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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT: La conferenza stampa

Jeeg1In uscita il 25 febbraio, il film di Gabriele Mainetti, Lo chiamavano Jeeg Robot, è finalmente un primo vero film italiano di supereroi. Ve ne parleremo più approfonditamente nella recensione.

Per ora non possiamo che consigliarvi caldamente di non perderlo, e vi lasciamo ad un report dalla conferenza stampa con cast e crew.

[InGenere Cinema]: “Basette”, “Tiger Boy” e ora il tuo primo lungo: “Lo chiamavano Jeeg Robot”.  Le tue opere cinematografiche sembrano voler rimandare sempre ad un universo ben preciso… Oltre a questo, nel tuo lungo ritorna, dopo il cortometraggio “Tiger Boy”, anche il cucito…

[Gabriele Mainetti]: Bim Bum Bam ci ha fatto da balia… Dopo tutti i nostri studi di cinema, quando è arrivato il momento di dire la nostra ci è venuto naturale rifarci direttamente a quella cultura e a quel periodo. Per quanto riguarda il cucito credo sia una passione di Nicola [Guaglianone, uno degli sceneggiatori del film – ndr].

Jeeg8[InG]: Hai più volte dichiarato che l’Italia non è un Paese adatto per un supereroe classico, con la tutina attillata…

[GM]: No, infatti in Lo chiamavano Jeeg Robot il supereroe arriva solo nell’ultima inquadratura del film… Prima c’è un personaggio che è tutt’altro. Io stesso a muovermi all’interno di questo campo narrativo mi sentivo come in uno zoo di vetro. Dovevo muovermi con molta attenzione. Quella del supereroe è una cosa che non ci appartiene. Noi abbiamo bisogno di raccontare personaggi e storie vere, non racconti dove sono tutti o totalmente buoni o totalmente cattivi. L’eroe del mio film all’inizio è esattamente l’antitesi di quello che sarà alla fine. Lo Zingaro, invece, è uno che cerca ad ogni costo di apparire. Come tutti al giorno d’oggi.

Jeeg7[InG]: Luca Marinelli, per creare il personaggio dello Zingaro, ti sei ispirato al Jocker di Batman?

[Luca Marinelli]: Sì e no. C’è stata una costruzione che si è basata anche su mie esperienze personali. Il mio primo incontro con il cinema è stato quando avevo sette anni, con Il silenzio degli innocenti, dove ho incontrato questo personaggio problematico e cattivo che mi affascinava molto. Quando Gabriele, prima di girare il film, mi ha suggerito di riguardare anche quel film è stato come sentirmi a casa. L’attore che interpretava quel personaggio di certo si divertiva molto… ed è quello che ho fatto anche io. Cercavo, anzi, di interpretarlo nel modo più divertente possibile, ma Gabriele mi suggeriva di dare un’interpretazione più seria. Alla fine, ci siamo un po’ lasciati convincere a vicenda.

Jeeg5[InG]: E come mai questo villain è appassionato di canzoni anni ’80, come quelle di Anna Oxa?

[LM]: Inizialmente sarebbe dovuto essere un fan di un preciso cantante italiano, che non ha, però, accettato di essere inserito nel film. Poi ci siamo trovati davanti ad un video di Anna Oxa, giovanissima, con questo vestito metà uomo e metà donna… che ci ha conquistato! Invece di essere fan di un solo cantante, però, abbiamo deciso di far diventare lo Zingaro un cultore della musica anni ’80. Da Nada, alla Nannini, alla Bertè…

[GM]: Tutte icone pop femminili, che rendono il coatto interpretato da Luca, con un’espressione di minaccia sempre in volto, un personaggio più strano e imprevedibile.

Jeeg3[InG]: Per interpretare il supereroe, invece, Claudio Santamaria ha dovuto prendere 20 chili…

[Claudio Santamaria]: Il mio personaggio doveva essere un orso. Di solito, naturalmente, sono molto più dinoccolato, qui, invece, dovevo essere pesante, fisicamente molto presente. Ho iniziato ad allenarmi e a mangiare di più, e abbiamo fatto un gran lavoro anche sul modo di esprimersi del protagonista, un uomo che da tutta la vita aspetta passivamente il suo turno, mangiando budini alla vaniglia e guardando film porno… Abbiamo provato a dargli un’umanità molto forte, per metterlo in forte relazione con gli spettatori, e riuscire a trascinarli dentro al film. Per vivere in periferia devi costruirti una corazza: la sua, nel film, viene scalfita solo da personaggio interpretato da Ilenia…

Jeeg4[InG]: Ilenia, questa è la tua prima volta al cinema?

[Ilenia Pastorelli]: Sì… Lo devo a Nicola Guaglianone che guardava il Grande Fratello, a cui ho partecipato per 5 mesi, mentre lavorava a questo film. Mi hanno chaimata, avevo un agente che era lo stesso del signore che interpreta il personaggio di Tonio Cartonio in TV… Un giorno mi dice “Lo sai che forse ti vogliono al cinema? Dovrai fare un provino… Ma tanto mi sa che non ci riesci.”. Mi faccio inviare le battute… e inizio a leggere. Trovo subito frasi strane… nomi particolari… Il ministro Amaso… penso che forse stanno girando un film sulla politica e non potendo usare i nomi veri li cambiano un po’: così il ministro Amato diventa Amaso. Comunque, vado a fare il provino, chiarisco subito che non sono un’attrice. E mi chiedono: “Ma tu sai piangere?”. Niente, mi convinco che non è cosa per me ma, tornata a casa, mi madre mi fa presente che con il mutuo da pagare e le bollette, forse era il caso di fare un piantino. E sono tornata a fare il provino per la seconda volta forte di un metodo attoriale che io chiamo “Metodo Mutuo”.

[InG]: Come lavorate sul Genere?

[GM]: Così come avevamo già fatto nei cortometraggi Basette e Tiger Boy, abbiamo cercato di unire due universi assolutamente distanti tra loro. Da una parte il cinema italiano, dal neorealismo in poi, e dall’altra gli anime giapponesi e la generazione Bim Bum Bam. Anche il titolo Lo chiamavano Jeeg Robot unisce film italiano come Lo chiamavano Trinità ai cartoni animati coi robot. Ora aspettiamo, però, di poter lavorare anche ad un Continuavano a chiamarlo Jeeg Robot [ride].

Jeeg7[InG]: Nel film sembra essere presente una paranoia molto attuale: quella degli attentati. Quanto è presente e collegato al contemporaneo l’elemento politico?

[NG]: Devo dire che Roberto [Menotti, ndr.] è un grande esperto di economia politica, oltre ad essere un grande sceneggiatore. Questa è farina del suo sacco.

[Menotti]: Era il periodo in cui la Grecia stava per finire nel tritacarne. Quello che ho cercato di fare è stato di creare circostanze non troppo lontane da quelle che si sarebbero potute manifestare di lì a poco. Fatti fortemente reali in cui inserire i nostri personaggi assurdi. C’era bisogno di cose vere, concrete, che andassero al di là della micro-realtà romana che stavamo raccontando.

[GM]: Roberto da non romano è stato fondamentale in questo. Anche se abbiamo deciso di ambientare tutto nella realtà microcosmica di Tor Bella Monaca, il film doveva essere leggibile da tutti! Perché un film venga visto, deve parlare di noi. Soprattutto nel Genere. Quando un film piace è perché è sensibile ai problemi del contemporaneo.

[NG]: Non è, però, un film in cui volevamo fare critica sociale. Abbiamo sempre messo il senso estetico prima di quello sociale: ci serviva una città e ci servivano dei villain. Sapevamo bene di star facendo intrattenimento.

Jeeg2[InG]: Come avete lavorato sugli effetti speciali?

[GM]: Sapevamo bene di non poter affidare tutto alla post-produzione, per poi affidare ai tecnici CGI qualcosa che non avrebbero potuto risolvere. Per questo abbiamo iniziato a lavorarci in pre, per poi continuare durante e dopo. Avevamo sul set dei supervisor che ci consigliavano come mettere in scena alcune cose per semplificare il lavoro in seguito…

[InG]: “Lo chiamavano Jeeg Robot” sarà anche un fumetto…

[GM]: Sì, l’esperimento che abbiamo voluto fare potremmo definirlo un ipertesto. Roberto Recchioni si è molto appassionato al film e ha proposto a Lucky Red di produrre un fumetto ispirato al film, scrivendo una sceneggiatura del tutto nuova che avesse, al pari del film, una forte matrice da fumetto italiano. Il fumetto uscirà con La Gazzetta dello Sport il 20 febbraio.

Luca Ruocco

Roma, febbraio 2016

InGenere Cinema

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