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I NUOVI MOSTRI: Evoluzione delle icone horror nel nuovo millennio [Parte 3: Frankenstein]

Frankenstein manoscrittoGaleotta fu l’eruzione di un vulcano per la creazione del mito di Frankenstein… ebbene sì, perché  proprio l’eruzione del vulcano indonesiano Tambora nel 1816, che aveva originato importanti cambiamenti climatici non solo nel continente asiatico ma anche in Europa, servì da ispirazione per uno dei romanzi horror più famosi della storia della letteratura dell’orrore Frankenstein; or, The Modern Prometheus, di Mary Wollstonecraft Godwin, futura Mrs. Mary Shelley, pubblicato nel 1818 quando l’autrice inglese aveva soltanto diciannove anni.

Tra la primavera e l’estate del 1816, Shelley trascorreva le vacanze a Ginevra, ospite di Lord Byron all’interno di villa Diodati, insieme con altri letterati, tra cui John William Polidori. Le intense piogge, l’assenza totale di sole derivanti proprio dall’azione eruttiva – causa di cattivi raccolti e quindi depressione economica e quindi fame e povertà – non permisero alla giovane autrice di visitare come desiderava la Svizzera, e così, approfittando del freddo anomalo che caratterizzò quell’anno e ricevendo stimoli dagli ambienti della villa attraverso la presenza degli amici letterari – che a loro volta partoriranno idee per future opere letterarie e con i quali teneva conversazioni letterarie – creò i personaggi del dottor Frankenstein e della sua creatura, protagonisti del suo eloquente romanzo gotico.

Frankensterin foto 6Nell’ Inghilterra dell’epoca vittoriana, il gotico, da qualunque campo lo si guardasse – letteratura, pittura, architettura e così via – diede voce alle paure reali di una società in continuo cambiamento in un secolo, l’ottocento, che si rivelava rivoluzionario sotto ogni punta di vista, da quello scientifico a quello industriale, da quello strettamente politico a quello economico, o da quello urbanistico a quello sociale. Le trasformazioni alle quali tutti erano coinvolti, chi più chi meno, stavano cambiando le prospettive future e culturali. In Frankenstein: or The Modern Prometheus, queste riflessioni sulla modernizzazione alle quali stava andando incontro quel secolo ci sono tutte, e soprattutto quel che si evince è la consapevolezza che il progresso scientifico era alla base di quel processo di rinnovamento che caratterizzerà gli anni futuri. La scoperta scientifica, la paura dell’errore umano, la perdita della ragione e le rivalità professionali in campo scientifico, sono alcuni degli aspetti che si intersecano nel romanzo. La paura dell’errore scientifico e di scoperte sbalorditive e inquietanti sono alla base del romanzo, in un secolo che aveva superato le incertezze della medicina del Settecento portando ad importanti rivoluzione nel campo medico.

Frankensterin foto 7Incredibile il numero di trasposizioni cinematografiche di Frankenstein – comprese le parodie – segno che ancora oggi questo personaggio riesce non solo ad essere sempre attuale ma anche a mantenere il fascino di un tempo grazie alla originalità che ne ha caratterizzato la genesi e ai numerosi sottotesti che avvolgono la sua figura e che è possibile ritrovare attraverso il romanzo. Oggi siamo assolutamente distanti da quel “pupazzone” dallo sguardo quasi benevolo, con i bulloni al collo, dal corpo massiccio e maestoso, dalle orecchie grandi e dal passo molto lento, a mo’ di morto vivente. La cinematografia moderna ha lavorato così all’elaborazione di una nuova immagine del mostro realizzato in laboratorio, rendendolo intanto consapevole della sua esistenza nel mondo, dotandolo quindi di intelligenza e di doti fino a poco prima non espresse, poiché legate comunque ad una immagine più statica del personaggio.

Quel mostro di Frankenstein tanto amato, proprio perché privo di capacità intellettive, era certamente meno minaccioso della creatura ‘mostruosa’ odierna, pericolosa e temibile perché nel tempo ha acquisito consapevolezza di sé, ma soprattutto è addirittura dotato di una mente più avanzata del suo stesso creatore, e costituisce una minaccia certa per la società. In questo senso sono illuminanti quattro film recenti presi in esame qui sotto.

Splice [2009]

Splice 2Partiamo da Splice, che è probabilmente, tra i film moderni ispirati al romanzo di Mary Shelley, quello più originale a livello scritturale. Il primo cambio di marcia sta nella scelta di dare sembianze femminili alla creatura, che seguiamo dalla sua creazione fino al suo sviluppo, passando per la sua infanzia e la sua adolescenza; da essere innocuo, nascosto al mondo e ingabbiato in quattro mura, Dren, questo il nome del mostro, diventerà invece minacciosa e molto pericolosa.

La sua pericolosità, importante sottolinearlo, non sta solo nella sua potenza fisica, che cresce e si rafforza nel tempo fino a non essere più controllabile, ma nella rottura degli equilibri che si sono venuti a creare negli anni tra i suoi creatori Clive e Elsa [un padre e una madre]. La presenza di Dren, considerata a tutti gli effetti una loro creatura, e come tale una figlia, non rinforza e consolida il loro rapporto, ma anzi lo mette in crisi, e stavolta definitivamente: alla base di ciò il fascino che “il mostro” ha su Clive, soggiogato più dalla maestosità del suo corpo che dalla sua diversità, che la rende unica e per questo speciale.

splice2Dren, infatti, è stata creata dalla unione tra DNA umano e DNA animale, dopo una serie di esperimenti che aveva portato l’equipe guidata dai due scienziati a risultati determinanti ma non sufficienti per il prosieguo delle sperimentazioni. La testardaggine di Elsa, però, trascina Clive in un’avventura che in un primo momento credono di poter controllare, forti della loro preparazione scientifica, ma che, invece, finirà per mettere in mostra le loro debolezza e la loro impotenza, che li inghiottirà in un vortice che li renderà vittime di una loro stessa sperimentazione. Natali scrive e dirige un film che, rientrante nel filone della fantascienza moderna, si riveste di toni drammatici fin dall’inizio. L’amore é una componente essenziale della storia, ma di questo sentimento il regista mette in mostra le estremizzazioni: l’insoddisfazione di Elsa per un rapporto che non la appaga pienamente e che vorrebbe coronare con un figlio; l’abitudine di Clive ad adattarsi alle situazioni; l’inconsapevolezza delle loro azioni che arriveranno poi a turbare i due protagonisti.

splice3La figura di Dren scavalca la coppia quasi subito, ed é particolare il modo in cui, attraverso il ricorso alla computer grafica, lei viene presentata allo spettatore: volto quasi umano, occhi grandi, fisico longilineo e una coda lunga che assume più le fattezze di una frusta con cui colpire chi minaccia la sua stessa vita. Ed ecco che il mito di Frankenstein rinasce attraverso una figura femminile altera, anch’essa reietto della società e dotata di una intelligenza che stupisce creando panico. Il dramma, dunque, domina in questo film non tanto apprezzato dalla critica, pur ammettendo alcune pecche, che affiorano nella seconda parte, in cui tutto, compresi rapporti sessuali, viene estremizzato, rischiando di cadere nel ridicolo. Adrien Brody co-protagonista, dopo il tanto discusso Giallo, dimostra purtroppo in questo film di essere in un periodo di crisi che non gli permette di mostrarsi al meglio.

Ex-Machina [2015]

Ex machina 3Un discorso più elaborato e complesso merita invece Ex machina, che segna l’esordio alla regia di Alex Garland, abile sceneggiatore che esce sicuramente vincente da questa prima prova registica. Il ricorso al mito di Frankenstein viene avvolto da atmosfere e ambientazioni oniriche espresse nel senso più ampio, con un pizzico di nonsense che si mostra nella seconda e lunga parte – pensiamo al balletto tra lo scienziato e la ragazza asiatica che vive con lui.

Ex machina è un film complesso non tanto nella sceneggiatura quanto nella sua costruzione tecnica, che eccelle soprattutto per quel che concerne la realizzazione in computer grafica del frutto dell’esperimento dello scienziato, Ava, il cui corpo é analizzato e sezionato in modo analitico di fronte alla telecamera.

ex-machina3Ex machina – titolo che rimanda alla locuzione latina usata nella tragedia greca, quando la divinità calava sulla scena, chiudendo il finale intervenendo nella storia risolvendo gli intrecci con autorevolezza – è un film veramente ben realizzato ed estremamente dettagliato, tanto da risultare ‘indigesto’ ad alcuni, capace di trasportare lo spettatore e meravigliarlo, cosa non da poco.

“Il mostro di Frankenstein”, ovvero Ava, stavolta è dotato di intelligenza artificiale. Non siamo più di fronte alla creatura istintiva e irrazionale, ma di fronte ad un essere che ha consapevolezza di esistere, tanto da mischiarsi nella società nel finale e confondersi tra i comuni mortali.

ex-machina-bd2La riuscita di questo film sta non solo nelle straordinarie capacità tecniche, ma anche in un’ottima sceneggiatura, capace di creare fin dai primi minuti un’atmosfera “malata” di insana pazzia, quella di cui sembra soffrire il miliardario Nathan Baterman, a capo di una grande compagnia informatica, scienziato di grande intelligenza nelle cui grinfie finisce il programmatore Caleb, attirato ma anche molto spaventato dalla mente brillante di Nathan e dalle sui idee tanto illuminanti quanto pericolose e assolutamente fuori controllo. Garland gioca molto con rimandi al mondo onirico e con rimandi all’assurdo.

Frankenstein [2015]

Frankensterin foto 4In Frankenstein di Bernard Rose, la creatura del dottor Frankenstein, le cui fattezze sono state elaborate attraverso il ricorso ad una stampante 3D, è consapevole di essere affetto da un tumore che gli sta deturpando il viso e il corpo, cancellando per sempre il suo fisico perfetto. È questa coscienza che gli permette di avvertire il pericolo e di fuggire, passando da creatura perfetta a emarginato impossibilitato a trovare un suo posto all’interno della società: da creatura quasi angelica, dunque, l’essere creato in laboratorio diventa diabolico e imperfetto. Ad essere messo in mostra è proprio l’aspetto umano di questo mostro, che vediamo soffrire, piangere e disperarsi, che scappa dal suo cinico padre creatore – che già pensa di sostituirlo con la creazione di un nuovo essere stavolta perfetto.

scarymoviesroseticketsfeatTra effetti digitali degni di nota e una sceneggiatura che scivola nel prevedibile, il Frankenstein di Rose convince solo a metà, privo di pathos e un po’ troppo sbrigativo, a metà tra uno sci-fi e un film sentimentale, ma capace comunque di approcciarsi all’opera di Shelley da un punto di vista nuovo.

Molte le scene splatter e continuo il sangue che scorre sullo schermo. Se Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein racconta il punto di vista dello scienziato, in Frankenstein a raccontarsi è lo stesso mostro, che fa una sorta di resa dei conti della sua vita, partendo dalla sua nascita, alla sua infanzia felice, per arrivare al suo drammatico presente

Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein [2016]

Victor foto 1Concludiamo questo viaggio all’interno del mondo cinematografico “Frankenstaniano” con Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein di Paul McGuigan.

Partiamo subito da una considerazione: relegare il mostro alla fine del film si rivela sempre una cattiva mossa –  che sia per motivi di budget o per una scelta presa a prescindere.

In Victor, il mostro altri non è che il fratello defunto del dottor Frankenstein, tornato in vita dopo anni di studi, sacrifici e derive mentali da parte del geniale scienziato: la mente del fratello morto, custodita nel corpo massiccio di un gigante con gli occhi incavati e freddi costruito con pezzi di cadavere.

victor-4Fatta questa considerazione, però, pur non essendo di fronte ad un capolavoro, non si può negare una certa visione sperimentale del mito del Frankenstein da parte di McGuigan, che si avvale del contributo del giovane sceneggiatore Max Landis.

Tutto ha inizio dalla storia drammatica dello storpio Igor, assistente del dottor Frankenstein, che viene salvato dal mondo del circo nel quale lavora, sfruttato e disprezzato a causa del suo aspetto, proprio dal suo superiore, il quale, come un bravo chirurgo estetico, non solo estrae dalla gobba dell’ex-circense tutto il liquido che contiene, ma riesce a donargli un aspetto diverso, rendendolo un ragazzo dal viso aggraziato e quasi femminile.

victor-3Ma i favori, si sa, si pagano, e Igor ne è consapevole fin dall’inizio, da quando cioè comprende di trovarsi in gabbia anche stavolta, e che la libertà è un concetto utopistico che il destino non gli ha concesso. Il timore che prova nei confronti del dottore è tangibile, ma nello stesso tempo poter condividere con lui la sua passione per la scienza lo fa sentire utile, e considera la sua nuova attività di assistente una sorta di riscatto per tutte le cattiverie che ha dovuto subire.

Victor – La storia segreta del dottor Frankenstein è un film intimo nella ricerca introspettiva dei suoi personaggi, e quello che si percepisce subito è un sentimento di tristezza profondo e di emarginazione che Frankenstein e Igor condividono, e per ragioni diverse. Curiosa dunque la scelta di approfondire il rapporto tra i due, dapprima di stima, poi di amicizia e poi di fratellanza, una scelta originale, e che solo per questa ragione va apprezzata.

Gilda Signoretti

InGenere Cinema

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