Home / Recensioni / Interviste / CRIMINAL: La conferenza stampa con Kevin Costner e il regista Ariel Vromen

CRIMINAL: La conferenza stampa con Kevin Costner e il regista Ariel Vromen

CRIMINAL-CONFERENZA-1[InGenere Cinema]: Sig. Costner, come mai, a questo punto della sua carriera, ha scelto di interpretare una sorta di moderno mostro di Frankenstein incapace di capire la differenza fra bene e male?

[Kevin Costner]: La ragione per cui si realizzano i film è che si cerca sempre di lasciare una traccia nella memoria delle persone, di lasciare un ricordo che possa durare per tutta la vita. Sono sicuro che tutti quanti noi abbiamo visto delle pellicole che in un certo senso ci hanno toccato, ci hanno commosso, soprattutto quando eravamo ragazzini e che magari ci hanno insegnato a baciare, per esempio.

Generalmente quello che cerchi di fare quando realizzi un film è di creare dei personaggi che poi non verranno mai dimenticati. È quello che ho cercato di fare in Criminal: creare un personaggio che rimarrà inciso nella vostra memoria, nei vostri ricordi. Credo che ci siano delle scene che vi accompagneranno per il resto della vita.

criminal-3[InG]: “Criminal” è un film sulla scoperta dei sentimenti, delle emozioni. È questo l’aspetto del personaggio che ha interessato di più?

Secondo voi la scienza dovrebbe avere dei limiti o è lecito qualsiasi esperimento?

[KC]: Penso che debbano esserci sempre dei limiti. Io credo che la scienza possa essere la nostra migliore opportunità, perché penso che non faccia piacere a nessuno avere dei problemi di perdita di memoria. A me non fa piacere pensare che i miei genitori non si ricordino di me o che io un giorno possa non ricordare il nome dei miei figli. Sicuramente ci sono delle persone che argomentano a favore di non mettere le mani sulla memoria di qualcuno, però penso che non piacerebbe a nessuno dimenticare le persone che ti hanno voluto bene, le persone a cui ognuno ha voluto bene e i luoghi in cui si è stati. Credo che la sera, quando andiamo a dormire e ci sdraiamo, i nostri ricordi siano come il cuscino su cui ci adagiamo.

[Ariel Vromen]: Quello che mi ha affascinato di questo film è proprio il concetto di trasferimento e acquisizione dei ricordi. Ho fatto molta ricerca nel mondo scientifico e mi sono reso conto che, per esempio, moltissime ricerche che vengono effettuate riguardano la possibilità di cancellare i brutti ricordi, cosa che in un certo senso è già possibile, o anche il trasferimento di ricordi nella memoria degli animali. Quello che mi ha affascinato di questa storia è proprio il cercare di capire che cosa potesse significare traferire i ricordi più importanti, i ricordi emotivi, nella mente di un’altra persona e che cosa può significare per un uomo che non ha mai provato amore, pietà ed empatia, scoprire questi sentimenti. Questa è la cosa che mi ha attratto moltissimo, perché i ricordi sono una cosa molto complessa e io mi auguro che possa esser possibile modificare i ricordi di molte persone che sono considerate i nostri nemici. Noi siamo quello che siamo per via di quello che ricordiamo.

criminal-2[InG]: Sig. Costner, c’è un episodio della sua vita, un fatto di cronaca, qualcosa che l’ha colpita che lei vorrebbe dimenticare? Qualcosa da dimenticare per non soffrire più?

[KC]: La mia vita è come quella di chiunque. Non c’è differenza fra me e tutti gli altri, se non una maggiore fama. Ci sono sicuramente delle cose che vorrei dimenticare, ma sono parte di quello che sono. I miei errori sono importanti quanto i miei successi. Sarebbe difficile per me parlare di queste cose, ma quello che tutti abbiamo in comune è che alle persone che amiamo e che ci vogliono bene non vogliamo far conoscere le parti peggiori di noi stessi, perché vogliamo che continuino ad amarci e penso sia una cosa comune. Non vogliamo che loro sappiano tutto di noi, anche se sappiamo che in un certo senso dovrebbe essere così.

Ovviamente ho dei rimorsi, però non cerco di vivere la mia vita basandomi su questo. Ricordo i miei errori e cerco di non ripeterli.

Ad esempio, non ero sicuro di dover fare questo film, credevo potesse essere un errore dover interpretare Jericho Stewart, un criminale. E così ho chiesto ad Ariel cosa abbia visto in me da poterlo spingere ad offrirmi la parte.

[AV]: In realtà non ho visto niente di criminale in Kevin, anzi, potrei definirlo la persona che più si avvicini ad un angelo. C’è una cosa che mi piace fare, ed è tentare di spingere una persona ad uscire da quello che il suo ambiente, la sua zona di comfort e farlo andare oltre. Ho visto Kevin in Un mondo perfetto di Clint Eastwood e mi è piaciuto il modo in cui ha interpretato il suo personaggio. Avevo visto in quel personaggio una specie di dualismo, che trova eco nella duplicità di Jericho. Se si sceglie qualcuno che il pubblico non si aspetta per interpretare il ruolo del cattivo, hai più spazio per creare qualcosa di originale, dando un ulteriore contributo al film. Ci si trova di fronte a quello che è l’opposto di ciò che ci si aspetta, ed è una cosa molto più interessante del vedere un qualcosa di ovvio.

[InG]: Sig. Costner, se tutto ciò fosse possibile, di chi vorrebbe la memoria?

[KC]: A volte mi piacerebbe sapere cosa pensa mia moglie. Certe volte non riesco a capacitarmi di cosa ha appena fatto o detto… o di quello che pensa che io abbia detto.

[InG]: E lei, Sig. Vromen?

[AV]: Potrà sembrare una cosa fatta per compiacere, ma siccome amo molto il cinema italiano, mi piacerebbe avere la memoria di Federico Fellini.

criminal-4[InG]: C’è una scena del film in cui il Dott. Franks, interpretato da Tommy Lee Jones, dice che senza emozioni la vita non avrebbe nessun significato. Lei è d’accordo?

[KC]: Io credo che quando si ama qualcuno si corra un grande rischio. Lo si corre perché sappiamo che un giorno potremmo perdere una certa persona, invece coloro che non amano non sanno che cosa sia questo rischio. Loro non sperimentano il dolore dato dalla perdita e quindi credono di avere una vita più facile, più semplice. Penso che sia di gran lunga meglio amare qualcuno pur sapendo che un giorno si proverà questo sentimento di dolore e di perdita, per cui capisco perfettamente che cosa intende il dottore.

[InG]: Sig. Vromen, il cinema ha sempre amato molto gli uomini senza memoria, che hanno una doppia identità e che si ritrovano a combattere cause perse. E anche gli esperimenti scientifici, il più delle volte condotti da dottori un po’ fuori di testa. Di questi tempi, per un regista, tutto questo è molto difficile da mettere in scena, perché è già stato fatto in passato. Quali sono stati i suoi riferimenti e le difficoltà di questo racconto?

[AV]: Ovviamente mi sono trovato di fronte ad una sceneggiatura molto complessa, che conteneva tante cose con le quali avrei dovuto cercare di far convincere il pubblico: l’hackeraggio dei ricordi e poi il buono che diventa cattivo, chi è il vero cattivo e così via. Per quello che riguarda i riferimenti, i punti d’ispirazione, mi sono rifatto ai film degli anni ’70, a quelli di Alan J. Pakula e Sidney Lumet. Ho cercato di capire come abbiano affrontato la realizzazione dei loro film e mi sono reso conto che hanno dovuto misurarsi con delle storie molto difficili. Il segreto, secondo me, è sempre quello di tornare alla radice, cioè di rimanere ancorati al personaggio.

Se ci si concentra su questo e si cerca di creare una connessione con la storia già complessa, si è in grado di realizzare un viaggio molto significativo e rilevante.

criminal-1[InG]: Sig. Costner, che cosa ha fatto per entrare in questo personaggio, a chi si è ispirato? Quando entra in un personaggio è complicato uscirne?

[KC]: Sono partito dall’aspetto fisico. All’inizio della lavorazione avevo la barba e i capelli lunghi per davvero e pensavo che la scena della prigione sarebbe stata la prima che avrei girato, una volta arrivato a Londra, ma la prima scena è stata quella nella camera da letto. Così ho dovuto creare il look che poi si è visto per quasi tutto il film. Sono entrato nella roulotte del make-up e, tagliando i capelli e la barba, l’aspetto di Jericho ha cominciato a venir fuori. In seguito ho fatto applicare delle cicatrici molto profondo, da far ricordare il mostro di Frankenstein. Lentamente ho cominciato a perdermi e a diventare una persona che i miei figli non avrebbero più riconosciuto.

La prima scena che si vede nel film è quella in cui sono in prigione, dove quasi soffocando perché ho una specie di collare intorno al collo e questa è stata l’ispirazione per cambiare la qualità della mia voce. Una volta finito col trucco, sono uscito dalla roulotte e ho presentato Jericho Stewart ad Ariel, ed è stato l’inizio di una fantastica collaborazione, con una grande fiducia reciproca.

[InG]: Il terrorismo è il tema portante del film e in questo periodo risulta essere una dura realtà. Che considerazione avete su questo momento che sta condizionando la vita in Europa?

[AV]: Sicuramente stiamo vivendo un periodo difficile. Ogni individuo pensa di poter cambiare il mondo. Alcuni cercano di farlo attraverso un credo religioso, una teoria sulla vita e cercano di modificare come si deve pensare e vivere utilizzando metodi come il terrorismo convenzionale, facendosi saltare in aria oppure utilizzando pistole, fucili e provocando esplosioni o anche attraverso il cyberterrorismo. La ragione per cui gli sceneggiatori hanno deciso di parlare del terrorismo informatico è perché la posta in gioco è molto più elevata. I pericoli, nei confronti di alcuni paesi o del mondo intero, sono di gran lunga più efficaci, più potenti e molto più distruttivi attraverso il terrorismo informatico. Mentre stavamo girando il film c’è stato l’hacking del sistema informatico della Sony e del Pentagono, tutto nel giro di due settimane. Quindi, quello che apparentemente poteva sembrare un’idea creativa, una fantasia degli sceneggiatori si è rivelata essere molto più realistica di quanto non ci si aspettasse e questo ci ha fatto rendere conto di quanto in realtà siamo vulnerabili e fragili. Uno dei miei desideri è quello di poter cambiare la mente di queste persone che ci minacciano, che ci attaccano. Mi piacerebbe inserire nella loro mente dei buoni ricordi e così cambiare la loro coscienza. Uno dei punti del film è proprio questo: se il pubblico riesce a creare una relazione, un rapporto con il personaggio di Jericho e riesce a vederlo in maniera diversa, ad accettarlo e ad essere aperto con lui, può cambiare il modo di vedere il mondo, di pensare e cambiare il modo di vedere questo tipo di persone. Questa potrebbe essere una metafora di quello che sta succedendo e di quello che si potrebbe fare: far cambiare la coscienza, le idee di queste persone trovando un dialogo, restando aperti nei loro confronti, in maniera tale che loro possano cambiare il loro atteggiamento nei nostri riguardi. È buffo che tutto questo venga da un israeliano, no?

[KC]: Sono molto arrabbiato per quello che sta succedendo nel mondo. Tutti noi veniamo minacciati in questo momento, anche i nostri figli e quindi mi chiedo: che cazzo sta succedendo?

Le donne, gli uomini, tutte le persone, sono confusi! E tutti noi contribuiamo a creare questa confusione. Io non ho la saggezza necessaria per sapere che cosa si debba fare. Sono molto arrabbiato per questa situazione, dove ognuno si può arrogare il diritto di minacciare qualcun altro. Non sono stati fatti dei progressi? Come dice Marvin Gaye: What’s Going On. Che sta succedendo?

 

Luca Pernisco

Roma, aprile 2016

InGenere Cinema

x

Check Also

Sergio Bonelli Editore presenta DYLAN DOG – MATER MORBI – Nuova Edizione

Dal 26 aprile torna in libreria e fumetteria uno dei titoli più ...