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LES ÉCLATS di Sylvain George

leseclats1“Questa generazione non ha mai assaporato la vita”. È così che si esprime, in merito alla sua condizione di profugo, uno degli immigrati protagonisti di Les éclats, che può considerarsi una prosecuzione dei due precedenti lavori di Sylvain George: L’impossible, 2009, e Qu’ils reposent en révolte, 2010.

Il tema è quello dell’immigrazione e della denuncia alle democrazie europee, ma soprattutto la descrizione della resistenza clandestina. Il porto di Calais è la meta ambita da molti immigrati che provengono, per la maggior parte, dall’Eritrea, dal Sudan, dall’Iran e dall’Afghanistan, che da Calais, città del nord della Francia, mirano a raggiungere l’Inghilterra.

Nel 2002 Nicholas Sarkozy, in qualità di ministro dell’Interno, non ancora presidente della repubblica francese, incentivò i controlli della polizia nei confronti dei migranti, rispediti, se privi di permesso di soggiorno, nelle loro terre d’origine dal tribunale di grande istanza.

Le leggi sull’immigrazione, dunque, si irrigidirono, e, sempre nel 2002, Sarkozy ordinò lo sgombero e quindi la distruzione del campo di Sangatte, gestito dalla Croce Rossa, e abitato dai “naufraghi della terra”, come uno dei migranti si definisce; questo spiega il motivo per cui, in Les éclats, gli immigrati si comportino come fossero dei vagabondi sempre in cerca di un nascondiglio.

leseclats3E allora si dà il via alle retate da parte delle forze di polizia, alle perquisizioni, alle cacce all’uomo e agli arresti. Ma George punta in particolar modo a descrivere la resistenza clandestina, che implica sacrificio e cattiveria, quest’ultima necessaria per sopravvivere.

“Le nostre condizioni di vita non sono buone, ma non abbiamo scelta”, confessa un afghano allo stesso regista, ed è per colpa delle scarsissime condizioni igieniche che le malattie e le infezioni trovano terreno fertile in corpi denutriti e volti scavati, e anche la tubercolosi miete vittime. Eppure, nonostante tutto, si chiacchiera del più e del meno e si ride. La libertà con cui gli immigrati si relazionano con George è sorprendente.

Il regista evita di ricorrere alla commozione perché, in primis, rinuncia ad entrare nella vita privata di questi uomini, che conosciamo infatti solo superficialmente. Les éclats è uno sguardo d’insieme sulla condizione dell’immigrato in Francia: quanta verità c’è nelle parole di un immigrato afghano che riflette sullo sfruttamento da parte dell’Occidente delle risorse dei paesi del Medio Oriente, mentre la popolazione orientale vive in povertà in una terra che invece è ricca, tra le altre cose,  di uranio o petrolio.

leseclats2Presentato al Nuovo Cinema Aquila lo scorso autunno, e in concorso al Torino Film Festival, dove si è aggiudicato il premio come miglior documentario, o, tra gli altri, al Filmmaker Festival di Milano, e inoltre presentato a sorpresa all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, Les éclats è un documentario meritevole di attenzione. Intanto è apprezzabile l’uso del bianco e nero, affascinante da subito, come i contrasti buio-luce. George fa uso di campi larghi, sporadicamente intervallati da primi e primissimi piani.

Les éclats si apre in modo molto lento, indugiando per lungo tempo su dettagli e paesaggi tetri; poi si entra nel merito della storia, e si viene incanalati con una certa prudenza, nel contesto della condizione della clandestinità europea.

leseclats5Purtroppo, però, dopo una prima metà, il documentario sembra girare continuamente intorno a sé stesso, ripetendosi, e si fa fatica, perciò, a seguirlo con l’attenzione prestata precedentemente. Pur essendo gli immigrati i protagonisti di Les éclats, a loro è dato poco spazio, e se da un lato ciò può essere considerato una mancanza, dall’altro, però, va detto che la volontà del regista è di riprenderli mentre condividono tra loro le giornate e mentre, esausti dall’ultima fuga della polizia, si riposano.

Les éclats è anche il nome di un progetto che, per dare fruibilità al documentario di Sylvain George, organizza una serie di eventi singoli e proiezioni su tutto il territorio italiano ed europeo, non avendo potuto usufruire della programmazione nelle sale cinematografiche, eccetto, appunto, il solo caso del Nuovo Cinema Aquila, che lo ha messo in programmazione ad ottobre 2011.

Gilda Signoretti

LES ÉCLATS [MA GUELE, MA RÉVOLTE, MON NOM]

2 Teschi

Regia: Sylvain George

Produzione: Noir Production, CNC, de la Coopérative Plonnière, Fondation Abbé Pierre

Distribuzione: Paola Cassano e Caterina Renzi

Anno: 2011

Durata: 84’

Trailer:

InGenere Cinema

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