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DIE di Dominic Laurence James

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È con Die che Dominic Laurence James dà inizio alla sua carriera da regista. A fare da apripista al suo ingresso nel mondo del cinema è un thriller/horror, che, per la sua realizzazione, si avvale di una coproduzione italo-canadese. Il film, interamente girato a Montréal, vede la compresenza di attori italiani e canadesi, alcuni di grande importanza, come John PyperFerguson, Karl Pruner, Elias Koteas, Caterina Murino.

Il dottor Emmett [Karl Pruner], Lisa [Emily Hampshire], Melody [Katie Boland], Diane [Patricia McKenzie], Robert [Fabio Fulco] e Mark [Elias Koteas], pur non conoscendosi hanno qualcosa che li accomuna: tutti loro sono vittime della depressione e, chi in un modo chi in un altro, hanno smesso da tempo di volersi bene, sottoponendosi a strategie di sopravvivenza pericolose, che li hanno condotti tutti al suicidio [in atto o in pensiero]. Non condivide il loro modo di vivere, Jacob [John Pyper Ferguson], che, certo dell’incisività del fato, e non del calcolo, nella vita di qualunque essere umano, vuole dare un’ultima opportunità ai sei individui: quella di rinascere a miglior vita. È per permettere al fato di esprimersi che inizia a sequestrare le sue vittime, inserendole in un meccanico gioco-tortura in cui ognuno dovrà decidere sulla sorte dell’altro. A seguire le indagini è la detective Sofia Valenti [Caterina Murino], una donna molto riservata e triste, perennemente al lavoro, soprattutto per fare luce sulla scomparsa del padre, che tutti asseriscono si sia suicidato.

Die è un film molto ben girato. Numerosi sono i campi lunghi, che abbracciano rapiti e rapitore, l’uno di fronte all’altro, come se in mezzo ci fosse un linea di demarcazione. 

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Ogni rapito, appena uscito dalla stanza di vetro nella quale è rinchiuso, è costretto, per sperare di essere risparmiato, ad aprire la scatola e lanciare il dado, gioco malato di Jacob, e decidere così il destino dell’altro condannato. La fotografia è volutamente molto cupa, buia. L’aria che si respira è da ambiente sotterraneo, anche quando la situazione si sposta su Sofia, poiché è anche la sua vita ad essere caratterizzata da malumori, intrighi, ignominie.

Die, però, ha una grossa pecca, e cioè quella di ricordare troppo spudoratamente la saga di Saw. Non solo perché lo squilibrato Jacob, come il folle Jigsaw, è predatore solo delle vittime che non apprezzano il senso della vita, ma anche per le sevizie a cui sono costretti [assolutamente non al livello del torture-splatter di Saw], per il passato che le caratterizza, per i dialoghi che li accomunano [e che, comunque, non intaccano la qualità della sceneggiatura, senz’altro esaustiva]. Peccato che il personaggio della detective Sofia sia un po’ in ombra. Avrebbe dovuto essere più presente nel film, e scalfire di più con la sua ombrosità, che, proprio perché poco sviluppata, è risultata incompleta. Nonostante quello che per gravità potrebbe risultare un plagio, però, Die è un film che non si dimentica, perché di ottima fattura e molto suggestivo.

Gilda Signoretti

 

Regia: Dominic Laurence James

Con: Emily Hampshire, Elias Koteas, John Puper-Ferguson, Caterina Murino, Patricia MKenzie

Sceneggiatura: Nick Mead, Domenico Salvaggio

Produzione: Don Carmody, Valérie d’Auteuil, Pierfrancesco Fiorenza, Andrea Marotti, André Rouleau, Alessandro Verdecchi, Lorenzo Von Lorch

Anno: 2010

Durata: 87’

InGenere Cinema

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