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ISOLE di Stefano Chiantini

isole1Se interrogato sul problema della distribuzione in Italia, Gianluca Arcopinto non lesina parole e non risparmia frecciatine mirate a chi di dovere, ma soprattutto non se ne sta a mani conserte comodamente seduto nel proprio ufficio ad aspettare che qualche risposta positiva piova per miracolo dal soffitto sulla sua scrivania o che all’improvviso squilli il telefono per annunciargli buone novelle; piuttosto preferisce scendere direttamente in campo, pur di dare visibilità alle opere da lui prodotte e parcheggiate in soffitta in attesa di scoprire quale destino le attende. In questo modo non fa altro che diventare artefice del suo stesso destino, scegliendo per i suoi film le vie dell’autodistribuzione come ai tempi della compianta Pablo, invece di affidarli alla “macelleria” distributiva nostrana, oramai sempre più simile a un agglomerato di service che a una rete capillare.

Dalle ceneri del passato che fu risorge così la neonata Zaroff, l’etichetta con la quale il produttore romano ha deciso di rituffarsi nelle acque infestate della distribuzione tricolore per provare a portare nelle sale [e non solo] le sue “creature”. A inaugurarla è Isole di Stefano Chiantini che, dopo un discreto cammino nel circuito festivaliero internazionale [da Toronto a Varsavia, da Durban a Londra, passando per Madrid e Victoria], approda finalmente sugli schermi, e non solo, a partire dall’11 maggio.

isole2La vera notizia non è tanto legata al fatto che Arcopinto si sia ri-avventurato nella distribuzione o che la terza pellicola diretta da Chiantini sia riuscita a vedere il buio della sala, piuttosto a come quest’ultima arriverà agli occhi dello spettatore di turno, attraverso una diffusione mirata, frammentata nel tempo, discontinua ma ordinaria, che prevede il tradizionale lancio in un numero cangiante di copie in un numero imprecisato di cinema collocati a livello nazionale [a Roma una sola anteprima il 10 maggio al Nuovo Sacher, il giorno dopo gli spettatori di questa sala riceveranno insieme al biglietto acquistato per il titolo in cartellone, una copia omaggio in dvd], accompagnato da una diffusione sul web [dal 16 al 20 maggio sarà possibile vederlo gratuitamente in streaming su Repubblica.it] e in home video. Un esperimento a nostro avviso da fare in una stagione disastrosa per quel cinema indipendente che è transitato nel circuito ufficiale, che può aprire nuovi scenari dal punto di vista della visibilità, degli introiti e della metodologia di fruizione di un prodotto audiovisivo. Solo il tempo ci dirà se è la strada giusta da percorrere, scacciando dalla mente l’idea che bei film come Isole possano essere considerati come dei vuoti a rendere, perché non lo sono affatto. Nel frattempo restiamo alla finestra ad assistere a cosa succede, limitandoci ad analizzare l’ultima fatica dietro la macchina da presa del regista di Avezzano.

Si tratta di una favola moderna che mescola armoniosamente dramma e melò, ambientata in un’isola deserta e ventosa, con abitanti poco ospitali e diffidenti, dove nasce tra timidi approcci una storia d’amore tra un immigrato clandestino e una giovane donna apicultrice, che ha scelto il silenzio dopo una dolorosa vicenda privata. Il loro incontro, ostacolato dalla cattiveria di alcuni abitanti, si sviluppa lentamente nella casa canonica di don Enzo, l’anziano tutore della donna che li ospita.

isole3La storia di Ivan e Martina si riversa corpo e anima in una sceneggiatura dove i silenzi tuonano emotivamente più delle parole, dove a contare sono i personaggi, il vasto spettro di umanità che ricoprono e le relazioni sentimentali e affettive che si vanno lentamente a sviluppare tra di loro, dove i luoghi [gli splendidi scenari naturali delle Tremiti] appaiono vivi e pulsanti come le esistenze che li percorrono [torna alla mente Respiro]. Esistenze che incrociano i fili delle rispettive solitudini: da una parte quella di una donna che sceglie di lasciarsi andare facendo i conti con il passato che l’ha spinta a un dialogo muto che bandisce parole superflue a favore di una comunicazione corporea ed ematica, dall’altra quella di un uomo che ritrova il sorriso, l’affetto di qualcuno e il rispetto per la sua condizione. A vestire i loro panni un’Asia Argento che, nel fare a meno della voce, è bravissima a comunicare con il corpo, gli occhi e i gesti, un Ivan Franek magnetico ed essenziale, con il solito straordinario Giorgio Colangeli a fare da collante nel ruolo di don Enzo. Il trio si tramuta in una sorta di meccanismo di vasi comunicanti, retto da una reciproca dipendenza affettiva, fisica, umana e sentimentale.

Per raccontare l’amore di queste due solitudini, Chiantini punta tutto sugli sguardi, sul non detto, in un lavoro che scava in profondità, attraverso una sottrazione che a una lettura superficiale può sembrare che non racconti nulla, ma che al contrario ci inonda di cose, fatti, volti e sensazioni. La cinepresa del regista abruzzese queste solitudini le insegue, le spia, le asseconda, lasciandole però libere, sottolineandone i gesti, gli accenni, i particolari, le sfumature, del loro agire. Isole è quel tipo di cinema minimalista mai spocchioso e altezzosamente autoriale, un tipo di cinema che sa parlare al cuore, delicato e intenso, che passa attraverso tematiche sospese e luoghi indefiniti che diventano il palcoscenico dell’anima. Dunque, è difficile non intravedere nella scrittura e nella sua conseguente messa in scena una chiave metaforica che identifica i personaggi del film come le isole del titolo, separate dalle acque del mare ma facenti parte di un arcipelago.

Francesco Del Grosso

 

Regia: Stefano Chiantini

Con: Asia Argento, Ivan Franek, Giorgio Colangeli

Uscita in sala in Italia: venerdì 11 maggio 2012

Sceneggiatura: Stefano Chiantini

Produzione: Obraz Film

Distribuzione: Zaroff Film

Anno: 2011

Durata: 92’

Trailer:

InGenere Cinema

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