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BLADE RUNNER 2049: Il Panel con Denis Villeneuve e Sylvia Hoeks

Blade Runner 2019 PanelSoffro molto l’estrema segretezza che si è resa necessaria attorno a questo film, che potrei definire come il mio migliore, ma sfortunatamente, viviamo in un epoca nella quale il piacere di rovinarci la sorpresa è diventato irrefrenabile“. Ha esordito così Denis Villeneuve al panel romano dedicato alla sua nuova pellicola, Blade Runner 2049, sequel del capolavoro di Ridley Scott. Incontro nel quale sono state mostrate in anteprima alla stampa nostrana, alcune sequenze sensazionali del film.

Sarà un mondo diverso, per chi conosce il primo Blade Runner. La visione del futuro era potente, nel titolo originale, mentre questo film dimostra come le cose non siano andate per il verso giusto.” Ha raccontato il regista, accompagnato da una delle sue interpreti, l’elegantissima Sylvia Hoeks.

Il clima si è evoluto in modo disastroso e chi sopravvive lo fa in condizioni terrificanti. L’oceano si è alzato e le città sono protette da giganteschi muri. Muri anche digitali.” Ha rivelato Villeneuve, il quale è apparso desideroso di affrontare temi e ambizione di un sequel tanto atteso. “Internet non è una bella cosa per noi sceneggiatori, perché sappiamo bene come non ci sia nulla di più noioso che vedere un poliziotto alla scrivania che cerca notizie sul computer. Ecco perché ci siamo inventati il black out, una distruzione di tutti i dati, con l’analogico che torna a dominare sul digitale. Tale evento ci ha condotto a una riflessione sulla nostra memoria, su quanto si fragile e su come sia importate proteggerla.”

A farsi carico di questo onere è l’Agente K interpretato da Ryan Gosling:

“Quando abbiamo iniziato a scrivere la storia Ridley Scott ha subito pensato a Ryan Gosling come protagonista, era entusiasta della storia, lui me l’ha proposto, e io trovai straordinaria la sceneggiatura e il personaggio, che era perfetto per Ryan. Nessuno altro avrebbe potuto interpretare l’Agente K e abbiamo subito escluso che ci potessero essere dei sostituti.” Una vera dichiarazione d’amore e di stima per un attore che è certamente tra i più bravi della sua generazione. “Ryan non aveva mai fatto film di questa portata, ma quando ha letto lo script se n’è innamorato. Non ho avuto difficoltà a convincerlo, ha accettato spontaneamente, si è ispirato all’Harrison Ford del primo capitolo, ma il suo lavoro è un po’ più complesso rispetto al primo Blade Runner. E’ un uomo solo in un thriller esistenziale. Io amo gli attori che non fanno gli attori, amo coloro che diventano il personaggio, che lo incarnano perfettamente. Un attore come Clint Eastwood porta presenza, senso, senza neanche battere ciglio, ha il carisma necessario per poter raggiungere l’obiettivo senza muoversi. Sfumature emotive in modo spontaneo, come Harrison Ford.”.

Se non bastasse, il regista canadese, ha tenuto a chiare la sua scelta: “Perché Gosling? Perché è un artista straordinario, un attore di grandissimo talento, Ryan è in ogni inquadratura, il film pesa sulle sue spalle, ci sono pochi attori con il suo carisma. Ho scelto tutto il cast ma anche tutte le comparse, una ad una, su migliaia di proposte. Ho fatto tutto io.”.

A testimoniare tale lavoro Sylvia Hoeks che ha raccontato un po’ del suo personaggio e il rapporto speciale con le altre due grandi star di Blade Runner 2049: Jared Leto e Robin Wright: “Non sarebbe mai potuta capitare offerta migliore rispetto a questa, sono felicissima di far parte di questo progetto. Nel film lavoro per Jared Leto, sono il suo braccio destro, i nostri due personaggi hanno un rapporto complesso, con una relazione molto intensa. Il mio è un personaggio alla ricerca della propria identità, un po’ una Audrey Hepburn sotto acido. Uno degli aspetti che può attirare l’attenzione del pubblico è l’inedito lato femminile, ci sono donne forti in questo sequel. Lavoro con Robin Wright e ricordo che proprio il primo giorno ho girato una scena con lei ed è stata così gentile, anche se la scena in questione era molto intensa. Nel mio ruolo sono stata molto fortunata, perché ho potuto esplorare un’ampia gamma di elementi, una ricca tavolozza. E’ stato il ruolo più divertente della mia carriera. Jared è un attore che applica il metodo, ed è stato molto affascinante vederlo sul set, perché non è mai uscito dal personaggio. Non lo conoscevo, non avevo mai lavorato con un attore come lui. Quando si è presentato la prima volta che si siamo visti si è presentato come Wallace, personaggio del film.”.

Infine il regista di Arrival e di Prisoner ha esposto l’utilizzo della CGI in questa sua incursione nel mondo originato da Philip Dick.

“Quando si fa un film sci-fi la CG è molto importante, è chiaro, ma da subito ho scelto di costruire tutti i set. Questo avevo chiesto alla produzione e questo mi avevano chiesto tutti gli attori. Niente green screen, abbiamo ricostruito tutto. Ho avuto il privilegio di lavorare con un budget che mi ha consentito di costruire tutti gli ambienti, tutti i veicoli, andando al di là dei miei sogni più sfrenati. Un film come si facevano un tempo, siamo tornati alle origini del cinema, con cose vere, e per questo ringrazio la produzione. E’ più facile anche per gli attori, che possono così concentrarsi sulle proprie emozioni e non sul green screen alle loro spalle. Mi piace lavorare con attori che abbiano delle idee, che contribuiscano con nuovi spunti, e questo può accadere solo se siamo davvero liberi. Lavorando con i green screen cambia tutto, devi fare continui calcoli, e poi odio il verde. Preferisco set reali, certo abbiamo anche usato la CG, ma in modo limitato”.

Blade Runner 2049 uscirà nelle nostre sale il prossimo 5 ottobre e noi stiamo letteralmente contando i giorni che ci separano da questo evento.

Paolo Gaudio

 

Roma, settembre 2017

InGenere Cinema

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