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PATERSON di Jim Jarmusch

Nel Natale cinematografico italiano, fatto delle solite commedie, degli immancabili cartoon, e di uno spin-off di grande livello che non ha bisogno di ulteriori presentazioni, trova spazio, inaspettatamente, Paterson, il nuovo gioiello di Jim Jarmusch. Il merito di tale scelta – coraggiosa e rigenerante per il pubblico della sala – è senza dubbio di Cinema, nuova società di distribuzione di un veterano di questo mestiere, Valerio De Paolis.

Paterson vive a Paterson, nel New Jersey, città di poeti – da William Carlos Williams a Allan Ginsberg – che oggi appare in piena decadenza. Trentenne autista di bus, il nostro protagonista, interpretato da Adam Driver, vive una vita metodica accanto a Laura, donna piena di progetti ed entusiasmi, e a Marvin, bulldog inglese. Ogni giorno, Paterson scrive delle poesie su un taccuino segreto da cui non si separa mai. Una settimana nella sua vita, scandita giorno dopo giorno dalle sue abitudini e dalla sua routine, permette al regista di Solo gli amanti sopravvivono, di fare un piccolo capolavoro di semplicità, profondità e poesia. Moltissima poesia. La reiterazione degli eventi e il lento svolgersi della vita fotografato da Jarmusch, riempie il cuore di chi osserva che non può non ingaggiare una forte empatia con questo protagonista. Già, perché questo film, riesce, inquadratura dopo inquadratura, a trasformare ciò che solitamente definiremo come “tempi morti”, in un sentimento dolcissimo e poetico – appunto – che avvicina gli spettatori al giovane autista-poeta.

Paterson è uno specchio nel quale è impossibile non riconoscersi, e la ripetizione delle sue giornate, somiglia a quella che ognuno di noi compie quotidianamente. La struttura scelta dal regista newyorkese è per molti versi sperimentale e rischiosa, ponendo la circolarità e lo scorrere delle giornate in un flusso continuo che non sembra subire sconvolgimenti. Tutto procede come il giorno precedente – o quasi – con la sveglia al mattino al solito orario, la medesima colazione di sempre e il percorso in autobus all’interno di questa piccola cittadina del New Jersey. E proprio sul bus che Paterson trae ispirazione per i suoi componimenti, osservando e ascoltando le conversazioni degli avventori. Conversazioni a volte senza molta importanza che, tuttavia, alle orecchie del “poeta” risuonano come spunti di riflessione inaspettati. Tra le quali, ci piace segnalare quella intrapresa da Kara Hayward e da Jared Gilman – coppia già formata da Wes Anderson in Moonrise Kingdom – a proposito dell’anarchico italiano Gaetano Bresci.

Paterson è, insomma, un’ode alla vita e ai suoi momenti minuti, alla capacità di restare fedele a sé stessi e a cogliere la poesia e la bellezza anche quando tutt’intorno sembra non esservene traccia. L’ossessione per la circolarità – Laura dipinge dappertutto cerchi, perfino sulla tenda della doccia – mostra con dolcezza e raffinata visione, la riflessione di Jarmusch sull’essere. Ma se troppe volte la reiterazione dell’esistenza è stata rappresentata con risvolti ansiogeni e soffocanti, in Paterson, si palesa con una straordinaria benevolenza e misericordia. In fondo ognuno di noi è Paterson, e Paterson è ognuno di noi.

Come abbiamo già dichiarato in passato per maestri del cinema come Terry Gilliam o Ken Loach, ma anche per giovani autori come Pablo Larraín o Xavier Dolan, Jim Jarmusch è tra quei cineasti, personali e coraggiosi, che salveranno la settima arte dalla drammatica perdita di creatività che Hollywood dimostra ad ogni occasione. L’augurio è quello che il pubblico nostrano possa disertare la visione di qualche cinepanettone a favore di una pellicola come questa che è ossigeno puro per il cinema. Anche e, soprattutto, a Natale.

Paolo Gaudio

PATERSON

Regia: Jim Jarmusch

Con: Adam Driver, Golshifteh Farahani

Uscita sala in Italia: giovedì 22 dicembre 2016

Sceneggiatura: Jim Jarmusch

Produzione: Amazon Studios, K5 Film

Distribuzione: Cinema

Anno: 2016

Durata: 113’

InGenere Cinema

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