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FANGIO e POLE POSITION

fangio1Se per un cinefilo risulta difficile liberarsi dal ricordo ancora vivo nella mente e dalle tante emozioni legate allo scorrere sul grande schermo delle immagini e delle parole contenute in Senna, lo straordinario biopic del 2010 che Asif Kapadia ha dedicato alla vita e alla carriera dell’indimenticabile pilota brasiliano, allora la visione di due must del filone documentaristico sul mondo delle quattro ruote come Fangio – Una vita a trecento all’ora e Pole Position – I guerrieri della Formula 1, non può che alimentare il desiderio dello spettatore di rituffarsi nel passato per riscoprire le origini di uno sport e dei suoi più grandi interpreti.

Uno di loro è, e resterà tale nei decenni a venire, Juan Manuel Fangio, pilota argentino le cui imprese al volante sono scolpite in maniera indelebile nella storia dell’automobilismo sportivo. A cento anni dalla sua nascita [il 24 giugno del 1911] riemerge dagli archivi della Titanus, all’interno della collana Mondo Movie edita da 01 Distribution, una piccola perla del Genere che gli rende il giusto tributo, diretta da Hugh Hudson nel 1980 e inspiegabilmente ancora inedita.

Come si dice: non è mai troppo tardi e finalmente arriva sugli scaffali nostrani Fangio – Una vita a trecento all’ora. Il film ripercorre la parabola agonistica di un grande campione delle corse, capace in vent’anni di carriera [dal 1938 al 1958] di conquistare la bellezza di cinque titoli iridati con quattro scuderie diverse, partecipando a più di duecento gran premi in tutto il pianeta. Un apologia in senso positivo, avvolta da un’aurea di romanticismo, che mette sul piedistallo un pilota che ha trasformato la guida in una forma cinetica di arte. Ad arricchire la narrazione, cucita in maniera impeccabile da un montaggio efficacissimo, grazie ad un sapiente utilizzo dei preziosi materiali d’archivio combinati con riprese live dell’allora presente, anche parentesi private che regalano al pubblico di appassionati e non un controcampo intimo di un personaggio pubblico. A raccontarne le esaltanti vittorie, ma anche le cocenti sconfitte, attraverso un road movie spazio-temporale che dalle sterrate piste argentine ci porta negli autodromi che lo hanno visto sfrecciare a bordo di vetture griffate Alfa Romeo, Ferrari, Maserati e Mercedes, un regista che già al suo esordio nel lungometraggio di fiction con una pellicola a sfondo sportivo era riuscito a incantare le platee, vale a dire Momenti di gloria. Anche in questo documentario, Hudson riesce sostenere il tutto con un trasparente fervore morale, che sa conciliare gli intenti spettacolari con le ambizioni d’autore, la nostalgia per un’epoca di solidi ideali con una rappresentazione che sa essere anche critica. Il vecchio e il nuovo si incrociano per dare vita ad un’opera, tra le più riuscite sull’argomento, che sa essere allo stesso tempo biografia classica e documento storico. Fangio diventa così protagonista di un documentario coinvolgente e di ottima fattura, che possiede nel proprio

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dna filmico il ritratto incancellabile di un’epoca.

Un’epoca e una storia, quella dell’automobilismo e dei suoi tenori, che avrà il suo ideale proseguo in Pole Position – I guerrieri della Formula 1, altro titolo ad essere sottratto dalla polvere degli scaffali Titanus per arrivare per la prima volta sul mercato home video nostrano. Diretto dal trio formato da James Davis, Ronald King e Oscar Orefici, il documentario realizzato nel 1980 è un racconto corale incentrato sulla categoria regina delle quattro ruote, piuttosto freddo e discontinuo, assemblato piuttosto che montato secondo un’idea ben precisa. L’irritante e onnipresente voice over rappresenta il collante per tenere insieme gli argomenti trattati, ma non basta a dare una parvenza di unità stilistica e narrativa all’intera operazione; esattamente come era accaduto due anni prima in Formula 1 – Febbre della velocità di Ottavio Fabbri. Ne viene fuori un reportage di stampo televisivo di cento faticosi minuti, costruito a zonzo per autodromi [dal Belgio al Sud Africa, dagli Stati Uniti al Brasile, passando per l’Italia] e che vive di sussulti di spettacolare impatto visivo, legati alle sequenze delle corse e ai drammatici incidenti verificati, che lasciano troppo spesso il testimone a divagazioni e parentesi inutili alla causa. A tal proposito, impossibile non citare Grand Prix [1966] di John Frankenheimer, affetto dalla stessa inconsistenza contenutistica che pesa su Pole Position, alleggerita solo parzialmente dall’alta qualità tecnica che permette allo spettatore di godersi da casa o in sala lo show offerto dal circo delle corse.

Se pur introdotta a più riprese si sente la mancanza di una vera e propria analisi sociologica sul retroterra di questo ambiente. Non basta inserire qua e la spezzoni di interviste a piloti, meccanici e costruttori, per entrare in una dimensione di pericolo e paura che vede la morte fare capolino in più di un’occasione, con lo scopo di spiegare al destinatario quante e quali rischi si prende un corridore tutte le volte che entra nell’abitacolo e preme l’acceleratore. Purtroppo, Pole Position ha il demerito di raccontare solo un gigantesco baraccone in eterno movimento, popolato da quelli che per molti sono e resteranno zingari di lusso. Per fortuna ci pensano perle come Senna a farci cambiare opinione a riguardo.

Francesco Del Grosso

 

FANGIO – UNA VITA A TRECENTO ALL’ORA

Regia: Hugh Hudson

Durata: 84’

Formato: 4:3 – 1.37:1

Audio: Italiano Mono

Distribuzione: 01 Distribution [www.01distribution.it]

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POLE POSITION – I GUERRIERI DELLA FORMULA 1

Regia: James Davis, Ronald King, Oscar Orefici

Durata: 99’

Formato: 4:3 – 1.66:1

Audio: Italiano Mono

Distribuzione: 01 Distribution [www.01distribution.it]

Extra: /

InGenere Cinema

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