Le strade di una imprecisata città italiana sono macchiate dai brutali omicidi di un altrettanto ignoto killer seriale. Il suo modus operandi è riconoscibile ma difficilmente interpretabile: l’assassino, uomo o donna che sia, si accanisce su giovani donne intorno ai trent’anni che sembrano, però, non avere nessun collegamento tra loro. Le rapisce e, dopo averle portate in un posto sicuro, le tortura, le sevizia e le uccide, per poi far ritrovare il cadavere in luoghi sempre differenti.
Sui corpi non ci sono tracce di violenza carnale, né impronte o segni che possano ricondurre all’identità dell’omicida. All’interno di questa intricata tela si muovono l’ispettore capo Elena D’Aquino [Francesca Rettondini] e l’ispettore Valerio Costa [Rosario Petix], bloccati nell’impossibilità di prevedere le mosse del killer, sino a quando una pista all’apparenza davvero strampalata sembra indirizzare i due poliziotti sulla strada della scrittrice di romanzi di Genere Dora Pelser [Egle Doria], dai cui libri l’assassino sembra trarre ispirazione per mettere in atto i suoi atti efferati.
Non cerca la novità il Nero infinito del giovane regista Giorgio Bruno [classe 1985], anzi mira ad instaurare un goliardico clima di comunanza di interessi tra i fautori e i fruitori, la maggior parte dei quali, si immagina, apparterranno proprio al sacro clan degli amanti del cinema di Genere.
E proprio all’interno di questa operazione-omaggio che Bruno, partendo dall’idea sviscerata già in un suo precedente cortometraggio, riesce a trovare la forza di affrontare un lungometraggio, con tutte le difficoltà che una produzione low budget riserva.
Nero infinito vive di citazioni più o meno palesate, dall’indagine argentiana alla struttura che strizza l’occhio al torture alla Hostel, fino alle personalità di tutto riguardo che il giovane regista riesce ad inserire all’interno del film:
Enzo G. Castellari come energico capo della polizia, Ruggero Deodato in un rapido cameo e Claudio Fragasso nelle vesti di un collaboratore delle forze dell’ordine piuttosto sui generis.
Non stona la presenza della protagonista, Francesca Rettondini, conosciuta in ambito televisivo ma che al cinema aveva già guardato in Nave fantasma di Steve Beck, nel 2002, affiancata da una presenza maschile, quella di Petix, che oscilla tra il serio e il faceto, tentando di sottolineare il profilo sornione dell’operazione di Bruno.
Di certo non perfetto, i difetti di Nero infinito si possono identificare, innanzitutto, nella sviluppo della sceneggiatura, troppo poco convincente, che meglio avrebbe potuto sfruttare i binari del rapporto tra violenza reale e violenza immaginata suggerita dal rapporto con la letteratura, e nei consueti difetti di messa in scena riscontrabili in un’opera prima low budget.
Le sue lacune non arrivano, però, a ledere l’efficacia del film indie: il Nero infinito di Giorgio Bruno si dimostra un godibile thriller di bassa produzione, che strizza l’occhio al cinema che fu. Colonna sonora di Marco Werba, compositore ormai affezionato e davvero a suo agio nel Genere.
Luca Ruocco
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NERO INFINITO
Regia: Giorgio Bruno
Con: Francesca Rettondini, Rosario Petix, Riccardo Maria Tarci, Giovanna Crisciuolo
Sceneggiatura: Riccardo Trovato, Davide Chiara
Produzione: Cinemaset
Distribuzione: Nedioga Entertainment
Anno: 2012
Durata: 82’
Trailer: