Riccardo Freda nasce ad Alessandria d’Egitto, da genitori napoletani, il 24 febbraio 1909 e muore a Parigi il 20 dicembre 1999. Si tratta di un autore sottovalutato dalla critica italiana, come molti artigiani del nostro cinema, ma è un abile regista che sperimenta quasi tutti i Generi in voga negli anni Sessanta-Ottanta.
La critica francese stima Freda, forse perché più propensa ad accettare il cinema di Genere, senza etichettarlo e senza ricercare ad ogni costo significati e messaggi.
Gli esordi di Freda sono sotto il segno del cinema storico-avventuroso [Don Cesare di Bazan, 1942; Aquila nera, 1946; I Miserabili, 1947 e Beatrice Cenci, 1956 ].
Il regista si caratterizza come ottimo autore di horror, film di spionaggio e lavori mitologici. Freda ha pure il primato – che alcuni contestano con argomenti che non condividiamo – di aver diretto I vampiri [1957], primo horror italiano di cui resta traccia, un classico ispirato ai gotici della Hammer che anticipa elementi del moderno cinema dell’orrore.
Gli storici del cinema ricordano come primo horror italiano Il mostro di Frankenstein, girato nel 1920 da Eugenio Testa, ma è un lavoro fantasma, di quel film non è rimasto niente, soltanto il titolo. Non ci sono mostri nel film di Freda, ma esiste una realtà permeata di elementi fantastici, composta da scienziati pazzi, nobildonne che non vogliono morire e desiderano scoprire il segreto dell’eterna giovinezza, amori orribili che superano le soglie della morte. Riccardo Freda è un regista che pesca a piene mani nel gotico, il film è ambientato in un castello cadente, tra cripte, passaggi segreti, cimiteri, teschi e fioche luci di candela, ma al tempo stesso cerca di essere moderno.
La sua rappresentazione del male è calata all’interno di una società composta da mostri, persone senza cuore che uccidono e rubano il sangue delle vittime per donare la giovinezza a una megera che vuole coronare un sogno d’amore. Per Freda, non serve esibire il male ricorrendo al soprannaturale e ai mostri della fantasia, perché il vero male è dentro la società, i mostri sono persone comuni che spesso scatenano passioni incontenibili.
I vampiri segna il cammino per l’horror italiano più moderno e originale, anche se non va dimenticato un ottimo cinema di mostri realizzato da Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento.
I vampiri è scritto e sceneggiato da Piero Regnoli [ex critico di cinema dell’Osservatore Romano] e dallo stesso Riccardo Freda [che si firma Rick Sjöström], Mario Bava completa la regia per le ultime scene, dirige la fotografia e realizza ottimi trucchi.
Roman Vlad e Franco Mannino compongono musiche intense e suggestive da film horror d’atmosfera, come tradizione negli anni Cinquanta-Sessanta. Il montaggio di Roberto Cinquini è abbastanza serrato, soprattutto nella seconda parte, quando il regista realizza un crescendo di tensione verso un finale inaspettato.
Riccardo Freda avrebbe voluto un horror più spinto e onirico, il lieto fine non è una sua idea, ma un’imposizione dei produttori. Tra gli interpreti va segnalata un’ottima Gianna Maria Canale, nella doppia parte di Giselle e Marguerite De Grand, nipote e zia che in fondo sono la stessa persona. La Canale nasce nel 1927, è una vera e propria reginetta di bellezza dal fascino ambiguo e dagli occhi chiari di grande espressività. Nel 1948, Riccardo Freda la fa esordire nel cinema e la considera una musa ispiratrice, pure se l’attrice si ritira verso la metà degli anni Sessanta delusa da un mondo che non le tributa il successo che merita. Interpreta film di ogni tipo e sempre con Freda la ricordiamo sensuale eroina in Teodora, imperatrice di Bisanzio [1953]. Ne I vampiri è ben calata nel ruolo della giovane e affascinante Giselle, ma sa trasformarsi in una perfida assassina, la rugosa e vendicativa Marguerite. Gli altri attori sono Paul Miller, Antoine Belpêtré, Carlo D’Angelo, Dario Michaelis e Wandisa Guida.
Riccardo Freda fa una rapida comparsa alla Hitchcock nei panni di un medico. Riccardo Freda rivendica l’idea originale di fare un film horror e in una vecchia intervista ammette di aver costruito il soggetto in un solo giorno con l’aiuto di Piero Regnoli. Tra l’altro pare che la storia non fosse neppure scritta ma incisa in un magnetofono. Freda chiede alla produzione pochissimo tempo per girare, ha tutto in testa e sa come impostare l’azione. Le sue richieste si limitano alla Canale nei panni della protagonista, Mario Bava alla direzione della fotografia e Beni Montresor per la scenografia. La mano di Bava si nota pesantemente, soprattutto per un’ottima fotografia in bianco e nero che rende l’horror ancora più gotico e spettrale. I trucchi migliori sono opera sua, soprattutto l’eccezionale trasformazione dalla giovane Giselle alla vecchia Marguerite che in pochi secondi modifica il volto della Canale. Il trucco si ripete per due volte e sono i momenti più belli di una pellicola che in certi passaggi è ancora inquietante. Mario Bava gira le ultime scene perché Freda litiga con la produzione dopo due settimane di aspre tensioni e confeziona il lieto fine. La pellicola viene girata in meno di quindici giorni, ma è molto ben riuscita, sia per un suggestivo bianco e nero che per le parti orrorifiche ricche di trucchi ben congegnati. Il film è ambientato a Parigi, ma grazie ai modellini e ai trucchi creati da Freda e Bava viene girato in un teatro di posa romano, anche perché non ci sono soldi per costose trasferte e per riprese in esterno.
I vampiri parte da una trama gialla composta dai soliti cliché a base di omicidi, un ispettore che indaga, un giornalista curioso e intrigante, ma sconfina in un cinema dell’orrore mai sperimentato in Italia. Si tratta di un horror d’atmosfera che porta sul grande schermo un non morto che non succhia il sangue ma ruba l’energia vitale alle vittime. Riccardo Freda crede in un orrore sottile, psicologico, senza vampiri e senza mostri, raggiungendo il terrore con mezzi semplici e comuni, sfruttando la realtà. Niente di più moderno, visto che anticipa la tematica contemporanea del serial killer, dei delitti in famiglia e delle stragi immotivate ma reali. Gianna Maria Canale impersona la protagonista malefica che muove i fili di un insano gioco, aiutata da uno scienziato pazzo che vuole scoprire il mistero della vita umana. Il film cita la storia del mostro di Frankenstein nella sequenza in cui il macchinario dello scienziato riporta in vita un uomo morto, ma come ispirazione è importante la figura della contessa Bathory che pensava di restare giovane grazie al sangue delle ragazzine.
Ne I vampiri è un macchinario scientifico inventato da un mad doctor [che a un certo punto si finge morto] a ringiovanire Marguerite, ma lo strumento assorbe sangue dalle giovani prede come essenza vitale. Ricordiamo interessanti sequenze realizzate con la soggettiva dell’assassino, finestre che sbattono, porte che cigolano, particolari di mani fasciate da guanti neri. Tutti elementi che anticipano l’horror moderno a base di serial killer e di omicidi efferati. Mario Bava perfezionerà questa tecnica nei successivi thriller e horror, ma Fulci e Argento saranno degni continua-tori di una tradizione inaugurata da Freda. Interessante tutta la parte legata ai cliché del gotico con cripte, cimiteri, tombe scoperchiate, castelli cadenti, scienziati pazzi, servitori storpi, teschi e scheletri, passaggi segreti, visioni di morti scarnificati, balli con musica d’altri tempi e quadri che ricordano antenati scomparsi. Il film ruota attorno alla enigmatica figura di Gianna Maria Canale, innamorata del padre di un giornalista che indaga sul caso dei morti dissanguati. La donna cerca di tornare giovane per concupire il figlio, tanto simile a quel padre che non ha potuto avere. La trasformazione in una ragazza giovane e sensuale dura poco e lo spettatore assiste in diretta al ritorno delle rughe e all’invecchiamento della pelle.
La sequenza della trasformazione vale ancora oggi la visione del film per quanto è ben realizzata, ricorrendo a un trucco cinematografico perfetto. Il film è lento e decolla tardi, ma a partire dalla trasformazione della protagonista prende quota e diventa interessante. Lo spettatore contemporaneo deve storicizzarlo e soprattutto non fare caso a una serie di dialoghi impostati e a una recitazione spesso tirata via. Si deve tenere presente il budget irrisorio e la necessità di finire tutto in dodici giorni, cosa che non giova alla cura dei particolari. Mario Bava per la fotografia e per i trucchi, ma anche Montresor per le scenografie sono due elementi importanti per la realizzazione di un’ottima pellicola.
I vampiri è disponibile in DVD per la collana Sinister Film di CG Home Video.
Gordiano Lupi
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I VAMPIRI
Voto film:
Voto DVD:
Regia: Riccardo Freda
Con: Gianna Maria Canale, Carlo D’Angelo, Dario Michaelis, Wandisa Guida, Angelo Galassi
Durata: 85’
Formato: 2.35:1
Audio: Italiano Dual Mono
Distribuzione: CG Home Video – Sinister Film [www.cghv.it]
Extra: Trailer cinematografico; Featurette “Sete di sangue”