In pochi sanno che Mario Bava, oltre ad aver diretto meravigliosi film horror, gialli all’italiana e thriller, si è dedicato anche al western. Già nel 1964 aveva diretto La strada per Fort Alamo, firmandosi John M. Old, per poi continuare a trattare il genere nel 1965 con Ringo del Nebraska, diretto insieme con Antonio Román,che firma però da solo la regia.
Roy Colt & Winchester Jack, esce per la prima volta in DVD nella collana CineKult, distribuito da CG Home Video, è uno spaghetti western molto divertente, che prende in giro il Genere, che negli anni ’60-’70 tanto andava di moda, e difatti è una parodia dei film più significativi italiani, diretti da Leone, Corbucci, Margheriti, Damiani.
Roy Colt [Brett Halsey]e Winchester Jack [Charles Southwood]sono amici da una vita, pur se spesso in lite per motivi futili. Reduci da un’ultima scazzottata più violenta del solito, i due si separano, e ognuno prende la propria strada. Roy si impegna a mettere la testa a posto, mentre Winchester conosce una ragazza indiana, Manila [Marilù Tolo], che ha appena salvato dalle mani dei suoi prigionieri, che la accusano di aver ucciso il suo compagno.
Insieme decidono di assaltare una diligenza che trasporta un carico d’oro, ma non sanno che a scortarla c’è proprio Roy. Il bottino, però, fa gola non solo a Jack, ai suoi uomini e a Manila, ma anche al Reverendo [Teodoro Corrà], un personaggio alquanto misterioso e molto buffo. Roy e Jack sono destinati a sopportarsi a vita, e anche stavolta, il finale ci mostra un’altra scazzottata.
È un Bavainusuale, perché per la prima volta si cimenta in un film per lui anomalo, dove il ricorso alla risata è frequente, e dove tutto è gestito con molta leggerezza. Molti critici hanno osservato i frequenti errori di regia, sia nelle finte ambientazioni sia nel ricorso agli stunt, palesemente diverse dagli attori protagonisti, ma certamente Bavaha volontariamente fatto ricorso a questi espedienti per ironizzare, servendosi anche di una musica caricaturale, in modo completosu un Genere che andava forte.
Roy Colt & Winchester Jack non sarà un capolavoro, ma è un film piacevole, che regala bei momenti di umoristici. Il cast comprende attori validi, parte dei quali, come Brett Halsey [Oggi a te domani a me di Tonino Cervi], Charles Southwood [Dai nemici mi guardo io di Mario Amendola], Teodoro Corrà [Django il bastardo di Sergio Garrone] già protagonisti di altri film western.
Gilda Signoretti
Il boss malavitoso Michele Barresi [Mario Merola], appena arrivato negli Stati Uniti, sotto falsa identità, per allargare gli affari e sfuggire alla situazione siciliana, che stava diventando opprimente, si vede immediatamente costretto a sfuggire alla polizia. Consigliato dal suo avvocato, il malavitoso si costituisce, pensando di incorrere unicamente in una pena pecuniaria, ma dall’Italia il commissario Berardi [il poliziotto coi baffi per eccellenza Maurizio Merli], sta lavorando per incastrarlo e riportarlo nelle gattabuie italiche. Dopo aver convinto un importante testimone [Biagio Pelligra] a parlare, il commissario parte per gli Stati Uniti, ma il suo non sarà un viaggio di piacere…
Sempre CineKult riscopre uno degli ultimi titoli del poliziottesco all’italiana: Da Corleone a Brooklyn, un ibrido indagine e road movie, che può vantare nel cast il più famoso tra i nostri poliziotti di ferro e il re della sceneggiata napoletana.
È proprio la struttura da road movie a regalare nuova linfa al Genere, e a rendere il film di Lenzi un cammino di espiazione, non per forza a lieto fine, che conduce il commissario sulle tracce del famoso boss, dalle pericolose strade dell’Italia degli anni di piombo alle altrettanto mortali quartieri americani, dove la malavita organizzata italiana aveva ormai messo ferme radici.
L’edizione distribuita da CG Home Video, presenta tra gli extra l’interessante Palermo – New York: solo andata, un’intervista alternata a Umberto Lenzi e Biagio Pelligra [quest’ultimo solo in audio], in cui oltre a raccontare curiosità sulla genesi e gli sviluppi di Da Corleone a Brooklyn, il regista si dilunga su altri titoli appartenenti alla suo filmografia poliziottesca.
Luca Ruocco
Nato come rielaborazione italiana deI Diabolici di Henri-George Clouzot, Il dolce corpo di Deborah [1968] di Romolo Guerrieri ha, all’interno della nostra cinematografia di Genere, l’importante ruolo di avviare la branca del giallo erotico, poi portato all’apice delle produzioni firmate da registi come Sergio Martino e che trovarono in una giovane Edwige Fenech una carnale scream queen.
Con uno scarto di pochi anni, a tenere le redini del thriller di Guerrieri è l’ex Baby Doll Karrol Baker, imbrigliata in unosporco triangolo di amore, soldi e menzogne.
Deborah [Carrol Baker] e Marcel [Jean Sorel], freschi sposi, lasciano gli Stati Uniti per volare in Europa e passare il viaggio di nozze nel paese natale dell’uomo.
Il passato di Marcel, però, inizia a manifestare più di uno scheletro nell’armadio: Susan [Ida Galli, in arte Evelyn Stewart] la sua ex ragazza, morta suicida, sembra non essere troppo contenta del suo stato esiziale e, come un’ombra malamente profetica, inizia a tormentare gli sposini, con piccole provocazioni, messe in atto da una mano invisibile, e con un’ossessiva musica proveniente da pianoforte e giradischi.
Come se non bastasse, un vecchio conoscente, Philippe, accusa Marcel di essere il vero responsabile della morte di Susan; insomma non proprio il clima ideale per un viaggio di nozze, e tornare in America sembra l’unica soluzione. Ma niente è ciò che sembra nel thriller di Guerrieri, e il rientro in patria non risolverà del tutto i problemi della coppia, che pare incapace di uscire dalla ragnatela che una mano invisibile sembra avergli creato attorno. I punti di vista saranno ribaltati nel finale, come nelle migliori tradizioni, ma il film non brilla per capacità di sostenere l’attenzione dello spettatore, e la parte erotica del film risulta troppo staccata dalla trama thrilling. Nel film anche George Hilton, nome noto per molti successivi titoli del filone thriller-sensuale.
L’edizione DVD CineKult include una lunga intervista [circa 25 minuti] al regista, che spiega anche la poca convinzione con cui egli si approcciò a questo sotto-Genere e i problemi relativi alla censura.
[LR]
Titolo ben più controverso ed ispido da imbrigliare all’interno di un Genere è il Càlamo[1976] di Massimo Pirri: Riccardo [Lino Capolicchio] è il giovane rampollo di una famiglia borghese. Seminarista passivamente convinto, ma troppo spaventato dal doversi rapportare con la realtà, è rimpallato tra l’incestuoso rapporto con la sorellastra [Valeria Moriconi] e la voglia di lasciarsi alle spalle le sue responsabilità di crescita, diventando prete.
Tra i laidi tentativi di un genitore di piegarlo alla lussuria, e i poco convinti consigli spirituali di un prete, Riccardo inanella frustrazione e insoddisfazione fino al casuale incontro con l’affascinate Marina [Paola Montenero], una misteriosa ragazza che, insieme al suo gruppo di pseudo-hippie, farà scoprire al giovane borghese la differenza tra la vita falsa e impostata che la sua famiglia gli aveva fatto conoscere, e il loro modo, un po’ incosciente e un po’ mistico, di prendere le cose alla giornata.
Riccardo si innamorerà immediatamente della giovane sconosciuta che gli farà scoprire nuove facce della vita [l’amore, il sesso, la comunanza…] per condurlo lentamente alla morte [mentale, prima, e fisica, poi].
Nell’intervista “Dolce fiore carnivoro”, l’attrice Paola Montenero racconta nascita e sviluppo del film [e regala “una buona parola” a tutte le altre donne del cast!], fino a svelare il significato del titolo: il càlamo, infatti, pare sia una pianta carnivora che, come Marina fa con Riccardo, prima attira la sua preda, inebriandolo con il suo polline, poi la uccide.
Primo film da regista per Pirri, che aveva avuto una carriera da aiuto in tv e in alcuni documentari, Càlamo è summa di vari livelli di lettura, che vanno da una spietata satira sociale [la ripugnante borghesia e la nuova generazione fuori da ogni schema], l’analisi introspettiva del protagonista maschile, la dualità di amore ed eros, un freddissimo realismo contrapposto a scene reali che paiono provenire dal mondo dei sogni. Ne sono esempio lo pseudo-rito ambientato sulla spiaggia e il primo incontro sessuale di Riccardo e Marina, che prima vanno in giro per la città [abitata da immobili vecchi] entrambi in abito talare, e poi finiscono dentro una stanza completamente bianca.
A chiudere il DVD CineKult anche un’audio-intervista al regista.
[LR]
ROY COLT & WINCHESTER JACK
Regia: Mario Bava
Con: Brett Halsey, Charles Southwood, Marilù Tolo, Teodoro Corrà
Durata: 85’
Formato: 16:9 – 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Distribuzione: CG Home Video – CineKult [www.cghv.it]
Extra: Era mio padre [interviste a Lamberto Bava e Roger A. Fratter]; Trailer; Galleria fotografica
DA CORLEONE A BROOKLYN
Regia: Umberto Lenzi
Con: Mario Merola, Umberto Lenzi, Laura Belli, Biagio Pelligra
Durata: 90’
Formato: 16:9 – 1.85:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Distribuzione: CG Home Video – CineKult [www.cghv.it]
Extra: Palermo – New York: Sola andata [interviste a Umberto Lenzi e Biagio Pelligra]; Trailer; Galleria foto
IL DOLCE COPO DI DEBORAH
Regia: Romolo Guerrieri
Con: Carrol Baker, Jean Sorel, Ewelyn Stewart, George Hilton
Durata: 91’
Formato: 16:9 – 2.35:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Distribuzione: CG Home Video – CineKult [www.cghv.it]
Extra: Tra il gallo e il nero [interviste a Romolo Guerrieri]; Trailer; Galleria foto
CÀLAMO
Regia: Massimo Pirri
Con: Lino Capolicchio, Valeria Moriconi, Paola Montenero, Raffaele Curi
Durata: 106’
Formato: 16:9 – 2.35:1
Audio: Italiano Dolby Digital 2.0
Distribuzione: CG Home Video – CineKult [www.cghv.it]
Extra: Dolce fiore carnivoro [interviste a Paola Montenero]; La grande promessa [audio-intervista a Massimo Pirri]; Trailer; Galleria foto