone: Teresa Poidomani e suo marito Lovaglio Graziano, pregiudicato. Prostituta lei, e nullafacente lui, i due vivevano nel quartiere San Giovanni da pochi mesi. La Polizia Scientifica, entrata nell’appartamento della coppia, accerterà che la coppia era stata barbaramente uccisa nel loro appartamento, come avrebbero dimostrato anche le foto scattate all’epoca, alcune delle quali presenti nel libro: la casa era disseminata da tracce di sangue e aloni, che l’assassino, Vincenzo Teti, il “protettore” di Teresa – per alcuni il suo amante – aveva cercato di cancellare, ma inutilmente. Ad assistere all’omicidio, i due figli di Teresa, Luigi e Franco, quest’ultimo figlio anche di Graziano, cresciuti dalla nonna e per caso presenti la sera dell’omicidio nella casa della madre. La sera del delitto, risalente al 20 luglio 1969, verrà ricordata, quindi, non solo come la notte dello sbarco sulla Luna, ma anche come la data di uno dei crimini più efferati compiuti in Italia. Non vogliamo svelarvi altro, proprio perché vi invitiamo ad immergervi nella lettura di Sangue sul Tevere con spirito investigativo, certi che questo libro susciterà la vostra attenzione, così come le riflessioni, le analisi e le deduzioni dello psichiatra, psicoterapeuta e criminologo Vincenzo Mastronardi.

Gilda Signoretti

SANGUE SUL TEVERE

3.5 Teschi

Autore: Fabio Sanvitale, Armando Palmegiani, Vincenzo Mastronardi

Editore: Sovera Edizioni [www.soveraedizioni.it]

Pagine: 272

Illustrazioni/Foto: Si

Costo: 15,00 euro

Gilda Signoretti

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