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YOUTH – La giovinezza di Paolo Sorrentino

youth1Il giro di boa post premio Oscar è un traguardo assai difficile da affrontare.

E in molti erano rimasti in attesa aspettando il nuovo lavoro di Paolo Sorrentino dopo il pretestuoso ma apprezzatissimo La grande bellezza che intellettualismi, fellinismi, interpretazioni attoriali, mammaRoma, tecnicismi, dolceVita a parte, suonava un po’ a vuoto.

L’auto-referenzialità e la fredda auto-celebrazione, museale, il suono asettico e allo stesso tempo imperativo, s’è ormai incarnato nella stessa poetica del regista napoletano che con Youth – La giovinezza calca deciso sul pedale su un’autorialità visiva e concettuale ormai ben riconoscibile.

In una clinica di benessere di lusso, situata ai piedi delle Alpi, si svolge per l’ennesima volta nell’arco degli ultimi 20 anni, una sorta di vacanza-ritiro di due amici di vecchia data: Fred Ballinger, un noto compositore e direttore d’orchestra, ormai ritiratosi dalle scene dopo uno spiacevole evento familiare, e Mick Boyle, un regista affermato che sta lavorando, assieme ad un gruppo di giovani e appassionati sceneggiatori, al suo nuovo film-testamento.

youth2Entrambi sulla soglia degli ottant’anni, Fred e Mick trascorrono le loro giornate in clinica tra lunghe passeggiate tra le bellezze naturali [che si sostituiscono a quelle di Servillo nella Roma storica, nel precedente lavoro], e chiacchierando in maniera assai sospesa di passato e futuro, soffermando con minuta filosofia di cose assai concrete, come una vecchia fiamma di entrambi che, forse, uno dei due riuscì a portarsi a letto [anche se non se ne ricorda più] e sui problemi di urinazione dovuti alla prostata, come due personaggi scivolati via dalle pagine di Samuel Beckett, e finiti in una realtà altrettanto sospesa, e ancor più pretestuosa.

Come già ne La grande bellezza, anche la drammaturgia di Youth – La giovinezza si concretizza in un rimbalzare dell’attenzione, che l’autore suggerisce a chi guarda, dal protagonista in decadenza [fisica e morale], che stavolta è sdoppiato nel duo Caine-Keitel, in tutta una serie di personaggi altri e decisamente sui generis. In questo caso, la clinica di bellezza accoglie, oltre al compositore e al regista, una sorta di star hollywoodiana costruita a immagine e somiglianza di Johnny Depp [Paul Dano]; un’obesa caricatura di Diego Armando Maradona; una escort davvero poco affascinante, Miss Universo [Madalina Diana Ghenea]; un monaco tibetano su cui aleggia il fantomatico dono di riuscire a sollevarsi dal suolo con la sola forza della meditazione; uno scalatore timido ed impacciato; una coppia di maturi sposi che vive nel più completo mutismo; fino ad arrivare alla dolce e fragile figlia del musicista, Leda [Rachel Weisz], appena uscita da una lunga relazione con il figlio del regista, di cui è ancora innamorata.

youth3Nell’esasperata ricerca dell’elemento distrattivo, Sorrentino esaspera la sua storia anche di elementi razionalmente immotivati, che distolgono l’attenzione [degli stessi protagonisti bloccati in una monotona parvenza di quotidianità] dai discorsi personali e alti dei due protagonisti.

Il regista, i personaggi, gli attori, lo spettatore, non devono [e non vogliono?] percepire i reali significati dei dialoghi riguardo la natura del desiderio, eventi del passato e altalenanti speranze su un futuro rifiutato o avidamente voluto, per questo vengono distratti da trovate sceniche fanciullesche: dal passaggio di un ciclista che percorre un viale su una sola ruota, al finto Maradona impegnato in una serie di palleggi con una pallina da tennis, fino ad arrivare al bagno terapeutico della statuaria Miss Universo che, completamente nuda, sfila in piscina davanti agli occhi dei due anziani protagonisti per distendersi, poi, a riposo nell’acqua e poi scomparire nel nulla, lasciando in chi guarda la sensazione di un improvvisa falla di sceneggiatura e, allo stesso tempo, la consapevolezza di una sottolineatura registica riguardo l’inserimento unicamente distrattivo del personaggio nella storia, tanto arbitrario da non meritare un’evoluzione.

youth4L’accettazione che una vita tribolata ma appagante [anche dal solo punto di vista lavorativo e artistico], possa considerarsi una vita normalmente felice, equivale all’accettazione che un film che si interessi ad intavolare seri discorsi esistenziali, voglia poi perdersi nell’ironia, nell’intrattenimento spicciolo, nell’ostentata perfezione visiva, specchio deformato di una completezza che non può esistere nella vita vera.

Vacua vita così come vacua è l’arte, anche quella di Sorrentino; da riempire con i significati di cui abbisogna chi vive, chi guarda.

Luca Ruocco

YOUTH – La giovinezza

2.5 Teschi

Regia: Paolo Sorrentino

Con: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda

Uscita in sala in Italia: mercoledì 20 maggio 2015

Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

Produzione:  Indigo Film, Medusa Film, Barbary Films, Pathé, France 2 Cinéma, Number 9 Films, C-Films

Distribuzione: Medusa Film

Anno: 2015

Durata: 118’

InGenere Cinema

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