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NO ESCAPE – COLPO DI STATO di John Erick Dowdle

no-escape-1Da non confondere assolutamente con il No Escape di Martin Campbell, uscito in Italia con il titolo Fuga da Absolom, l’ultima fatica dietro la macchina da presa del prolifico John Erick Dowdle approda sugli schermi nostrani con M2 Pictures a partire dal 10 settembre, accompagnata dal sottotitolo Colpo di Stato per evitare fraintendimenti vista l’omonimia con il fanta-action del 1994.

Scritto in coppia con il sodale fratello Drew, il film ci porta al seguito di Jack Dwyer, un imprenditore statunitense trasferitosi per lavoro nel sud est asiatico insieme alla moglie Annie e alle due figlie. Ma pochi giorni dopo il loro arrivo, il Paese viene sconvolto da una rivolta armata che mira a sovvertire il governo ufficiale. Ne seguirà una caccia allo straniero che costringerà Jack e la sua famiglia a cercare disperatamente una via di fuga, affrontando mille pericoli in un territorio sconosciuto e ostile.

Prima di entrare nel merito di un’analisi critica, un particolare salta subito all’occhio nel momento stesso in cui termina la lettura della sinossi.

Coloro che conoscono almeno un po’ la filmografia di Dowdle saranno immediatamente assaliti da una fastidiosa sensazione di dejà vu, dovuta al fatto che il plot che rappresenta il baricentro drammaturgico del nuovo lungometraggio ruota sempre intorno al medesimo meccanismo, a sua volta costruito sulla base di quella che comunemente viene chiamata “sindrome dell’accerchiamento”, vale a dire una situazione che vede una o più persone circoscritte all’interno di un luogo ostile dal quale devono riuscire a fuggire per provare a riportare la pelle sana e salva a casa.

no-escape-2Ed è proprio su e intorno alla suddetta situazione che il duo ha eretto l’architettura degli ultimi quattro film firmati Dowdle, compreso No Escape, dove una perfetta famigliola americana è costretta a fuggire prima dall’albergo che li ospita e poi attraverso le strade della città per raggiungere l’unica uscita d’emergenza, ossia il confine vietnamita. Nei precedenti, infatti, cambiano gli elementi ma l’equazione rimane la stessa: a cominciare da Quarantena, remake statunitense della pellicola spagnola del 2007 REC, con protagonista una troupe che al seguito di una squadra di pompieri si ritrova in un palazzo di Los Angeles sigillato dove è scoppiata una epidemia; seguito da Devil, dove un detective, durante lo svolgimento di un misterioso caso di suicidio, si ritrova ad indagare su cinque persone stranamente bloccate in un ascensore, verso il ventiduesimo piano, dove una di loro pare essere un violento assassino; per finire con Necropolis, dove un’archeologa alla ricerca della pietra filosofale di Flamel si avventura prima in un sotterraneo in Iran, e poi, accompagnata da una squadra, s’inoltra nella zona proibita delle catacombe di Parigi. Ovviamente, in tutti e quattro i casi i protagonisti di turno se la dovranno vedere con gli abitanti locali davvero poco ospitali.

no-escape-3Il dettaglio non è di poco conto, a maggior ragione se si legge sulle note di regia che il concept risale al 2006, quindi addirittura due anni prima della realizzazione di Quarantena. Di fatto, si tratta di un elemento molto significativo, utile per capire il modus operandi del duo in fase di scrittura, un iter che a questo punto appare soggetto a una ripetitività cronica, legata a un’incapacità degli autori di trovare e percorrere altre strade drammaturgiche diverse da quelle già battute innumerevoli volte.

Del resto, chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che lascia e non sa quello che trova. Probabilmente, il duo statunitense non se l’è sentita di rischiare con qualcosa di nuovo, per cui ha preferito replicare la medesima formula cambiando di volta in volta le carte in tavola. Ma alla lunga quelle stesse carte finiscono con l’essere scoperte, quanto basta per mettere in evidenza la mancanza di coraggio e la volontà di rischiare. Proprio il rischio dovrebbe essere un elemento da prendere in considerazione quando si decide di fare il mestiere di regista. Altrimenti si finisce con il presentare alla platea sempre la stessa minestra riscaldata, con qualche ingredienti in più o in meno nella ricetta, ed è quanto accade a No Escape. Sta qui il tallone d’Achille dell’operazione, che si va a sommare ai limiti piuttosto evidenti presenti nella scrittura quanto nella sua messa in quadro.

no-escape-4Detto questo, Dowdle si confronta ancora una volta con un prodotto ibrido che mescola generi per trasferire sullo schermo un mix di registri e toni, con il chiaro intento di intrattenere il pubblico pagante. Questa volta mescola thriller e azione, innescando una caccia all’uomo che dal momento dell’irruzione dei ribelli nell’albergo non conosce un attimo di sosta, concedendo allo spettatore solo una manciata di brevissimi pit stop per rifiatare. Il ritmo concitato del racconto e la velocità di esecuzione della trasposizione rendono lo show pirotecnico e mai noioso. L’action, in particolare, per poter essere fruito nel migliore dei modi richiede al fruitore di accettare un abbassamento sostanziale della soglia di credibilità.

 Qui, Dowdle chiede veramente uno sforzo immane, soprattutto quando ci si trova al cospetto di scene come il lancio delle figlie da un palazzo all’altro. C’è un limite a tutto, anche per coloro come il sottoscritto che di operazioni analoghe ne ha viste a migliaia.

no-escape-5Comunque il buon ritmo proposto e la regia aggressiva che lo rende possibile rappresentano le note positive a favore dell’operazione, non sufficienti però a distrarre lo spettatore dai buchi di sceneggiatura e dal disegno approssimativo dei personaggi: in primis Hammond, un occidentale che vive da tempo nel Paese e che ha molto da nascondere, interpretato da uno stucchevole e sopra le righe Pierce Brosnan.

Sorprende e spiazza, invece, la scelta di affidare a Owen Wilson le sorti del protagonista in un film come questo, lontano anni luce dai personaggi interpretati sino ad oggi nelle commedie di maggior successo degli ultimi anni o nei film di autori come Wes Anderson e Woody Allen. Nel ruolo di Jack Dwyer se la cava piuttosto bene e questa è l’altra nota positiva a favore dell’operazione, ma anche stavolta non è sufficiente a salvare baracca e burattini.

Francesco Del Grosso

NO ESCAPE – COLPO DI STATO

2.5 Teschi

Regia: John Erick Dowdle

Con: Lake Bell, Pierce Brosnan, Owen Wilson

Uscita in sala in Italia: giovedì 10 settembre 2015

Sceneggiatura: John Erick Dowdle, Drew Dowdle

Produzione: Drew Dowdle, David Lancaster, Michel Litvak

Distribuzione: M2 Pictures

Anno: 2015

Durata: 103′

InGenere Cinema

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