[Luca Ruocco]: Come nasce il progetto “Like Icke”? Come e quando siete entrati in possesso del materiale girato dalla troupe americana?
[Federico Greco]: E’ accaduto tutto circa due anni fa quando fui contattato dalla troupe, che aveva visto il mio film Il mistero di Lovecraft. Quasi subito ho chiamato Francesco Cortonesi e Danilo Arona perché intravedevo una straordinaria opportunità e la volevo condividere con un amico sceneggiatore e uno scrittore che amo molto. Mi sembrava di aver messo in piedi un terzetto perfetto per affrontare l’enorme, complessa, affascinante mole di lavoro che si profilava.
[LR]: Quanto di questo girato siete riusciti a visionare, e di quanto siete entrati in possesso? Davanti a cosa vi siete trovati?
[FG]: Gli accordi tra noi e gli autori [Riccardo Belson, Sandro Altiner e Monica Jordan, la producer] non ci consentono di rivelare tutto. Deve essere chiaro che Like Icke è un’opera di fantasia, come sottolinea Francesco più sotto. Anche i nomi che ho citato sono inventati. E’ una serie televisiva che, a partire da vicende reali, vi costruisce intorno un’architettura narrativa per sottolineare e spettacolarizzare alcuni punti chiave che ci affascinano.
Contiamo di rilasciare un teaser ogni due/tre mesi con altro materiale originale e dei documenti inediti. Quello che ho visto è davvero molto interessante. Ci sono alcune interviste, per esempio, in cui è molto difficile tracciare una netta linea di confine tra ciò che il testimone sta dicendo davvero e ciò che sta inventando per ragioni televisive. Riccardo, che è il regista e il capo progetto del format, non è sempre esplicito quando gli chiediamo conto di situazioni del genere. La sensazione è che ciò che abbiamo solo percepito – e poi rielaborato del nostro Like Icke – possa essere vero: i tre hanno messo insieme i pezzi di un puzzle molto più grande di loro e ne hanno [o ne stanno ancora pagando] le conseguenze.
La cosa ancora più interessante è che tutto il loro lavoro nasce da una motivazione fortemente personale del regista. Qualcosa di molto delicato che mi è stato chiesto di non approfondire. Abbiamo però la sensazione che Riccardo abbia tentato di esorcizzare, con questo progetto, un problema molto drammatico del suo passato che forse ha a che vedere con il fatto che non ha mai conosciuto i suoi genitori ed è stato adottato da una coppia newyorchese quando aveva solo pochi giorni.
[Francesco Cortonesi]: All’interno di Like Icke il mio compito è quello di analizzare i misteri e scrivere parte delle storie dei protagonisti, quindi non ho avuto rapporti diretti con la troupe americana e non mi sono neppure preoccupato di procurarmeli. Federico, Danilo e io siamo a nostra volta una sorta di troupe con ognuno dei ruoli ben distinti. Per fare bene quello che devo fare ho chiesto espressamente a Federico di sapere nulla di più di quanto alla fine si sarebbe mostrato in pubblico, perché è quello e solo quello che interessa a me. Del resto tutti sanno che Federico ha realizzato Road To L., in assoluto il miglior mockumentary italiano, oltre che il primo, quindi non vorrei che si pensasse che Like Icke è l’ennesimo mockumentary, visto che adesso spuntano fuori come funghi. Lo dico chiaramente: Like Icke NON è un mockumentary, ma semmai [e non solo] una serie tv SUI mockumentary. Su come nasce l’idea, su come si passa all’azione e su come possa capitare a volte che la realtà si riveli ben più misteriosa del mistero che si credeva di trattare.
[LR]: Federico, tu hai in passato lavorato ad un mockumentary… Chi ha seguito “Road to L.” potrebbe pensare ad una “variazione sul tema”. Cosa c’è di diverso in “Like Icke”?
[FG]: Dopo Il Mistero di Lovecraft – Road To L. ho pensato a lungo all’ipotesi di un nuovo falso documentario ma poi ho capito che il mockumentary è un genere come un altro – per quanto mi affascini molto. Perciò mi sono detto che lo avrei affrontato solo se mi fosse capitata per le mani una storia che richiedeva quello come strumento narrativo specifico. Non volevo fare un nuovo mockumentary solo per il gusto di farlo, l’avrei sbagliato. C’è anche da dire che sono affascinato, più in generale, dal linguaggio meta-cinematografico. Sto per chiudere la post-produzione di un lungometraggio, Quilty, realizzato all’interno del mio corso di cinema del CineTeatro di Roma, che si inerpica proprio sulla difficile strada del “cinema nel cinema”. E un cortometraggio finanziato dal MIBAC con Gian Marco Tognazzi e Regina Orioli, Nuit Americhèn. Anch’esso ruota intorno a una narrazione meta-lingustica e si diverte a prendere in giro il cinema horror italiano underground a budget zero di oggi.
Quando però mi sono imbattuto nel materiale realizzato dalla troupe italo-americana ho capito che avevo trovato ciò che stavo cercando: un’ottima storia e insieme l’opportunità di superare il mockumentary. Like Icke infatti non è un mockumentary, è il racconto del dietro le quinte di un mockumentary [un format tv sui misteri italiani, una programma televisivo spazzatura che reinventa e forza la realtà a partire da accadimenti reali]. E’ una differenza sostanziale.
[LR]: Pensate che il vostro progetto possa rivelare una verità scomoda e difficile da accettare? Qual è la vostra posizione personale riguardo le tematiche trattate?
[Danilo Arona]: Personalmente mi piace credere alla possibilità di vite aliene. Come non trovo affatto inverosimile che esista il cover-up e che visitatori di altri mondi o dimensioni siano da tempo in giro per il nostro mondo [che so, magari “cifrati” da vegetariani] e in aumento esponenziale. Io, che ragiono sempre un po’ da “scrittore” [con tutta l’autoironia possibile], amo le tesi da controinformazione, per capirci, anche per il potenziale creativo che si portano dentro. Scrivo spesso, ad esempio, della “percezione dell’Apocalisse” [imminente perché così la percepiamo…], ma ci vado sempre con i piedi di piombo perché allo scrittore è dato sognare e svisare, al ricercatore no. Nell’intimo sono convinto che Like Icke sia portatore di una verità non tanto “scomoda” quanto indigeribile per la scienza ufficiale e dogmatica, però servono prove e al momento abbiamo soltanto in pugno brandelli di verità. Semplificando: il mio ego profondo tifa per gli alieni, quell’altro un po’ più emerso tende a ragionare un po’ come San Tommaso. Niente di strano: essendo dei Gemelli e un po’ schizzato, qui dentro siamo in due… a meno che l’Altro, appunto, non sia l’alieno.
[FG]: Personalmente sono affascinato dalle presunte motivazioni che hanno portato la troupe ad abbandonare il progetto. Mi sembra di potervi scorgere gli indizi di un complesso e affascinante tentativo di debunking da parte di una non meglio precisata struttura di gatekeepers. Insomma, il racconto portato all’estremo di come oggi si possa modificare la realtà agli occhi delle masse con intenti di potere. Mi pare un argomento molto attuale e raccontarlo con il fanta-horror mi sembra la strada migliore per essere efficaci. Like Icke, già nel titolo, racconta anche e soprattutto questo.
[FC]: Sono uno scettico incallito, ma adoro i misteri di questo tipo. Per quanto ne so Like Icke è comunque fiction e quindi non credo che rivelerà qualcosa al mondo, forse anche perché da un certo punto di vista non credo che ci sia più molto da rivelare al giorno d’oggi [ride]. E’ vero però che si tratta di una fiction che indaga la realtà e questo perché a noi interessava particolarmente parlare del modo in cui viene gestita oggi l’informazione e di come vengono “rivelate” le notizie scomode. Sostanzialmente è questo il concetto alla base di Like Icke. E credo sia questo il suo vero punto di forza.
[LR]: Francesco, nel primo dei pitch trailer viene inglobato nel progetto il personaggio di NOF4, su cui tu hai già lavorato a teatro. Cosa ti lega a NOF4, e cosa lega lui a “Like Icke”?
[FC]:Nannetti Oreste Fernando [NOF4] era senza dubbio una persona straordinaria. Non credo assolutamente fosse folle, anche se decenni d’internamento di certo lasciano il segno. C’è da dire inoltre che NOF4 è finito in manicomio a Volterra per un’incredibile serie di errori giudiziari e nonostante tutto quel tempo passato là dentro è riuscito ha trovare un suo modo per resistere. Il graffito che ha inciso sul muro esterno del manicomio di Volterra è una vera opera d’arte. Vedere per credere. La vita di NOF4 è per me una vera fonte d’ispirazione, ma più di ogni altra cosa un simbolo di resistenza contro l’ingiustizia. Riguardo al suo legame con Like Icke, diciamo che fondamentali sono i misteriosi contenuti del suo graffito. Il fatto che scrivesse con caratteri molto simili a quelli della scrittura etrusca, che parlasse di un misterioso sistema telepatico in grado di comunicare con lui e che avesse incluso nel suo graffito numerose astronavi è senza dubbio interessante. Sostanzialmente è un enigma. Del resto chiunque abbia avuto la fortuna di vedere la sua opera d’arte al manicomio di Volterra lo riconosce. Cosa si nasconde o si potrebbe nascondere dietro quest’opera d’arte? E’ una domanda che ci siamo posti.
[LR]: Avete già avuto risposte importati per la messa in produzione della serie?
[FG]: Sì. Una società canadese ha firmato una lettera d’intenti per l’acquisto e la messa in onda della serie in Canada e per la post-produzione. Aspetta di conoscere la nostra proposta di cast. Stiamo cercando un co-produttore per chiudere il restante 70% del budget. Il progetto non è pensato per essere realizzato e prodotto con soldi italiani perché sappiamo che sarebbe molto difficile trovarli. Ma siamo aperti anche a co-produzioni italiane. Stiamo cercando di vagliare anche la disponibilità delle varie Filmcommission, visto che ogni episodio di Like Icke si svolge in una provincia diversa.
Insomma, i teaser hanno prodotto la giusta curiosità, ma ancora non siamo nelle condizioni di poter dire che stiamo per partire con la pre-produzione.
Luca Ruocco
Like Icke – Pitch Trailer 2:
Like Icke – Pitch Trailer 1: