Cercate l’espressione “artigiano del cinema” sul dizionario: troverete la foto di Terence Young. Classe 1915, nato a Shangai, durante la sua sterminata carriera dietro la macchina da presa, Young ha diretto qualsivoglia tipologia di pellicola, attraversando i Generi con una personalità poliedrica e vettoriale, capace di metterlo a suo agio tanto nella spy-story quanto nel mitologico, nel thriller o nel western.
Tanti, troppi i film diretti da Terence Young, analizzarne la parabola non è compito facile. Mario Gerosa riesce nell’impresa quasi calandosi nei panni del regista, scandagliandone la produzione con fare analitico, attento e minuzioso, votato più alla ricostruzione di un animo artistico, quello di Young, piuttosto che concentrarsi sulla ricerca di una comune chiave di lettura poetica che possa legare assieme ogni regia riportata. Non c’è nulla che manchi all’appello ne Il cinema di Terence Young, ad ogni elemento viene conferito il posto a sedere che merita, si tratti di apogeo di critica e pubblico, come nel caso di Licenza di uccidere [1962], Dalla Russia con amore [1963], Thunderball: Operazione tuono [1965]; o di produzioni più avvezze ai gusti di chi nel cinema è sempre alla ricerca della lettera “B”, come nel caso di Le guerriere dal seno nudo [1974].
Gerosa approccia alla figura di Young come ogni appassionato del suo cinema si aspetterebbe e augurerebbe, dando spazio e voce sia ai protagonisti [vedi le interviste a Ken Adam, Ursula Andress, Alessandro Celi, Ennio Morricone, Luciano Palluzzi] che agli appassionati [nel caso specifico della prefazione affidata a Edward Coffrini Dell’Orto, presidente dello 007 Admiral Club], non lesinando però approfondimenti tematici, senza rinunciare quindi ad entrare nelle situazioni ricorrenti dei film di Terence Young. Esempio lampante il paragrafo 4 del saggio in questione [probabilmente il cuore pulsante dell’operazione tutta], frazionato in ordine alfabetico e intitolato “I temi del cinema di Terence Young”. Una preziosissima e sintetica rubrica, bignami a portata di mano per iniziare a comprendere quanto profonda in realtà fosse l’opera di un cineasta invero troppe poche volte citato.
Young che trasuda ammirazione per Howard Hawks e che tira le orecchie a “i ragazzi di Cahiers du Cinèma” [rei di mettere Samuel Fuller e Nicholas Ray sullo stesso piano dei mostri sacri Ford e Wyler], Young che paragona la brillantezza dialettica di James Bond a Nietzsche, Young il regista che privilegiava gli spazi chiusi e che permetteva a Charles Bronson di figurare in alcuni dei migliori film della sua carriera, come L’uomo dalle due ombre [1970], Joe Valachi… I segreti di Cosa Nostra [1972] e Sole Rosso [1971]; Young, l’artigiano del cinema che permise ad Audrey Hepburn di uscire da Tiffany e di diventare un’attrice da thriller con Gli occhi della notte [1967] e Linea di sangue [1979].
Mario Gerosa riesce a trasmettere tutto ciò. E non è abilità da poco.
Luca Lombardini
Autore: Mario Gerosa
Editore: Edizioni Il Foglio [www.ilfoglioletterario.it]
Pagine: 315
Illustrazioni – Foto: Sì
Costo: 18,00 €