«Per quanto l’intelletto si spinge, non potrà mai raggiungere i confini dell’anima». La saggezza antica non va considerata anacronistico rispolvero di un classicismo a tutti i costi; ma, aggiornata ai nostri tempi, declina l’efficacia delle sue coordinate anche a secoli, millenni di distanza. Queste parole di Eraclito non solo sostanziano quest’opera di Nicolò Bongiorno, in bilico fra reportage e documento culturale, ma l’intera azione intellettiva di Gustavo Adolfo Rol.
Nato a Torino nel 1903 e deceduto nel 1994, la sua incidenza concettuale fu a tal punto fervida ed eterogenea, da fargli rifuggire qualsivoglia tentativo di classificazione. E cos’è in fondo la classificazione se non l’anelito umano a definire l’indefinibile per trovare serenità e raziocinio? Ma di raziocinio, di quello squisitamente scientista, nell’esistenza di questo ragguardevole pensatore ve n’è poco; o meglio latita quell’ortodossia positivistica degli accadimenti empiricamente verificabili, quelli ingabbiabili da un teorema o una regola.
La sua vita, e lo testimoniano a piene mani i suoi amici nel film in oggetto, fu costellata di esperimenti, di «giochi» [come lo stesso Rol amava dire] di trasformazione materica, visioni di luoghi lontani, letture del pensiero, premonizioni.
Ecco dunque il motto del filosofo greco Eraclito.
Pur ammettendo infiniti dubbi, Rol teorizzava l’esistenza di un «mondo dietro il mondo» [parafrasando il sottotitolo del film, ripreso a sua volta da Nietzsche], una dimensione innervata di spirito, anima, impalpabilità, che consente un grado di conoscenza e possibilità impensabili alla pretesa scientifica comunemente materialista e che ha condizionato la laicità degli ultimi nostri secoli.
Bongiorno, dimostrando un passionale e pervicace trip nella mente e nelle azioni di Rol, ne delinea i connotati con puntualità rispettando un rigoroso ordine e bilanciando le componenti filmiche con possente polso di sceneggiatura. Utilizza filmati datati per incarnare visivamente i suoi inizi [la celebre scoperta legata ai mazzi di carte che, a dispetto della sensazione di potenza, gli procurò un tale disagio da farlo ritirare per qualche tempo alla vita conventuale]; intervista persone di varia estrazione aprendosi a un ventaglio di punti di vista assai ampio e funzionale al racconto; arricchisce alcuni momenti di pregevole effettistica speciale per delineare le sfumature del suo pensiero. Ne consegue un ritratto contenutistico convincente e avvincente che storicizza con pulsante perentorietà la figura fin troppo trascurata dalla storia «che conta» di Rol.
E i contenuti convolano a giuste nozze con la forma: Bongiorno soddisfa tutte e tre le principali strategie di rappresentazione interna dello spettatore. Da un punto di vista visivo illumina la narrazione con un luce perfetta e adeguata ai vari momenti; contrappunta il tutto con varie arie musicali di ampissimo respiro e canzoni meravigliose del compositore [tra cui la divina «Figlia del cielo»]. E infine solletica in qualche frangente la tattilità di chi osserva con lisergiche immagini coloratissime e fuori dal tempo in cui liquidità di rumore e sostanza si mescolano.
Vari aspetti trasversali convergono nel corso di tutta l’opera: il radicato credo cattolico di Rol [«Tutto quello che io sono e faccio – dice – viene di là, noi tutti siamo una parte di Dio»], i suoi poteri stupefacenti, la sua chiarezza nel non considerarsi superiore ma toccato da suggestioni che, aggirando la sua volontà, gli facevano compiere cose fuori dal comune.
Rol rifiutò sempre l’invito della comunità scientifica di formalizzare o meno le sue facoltà [che per lui «facoltà» non erano, come già detto poco sopra]. E l’autore Bongiorno mostra alcune testimonianze di scettici che lo inquadrano come una sorta di illusionista capace di trucchi appositamente studiati.
Qualunque sia la verità, pare lapalissiano che alcuni avvenimenti furono francamente dettati da forze inspiegabili [alzi la mano chi è in grado con il trucco di far riempire una stanza di castagne cadute dall’alto]. E che dire della capacità di Rol di prevedere situazioni di pericolo [«Ti senti come nudo con lui» dice un intervistato], elemento che lo faceva prodigare per dare una mano e fare del bene.
Un uomo, Rol, evidentemente animato da sete e amore di conoscenza, tanto è vero che non monetizzò mai il suo «talento»; e ne avrebbe avuto ben donde, dato il rispetto e la curiosità che suscitò nelle menti di altissimi uomini politici, giornalisti, intellettuali e imprenditori.
Bongiorno si pone sempre con la giusta distanza nel non fare in modo che il paranormale si lanci in un soliloquio, né tanto meno spettacolarizza l’argomento. Ma, ponendosi in bilico fra scienza e filosofia/religione, corpo e anima, erodendo presunte certezze di atei e materialisti, insinua la domanda: «Come facciamo a sapere che tutto ciò che non è spiegabile oggi non lo sarà in futuro?». In fondo lo stesso Rol era convinto che nel futuro le sue capacità sarebbero state appannaggio di tutti.
Alessio Bacchetta
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ROL, UN MODO DIETRO AL MONDO
Regia: Nicolò Bongiorno
Distribuzione: Medusa
Formato video: 1.33:1
Lingua: italiano dolby digital 2.0 – sottotitoli italiano per non udenti – inglese
Extra: Interviste [Nicolò Bongiorno, Cesare Romiti, Roberto Gervaso con «Intervista impossibile»], scene tagliate, Rol pittore, il diario del ’27, la casa di Rol, Fellini e il viaggio di Mastrorna, Rol in video
Anno: 2007