Dopo il brillante Searching for Sugar Man di Max Bendjelloul e il cruento The Act of Killing di Oppenheimer, Cynn e Anonymous, I Wonder Pictures, nuova casa di distribuzione, che, in stretto legame con la Unipol Biografilm Collection, è impegnata nella selezione e distribuzione dei migliori documentari nazionali e internazionali, distribuisce un altro particolare documentario: La maison de la radio, uscito al cinema giovedì 7 novembre [anche presso il nostro partner Nuovo Cinema Aquila], distribuito da Officine UBU.
Questa volta abbiamo a che fare con un documentario che, più che raccontare una o più storie, come accade di solito, le mostra, e lo fa quasi in silenzio, permettendoci di dare maggiore attenzione proprio ad uno dei nostri cinque sensi, l’udito.
Si, perché La maison de la radio, che vede il ritorno alla regia del famoso documentarista francese Nicolas Philibert [Un animale, alcuni animali, 1996; Ritorno in Normandia, 2007], è un documentario che, più che visto, va ascoltato con estrema attenzione.
Si viene, infatti, immersi nel mondo della prestigiosa Radio France, istituita nel 1975 con sede a Parigi, della quale non viene ricostruita la storia, come ci aspetterebbe, ma la sua quotidianità, fatta di suoni, musica, voci.
Philibert si introduce e ci introduce nei corridoi, negli uffici e nelle stanze della imponente e circolare struttura di Radio France, ma non intervista i suoi dipendenti né i suoi dirigenti, ma ce li mostra al lavoro, impegnati nella registrazione delle variegate trasmissioni radiofoniche che la maggior parte dei francesi segue ogni giorno con costanza.
La maison de la radio mostra genuinamente la giornata tipo degli speaker radiofonici, che, a turno, si sostituiscono durante la lunga giornata di 24 ore per condurre la loro personale trasmissione radiofonica. Ed ecco allora le sequenze dell’alba, alle quali seguono quelle del centro e delle periferie di Parigi, che confluiscono poi nella sede di Radio France, che dà il buongiorno ai suoi ascoltatori, e quelle della notte e delle strade spoglie di Parigi confluire negli ambienti illuminati di Radio France, equiparabile, per intenderci, alla BBC in Inghilterra o alla NPR negli USA, che fa compagnia agli insonni o a chi ama vivere la notte, o a chi, magari, è in giro in auto e ha acceso l’autoradio.
La particolarità di questo documentario sta proprio nell’efficace esperimento di non voler dare spazio alla storia e dunque al racconto, ma di osservare, spiandola, la vita lavorativa dei dipendenti di Radio France, descrivendo il loro modo di fare servizio pubblico semplicemente mostrandoceli all’opera.
E allora eccoli mentre recitano un testo teatrale; leggono un romanzo; conversano tra loro, prima, e con il pubblico, poi; o mentre si prestano consiglio su come esprimere un determinato concetto e con quale tonalità e modulazione della voce; o durante un programma a quiz con concorrenti in studio.
Gli ospiti che ogni giorno intervengono ai microfoni di Radio France prestano le loro voci per interviste, come quella ad Umberto Eco, per cantare, pensiamo all’esibizione della cantante Maria Vidal, o la presenza di coriste in studio di registrazione che provano dei pezzi; per recitare, per imitare persone, animali e suoni di ogni tipo, o per suonare, come il suggestivo spettacolo musicale di Frédéric Lodéon.
Gilda Signoretti
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LA MAISON DE LA RADIO
Regia: Nicolas Philibert
Uscita in sala in Italia: giovedì 7 novembre 2013
Produzione: Les Films D’Ici, Arte France Cinéma, Longride Inc.
Distribuzione: Officine UBU
Anno: 2013
Durata: 99′