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BURIED di Rodrigo Cortés

Buried (Sepolto, 2010) di Rodrigo Cortés, può considerarsi, a buon merito, il film rivelazione di questo autunno 2010. Se leggendo la trama si può, comprensibilmente, pensare che ci si annoierà a morte, una volta raggiunta la poltrona ci si accorge che la considerazione della  “pre-visione” altro non era che uno scontato pregiudizio.

Buio pesto. Un respiro pesante, profondo, inaugura la prima sequenza del film.

Paul (interpretato da Ryan Reynolds) si è appena svegliato. Batte la testa contro qualcosa di pesante, la ribatte. Si accorge che c’è poca aria. Entro pochi secondi, passata la confusione iniziale, si accorge di non essere stato vittima di un brutto sogno, ma di vivere un incubo nella realtà.  Non riesce ancora a capire in quale posto si trovi, non riesce a decifrarlo. Comincia ad ansimare, a tastare la superficie in cui si trova. Il battito cardiaco aumenta, e così la paura e la mancanza d’aria. Trova accanto a sé un accendino, la fioca luce della fiamma gli rivela che è stato rinchiuso in una bara. Sepolto vivo.

Come, chi, quando, e perché, soprattutto? Per le domande c’è poco tempo.  Occorre salvarsi, uscire di lì e più presto possibile.

Misteriosamente scopre di avere accanto a sé anche un cellulare e una torcia. Il mistero si infittisce. Il cellulare è l’unico strumento per comunicare col mondo. Ma chi chiamare per avere soccorso? Di chi fidarsi? Paul sa che da non solo non potrà farcela. La sua vita dipende da altri.

Buried è un crescendo di tensione, ansia, adrenalina, pathos.

Cortés riporta la tensione sullo schermo, una tensione palpabile e reale, e questo riconoscimento è d’obbligo perché, pur partendo da una trama molto semplice, dalla scelta di affidarsi a poche inquadrature, e di riprendere un solo luogo-non luogo, presentato ber ben 97 minuti allo spettatore, senza altre distrazioni, raggiunge una originalità e una credibilità senza pari, e comunque da troppo tempo omessa e redarguita.

Nonostante l’unica e strettissima location, il regista riesce a lavorare con senso e personalità sulle inquadrature mai scontate, e sempre interessanti. Eccellente la recitazione di Ryan Reynolds, non costruito e, soprattutto, molto credibile nei momenti di panico.

Gilda Signoretti

InGenere Cinema

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