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THE JAIL – L’INFERNO DELLE DONNE di Vincent Dawn [Bruno Mattei]

THE-JAILAnche il cinema di pura [e genuina] exploitation può vantare i suoi gloriosi pionieri. Autori [per alcuni mestieranti improvvisati] che hanno avuto il privilegio di bazzicare tra i sottoGeneri più folli e scorretti del ventennio Settanta/Ottanta. Chi ha amato questi immaginari e i loro artefici non potrà che abbandonarsi ad una lacrimuccia di fronte al nome del mai troppo compianto Bruno Mattei. Uomo di cinema a tutto tondo che è passato a più riprese dalla regia al montaggio, destreggiandosi tra zombi famelici, sadici nazisti, prorompenti donne in gabbia o lussuriose suore dedite all’amore saffico, cyborg assassini, topi mutanti affamati di carne umana e altre leccornie simili. Il tutto con uno stile sempre improntato all’eccesso più frenetico e irriverente. Insomma, un nome e una garanzia.

Uno dei filoni che hanno caratterizzato la sua sconfinata filmografia risponde alla sigla di W.I.P. [che sta per Women In Prison], ad indicare prodotti caratterizzati da ammalianti donzelle rinchiuse dietro le sbarre e sottoposte ad una serie di torture fisiche e sessuali. In Italia due tra i titoli più rappresentativi appartenenti a questa cerchia portano appunto la firma del nostro.

Parliamo di Violenza in un carcere femminile e Blade Violent [a.k.a. I Violenti], girati entrambi agli inizi degli anni Ottanta, ovvero quando il Genere iniziava a mostrare il fiato corto ma riusciva ancora a ritagliarsi un proprio mercato. Solo un piccolo [grande] genio come Mattei poteva pensare di rispolverare un prodotto con queste caratteristiche nel nuovo Millennio. The Jail – L’inferno delle Donne [conosciuto anche come Anime Perse] è infatti datato 2006, ovvero talmente fuori tempo da suscitare simpatia anche solo per questo. Il film fa parte di una manciata di titoli direct-to-video che il regista ha girato in fretta e furia poco prima di morire, tutti per la produzione di Giovanni Paolucci e rimasti per anni inediti nel nostro paese.

Lo script [curato da Antonio Tentori con la collaborazione degli stessi Mattei e Paolucci] potrebbe essere sulla carta quanto meno appetibile: siamo nelle Filippine [altra vecchia conoscenza del cinema BIS] e la protagonista viene condotta, insieme ad altre donne, in una terribile prigione situata su un’isola sperduta.

Per far capire da subito l’aria che tira, si inizia con una paffuta direttrice che fa frustare il corpo di una prigioniera ormai deceduta [?!] come monito per le altre. Tra urla di terrore e perfide risate a go-go, si passa alla classica scena delle docce con le secondine che hanno il loro momento di gloria nel sottoporre le detenute al trattamento con la sistola. Poi si scopre che il boss del posto seleziona le più gnocche per farle prostituire nel proprio bordello e tra queste, ovviamente, la protagonista, che in un primo momento sembra resistere alle avances dell’uomo. Fino a quando viene obbligata ad assistere alla scena di una sua compagna legata ad un letto mentre un serpente sibilante le entra in mezzo alle gambe. L’eroina lascia quindi cadere la sua maschera di guerriera e diventa la favorita del viscido boss, ma si tratta solo un piano per organizzare una fuga insieme ad un gruppetto di altre carcerate. Parte così una caccia al topo nel bel mezzo della giungla, con gli inseguitori che sghignazzano senza sosta [letteralmente] giusto per ribadire che sono più cattivi che mai.

A questo punto quel volpone di Mattei dimostra di non aver affatto perso la sua verve e si scatena nel mettere in scena un notevolissimo campionario di efferatezze: una delle evase vittima di una trappola appuntita che la trasforma in una sorta di groviera, un’altra che viene disintegrata [anche qui nel senso letterale del termine] a colpi fucile e addirittura quella fatta a pezzi con un machete, con tanto di dettaglio di seni e lingua asportate. Solo la protagonista riesce a fuggire e… colpo di scena finale [senza spoiler]. Fin qui ci sarebbero tutte le carte per farne un piccolo cult, se non fosse che la resa audio e video si avvicina quasi ad un porno amatoriale [di male in peggio con il doppiaggio del Dvd italiano], le scenografie e i costumi [con un plauso obbligatorio per la scena in cui spuntano addirittura una sorta di indios incazzati] sono quanto di più squallido si possa immaginare e la recitazione [dialoghi annessi] qualcosa di demenziale.

Ma per fortuna resta la mano dell’irriducibile Mattei, di nuovo celato sotto lo storico pseudonimo di Vincent Dawn [con il quale ha firmato la maggior parte dei suoi titoli più conosciuti]. Pochi gli inserti scippati da altri film a cui il regista ci ha spesso abituati: questa volta ci limitiamo ad un serpente su un ramo e ad un tuffo da una cascata. Soffermandosi ad un giudizio oggettivo, abbiamo a che fare con un prodotto indifendibile sotto ogni aspetto, in grado però di regalare ancora qualche gioia allo spettatore più nostalgico. Mezzo voto in più spudoratamente regalato perché a Bruno/Vincent si vuole bene a prescindere.

Lorenzo Paviano

THE JAIL – L’INFERNO DELLE DONNE

Regia: Vincent Dawn [Bruno Mattei]

Con: Yvette Yzon, Jim Gaines, Amelie Pontailler, Love Gutierrez, Dyane Craystan, Odette Khan

Sceneggiatura: Antonio Tentori, Bruno Mattei, Gianni Paolucci [Giovanni Paolucci]

Produzione: Gianni Paolucci [Giovanni Paolucci] per La Perla Nera

Distribuzione: D.N.A.

Anno: 2006

InGenere Cinema

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